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LETTERE AL DIRETTORE

CRISTINA CANAL (ONDA) * OSPEDALE FIEMME: « NELLE TRE SERATE NON SI È DECISO E SI È RIMESSO TUTTO AI TERRITORI, LA DOMANDA INSOLUTA È “CHI SONO QUESTI ‘TERRITORI’ ” ? »

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10.05 - domenica 5 marzo 2023

Gentile direttore Franceschi,

riguardo il progetto relativo all’Ospedale Fiemme, sono a sottoporre ai lettori di Opinione la mia valutazione circa le serate organizzate dalla Provincia autonoma di Trento.

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La Pat e la sua squadra di tecnici in tour pre elettorale tra Fiemme, Fassa e Cembra. La motivazione era la presentazione di due dei progetti riguardanti l’ospedale di Cavalese , denominato di volta in volta in maniera diversa a seconda di dove si teneva la serata. Per la serata di Cavalese il nome era ospedale di Cavalese, in Fassa ‘ospedale di Fiemme e in Cembra veniva blasonato col nome altisonante di ospedale di Fiemme, Fassa, Cembra. Anche i tecnici cambiavano, non tutti ma alcuni a seconda delle zone venivano aggiunti o tolti.

In Fiemme -per esempio- al tavolo compariva il Presidente della Comunità di valle, ma che non è intervenuto in sala, forse timoroso di un confronto diretto. Poi si è espresso un paio di giorni dopo attraverso la stampa, operazione più facile poiché azione unilaterale e senza possibilità di replica diretta.

In Fassa era presente al tavolo come rappresentante locale il Procurador del Comun General de Fascia (in zona è così denominato il Presidente di valle): lui ha deciso di metterci la faccia, ma -a mio avviso- sarebbe stato meglio non avesse parlato. Il Procurador ha sfiorato il tema del campanilismo tra le due valli, a suo avviso i fiemmesi presenti alla serata non avrebbero potuto più di tanto intervenire, essendo una serata dedicata alla valle di Fassa (ma si parlava dell’ospedale di Fiemme…).

La serata in val val di Cembra è stata molto più pacata, con interventi calibrati e decisi. Al tavolo sedeva un amministratore di valle, capace e sincero nell’esporre il giusto pensiero della popolazione cembrana. Dagli interventi della stessa serata è emerso che i valligiani danno un buon valore all’ospedale attuale di Cavalese, facendo oscillare l’ago della bilancia più verso il rifacimento del vecchio (se l’alternativa dovesse essere il nuovo in quell’infelice posto del fondovalle), portando l’attenzione anche sul consumo di suolo non così necessario.

La tutela dell’ambiente emersa in valle di Cembra mi è sembrata maggiore, rispetto all’incontro pubblico avvenuto in val di Fassa. Lì, se ricordo bene, di consumo di suolo non si è parlato, “patteggiando” fin da subito ad un ospedale nuovo; purché in Fiemme e lungo il fondovalle.

Tre serate diverse laddove il pubblico attraverso gli interventi ha trasmesso un pensiero diversificato.

A Cavalese, in val diFiemme, era presente -a mio avviso- una collettività unita e calorosa, pronta a scendere in campo per difendere il vecchio e amato ospedale. In val in Fassa ho percepito un uditorio calcolatore e ostile, composto per la stragrande maggioranza da albergatori , quindi imprenditori che a volte guardano più al proprio tornaconto turistico che a dinamiche collegate all’ambiente ed al territorio. In valle di Cembra il pubblico mi è sembrato più attento e consapevole dei propri limiti territoriali, con maggiore propensione a valutare l’attenzione ambientale ed proponendo -di conseguenza- soluzioni alternative (a mio avviso ragionevoli).

Dalla mia valutazione del Tavolo di tecnici e dei politici presenti nelle tre serate mi è sembrato trasparisse un un’unico pensiero, volto a promuovere ad ogni costo il nuovo ospedale con la formula di “partnerariato pubblico-privato”: ad ogni costo, non importa dove, importa che sia un “Ppp”, non importa se si consuma suolo. Secondo me perché loro -i tecnici ed politici ed i progettisti -non sono abitanti della valle.

Concludendo: ho trovato queste serate una decisa -ma controproducente- campagna elettorale. Null’altro, né di concreto né di decisivo. Non si è deciso nulla, si è rimesso il tutto alla decisione finale dei territori, con la domanda rimasta insoluta sul “chi sono questi ‘territori’?”.

Temo che coloro che decideranno circa il “povero e martoriato, ma amato ospedale”, non saranno i fiammazzi, i fassano o i cembrani.

 

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Cristina Canal

GRUPPO SANITÀ – ONDA

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