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LETTERE AL DIRETTORE

DALZOCCHIO (LEGA) * REPLICA A ZANELLA (FUTURA) – PARI OPPORTUNITÀ: « COSÌ COME A TRENTO COSÌ COME A ROMA NON SI È VERIFICATO ALCUN “ARRETRAMENTO“ »

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16.38 - lunedì 8 novembre 2021

“Con riferimento all’articolo apparso oggi sul quotidiano L’Adige e sul sito dell’Agenzia Opinione (LINK) a firma del consigliere Paolo Zanella, desidero replicare a varie considerazioni del collega che, francamente, mi paiono poco condivisibili. Inizio, per ragioni di prossimità, con l’attacco frontale all’«arretramento» di cui la Provincia di Trento e le maggioranza politica che la sostiene sarebbero, a quanto leggo, responsabili. Ebbene, sarò miope ma personalmente non registro alcun «arretramento».

Anzitutto non lo vedo in tema di Pari Opportunità, il cui ufficio non è stato affatto depotenziato; e chi lo afferma lo fa esclusivamente in opposizione alla proposta di disegno di legge della consigliera Masè, sulla cancellazione della doppia preferenza che però nulla sottrae ad alcuno. Scopo dell’iniziativa, infatti, è solo quello d’estendere le opzioni – e, in definitiva, la libertà – dell’elettore, fermo restando si è già riscontrato come esso raramente esprima tre preferenze.

Senza comunque dimenticare come, a Bolzano, siano previste addirittura quattro preferenze, cosa che non mi pare renda l’Alto Adige terra arretrata né sessista. Faccio mie, in proposito, le critiche al sistema delle quote fatte in una recente intervista da una storica che proprio allo studio della condizione femminile nel passato ha dedicato tante opere, Eva Cantarella: «Io voto una donna se è più brava di un uomo, voto due donne se ambedue sono brave così come scelgo un maschio se ritengo che sappia difendere meglio di altri i miei diritti».

Tornando all’«arretramento» del Trentino, denunciato dal consigliere Zanella, ribadisco di non scorgerlo neppure nella soppressione dei corsi scolastici di educazione alle relazioni di genere. Un passaggio che non solo appoggio, ma rivendico: sia perché ritengo che l’educazione e la lotta alle discriminazioni non debbano procedere per categorie – ma debbano essere universali -, sia perché quello fermato era un progetto poco rispettoso di quel primato educativo che, non la Lega ma l’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo attribuisce ai genitori.

Quanto, infine, alle dinamiche nazionali e alla bocciatura del ddl Zan, che il collega attribuisce alla «destra becera», mi limito a due telegrafiche considerazioni. La prima: la «tagliola» che ha fermato la legge contro l’omofobia è passata con 23 voti di scarto, mentre sulla carta il centrosinistra doveva avere la meglio. Quindi il problema non è del centrodestra, ma di una sinistra che è la prima a non essere del tutto convinta di quel provvedimento osannato come «di civiltà».

In effetti – secondo e ultimo pensiero – tra i contrari a quel ddl, si è scoperto poi, c’erano senatori Pd come Tommaso Cerno, figura insospettabile in quanto già direttore de L’Espresso e condirettore di Repubblica, ma, soprattutto, dichiaratamente omosessuale. Ebbene, per costui il ddl Zan era una legge «terrificante, nata vecchia e scritta male» e «prevedeva un grottesco e sbagliato reato di opinione». Ora, non so se qualcuno includa pure Cerno tra i campioni della «destra becera», ma a me le sue parole convincono; e mi bastano per concludere che, come in Trento, neppure a Roma si è verificato alcun «arretramento».

 

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Mara Dalzocchio

Capogruppo Lega – Consiglio provinciale Trento

 

 

ZANELLA (FUTURA) * PARI OPPORTUNITÀ: « LO STATO ITALIANO ARRANCA, LA PROVINCIA DI TRENTO ARRETRA »

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