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LETTERE AL DIRETTORE

ELISABETTA BOZZARELLI * TURISMO: « CHI SCEGLIE TRENTO IN GIORNATA PUÒ RAGGIUNGERE VETTE, RIFUGI E SENTIERI »

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18.49 - giovedì 22 dicembre 2022

Prima o poi qualcuno scriverà la storia della Trento turistica. E allora dovrà andare a ritroso negli anni e cercare di ricostruire come si è sviluppata quella vocazione all’ospitalità che oggi è parte del dna cittadino.

Senza prenderla troppo alla larga, senza voler risalire indietro fino al viaggio di Goethe o alla moda del Grand Tour, potremmo iniziare il racconto dal 1989, anno fatidico per l’Europa. Quando viene abbattuto il muro di Berlino, Trento registra 100 mila presenze turistiche all’anno. Non a caso, circa 25 anni fa, nel primo Piano di sviluppo socio-economico, il Censis definisce Trento come il “capoluogo paradossalmente non turistico di un territorio nel quale il turismo costituisce una delle più importanti filiere economiche”. In effetti, in quegli anni a Trento ci si capita di passaggio. Quella data, il 1989, non ha una rilevanza solo internazionale.

Anche a Trento la fine degli anni Ottanta del secolo scorso ha un’importanza capitale. Infatti nel maggio del 1988, grazie al sindaco Adriano Goio, la città riesce ad ottenere dal Governo italiano oltre 23 miliardi di lire per il restauro di un centro storico spento e malconcio. Forse è qui che matura la svolta, confermata degli anni immediatamente successivi: nel 1993 nascono i Mercatini di Natale. Nel 2006 il primo Festival dell’Economia. La manifestazione dello scoiattolo proietta Trento in una dimensione internazionale e reinterpreta in altra direzione quell’intuizione azzeccata che, nel 1952, aveva portato all’esordio del Filmfestival della montagna. Nel 2013 nasce il Muse, che da subito diventa un fenomeno, non solo italiano.

La pandemia ha in un certo senso chiuso un ciclo ed evidenziato la necessità di ripartire con nuovi obiettivi, nuovi strumenti di navigazione, nella consapevolezza che, nonostante le criticità dei tempi che attraversiamo, il turismo resta per Trento una delle leve di crescita più strategiche. Per quanto ci riguarda, non si tratta solo di un settore economico, ma di un modo d’essere della città, che sceglie di essere aperta anziché chiusa, di condividere i propri tesori d’arte e natura e non di considerarli un patrimonio esclusivamente cittadino.

Il Piano di politica turistica da poco approvato, alza lo sguardo verso un nuovo orizzonte di sviluppo. Il modo con cui abbiamo guardato al turismo della città è stato nella prospettiva per la quale il turismo è innanzitutto un servizio, una relazione che la città intreccia con il visitatore. Il turismo è una delle forme in cui si manifesta il nostro aver cura della città e dei suoi abitanti.

Per questo io credo che l’obiettivo che dobbiamo porci non sia quello, banale, di vendere Trento, ma di aiutare quei cittadini temporanei che sono i turisti a fare esperienza della città, a viverla con intensità, a sentirla e dunque a partire già con la nostalgia e la voglia di tornare e di passare parola. Perché Trento è bella e accogliente e si è rivelata una bella scoperta.

Alzare lo sguardo significa non solo guardare al traguardo che ci siamo posti, ma pure al contesto in cui viviamo. Anche la città murata medievale, splendidamente rappresentata nel Ciclo dei mesi alla Torre dell’Aquila, aveva porte da cui entravano e uscivano carri e persone e mercanzie. La Trento turistica non può pensare di essere una monade, di programmare eventi, di investire sulla promozione, di attrarre visitatori come se fosse uno spazio isolato, avulso dal territorio.

Trento, anche in questo caso, è parte di un sistema. È la base, è il gate di un viaggio che può portarti in poco in alcuni dei luoghi più belli del mondo perché Trento – è il caso di esplicitarlo – è il cuore di un territorio che ospita alcuni dei luoghi più belli del mondo. La città è stata spesso messa in competizione con le valli. Per quanto ci riguarda, è una prospettiva insensata. Chi sceglie Trento per un soggiorno deve sapere che in giornata può raggiungere vette, rifugi e sentieri. Chi invece alloggia nelle valli non potrà fare a meno di scendere a Trento, per vedere il centro, visitare un museo, provare un ristorante o semplicemente per sfuggire alla pioggia. Non c’è una Trento turistica senza un Trentino turistico. E viceversa.

Le opportunità che abbiamo di fronte – la rivoluzione sulla mobilità, con il collegamento tra il nord E

uropa e Mediterraneo, i nuovi stimoli di una cultura che diventa agorà permanente, le rigenerazioni sociali e generazionali – lasceranno una traccia indelebile per chi verrà dopo di noi. Perché le scelte pianificatorie nei diversi ambiti sono le une connesse alle altre, come tessere di un grande progetto che non solo incide profondamente sull’urbanistica e sul modo di abitare e di spostarsi, ma anche sulla qualità della vita e dunque sul turismo.

La Trento turistica, la Trento di queste settimane è una città di tutti e per tutti, capace di raccontare di sé, con la sobrietà tipica dei trentini ma con orgoglio, senso di appartenenza e lo sguardo sempre rivolto al mondo e al futuro.

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Elisabetta bozzarelli
Assessora con delega in materia di politiche giovanili, formazione, istruzione, cultura, biblioteche e turismo

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