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LETTERE AL DIRETTORE

CORRADINI (ONDA) * WELFARE: « OFFERTA ODONTOIATRICA PUBBLICA, PER LE CURE DENTALI SI PROFILA L’ENNESIMA MUTILAZIONE ALLA SANITÀ TRENTINA? »

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14.18 - lunedì 12 dicembre 2022

Oggi, 12 dicembre, ricorre il quindicesimo anniversario dall’entrata in vigore della Legge Provinciale n. 22 del 12 dicembre 2007 “Assistenza Odontoiatrica in provincia di Trento”, un progetto assistenziale per i trentini ormai chiuso in un cassetto. Il disposto, approvato all’unanimità del Consiglio con l’allora assessore Andreolli, è l’unico in materia di assistenza dentistica così ben strutturato in Italia, normando infatti sia il versante della prevenzione delle patologie dentarie in età evolutiva sia quello delle cure a fasce deboli per patologie o redditi bassi, mediante un’interazione virtuosa tra sistema pubblico e privato. Esso ha inoltre creato un “terzo polo di cura”, con il modello del Dentista convenzionato accreditato; una figura assimilabile al medico di medicina generale, una sorta di dentista di base.

Questa normativa costituisce un esempio di utilizzo etico dell’autonomia, un superamento dei rigidi livelli essenziali di assistenza nazionali, i cosiddetti LEA, molto scarni in tema di cure dentarie. La legge impone di fatto all’Azienda sanitaria di attuare modernissimi protocolli di prevenzione sui bambini, a partire dal terzo anno d’età, mediante un piano individuale di prevenzione (PIP) e a garantire cure dentali con protesi fisse e apparecchi correttivi ai trentini appartenenti alle fasce di reddito più basse.

La legge n. 22/2007 tuttavia ha incontrato sin da subito l’ostilità dei sindacati di categoria dentistica e, purtroppo, anche quella dell’Ordine professionale. Proprio quest’ultimo, irritualmente, ha promosso a suo tempo modifiche legislative a tutela della libera-professione (con il DdL 164/2010 di Civettini-LegaNord e quindi con il DdL 35/2014 di Kaswalder-PATT), proponendo il potenziamento del modello a rimborso parziale (assistenza indiretta) in nome dell’alleanza medico-paziente. A nostro avviso, questa opposizione alla nuova legge sottendeva piuttosto il timore del dentista privato di essere risucchiato nelle dinamiche proprie della sanità pubblica. Il Consiglio provinciale, tuttavia, per ben due volte, ha rigettato tali proposte di modifica; ciò nonostante la legge n.22 ha subito un progressivo processo di svilimento da parte della politica e dell’Azienda sanitaria, che non hanno saputo (voluto?) incentivare il graduale “arruolamento” dei dentisti privati nel sopracitato “terzo polo” dei professionisti convenzionati e nemmeno potenziare quel progetto di prevenzione (PIP) previsto dal disposto.

Eppure, nonostante la sua sottovalutazione, la legge n.22 ha lasciato comunque intravedere negli anni il proprio potenziale. Il “Tavolo di coordinamento per la valutazione delle Leggi Provinciali”, appositamente costituito ai sensi della Legge Provinciale n. 5/2013, nel luglio del 2018 ha infatti sancito come “… la legge provinciale sull’assistenza odontoiatrica si è rilevata comunque strumento efficace per aumentare la risposta ai bisogni di salute di fasce deboli della popolazione trentina” ma, aggiungiamo noi, non sufficiente per coprire la richiesta di cure dentarie di una certa rilevanza clinica. L’Azienda sanitaria, intermediario tra politica e medici, non ha nel tempo saputo ottenere un aggiornamento del tariffario a disposizione dei professionisti convenzionati, sempre meno propensi, quest’ultimi, a fornire prestazioni dentarie complesse. Per ricevere questo tipo di assistenza odontoiatrica, a molti cittadini trentini non è quindi rimasta altra scelta che quella di “migrare” all’est, negli studi dentistici più economici ma spesso riportando anche guai clinici!

Alla luce del quadro appena esposto, verrebbe dunque da pensare che al sistema sanitario trentino la figura del dentista convenzionato interessi esclusivamente per diluire le infinite liste d’attesa CUP e non per assicurare all’utenza un’adeguata offerta odontoiatrica. La funzione del dentista convenzionato viene, a nostro parere, fortemente limitata per contenere la spesa pubblica, umiliandone in tal senso il ruolo socialmente rilevante. Tant’è che molti di questi dentisti hanno dovuto ridurre le prestazioni extra-Lea (Livelli essenziali di assistenza italiani) di protesi e ortodonzia perché in perdita economica, mentre altri sono letteralmente fuggiti abbandonando il progetto designato dalla legge n.22. Oggi, infatti, i professionisti convenzionati sopravvissuti e le new entry sono quasi tutte società di capitale prive di una vision comune e assai diversa da quella del dentista di base di cui alla ratio legis.

Circa le citate procedure di prevenzione dentale, poco si sa e poco si fa, sebbene nella nostra provincia autonoma da anni si punti fortemente sulla formazione di igienisti dentali, figure sanitarie con specifico albo e competenze preventive, che si laureano e quindi confluiscono tutti nel settore privato.

Vale ricordare che, in merito dell’assistenza odontoiatrica offerta da questa legge locale, sono attualmente depositati e pronti alla discussione, nella IV Commissione legislativa, due disegni di legge a modifica del disposto. Un primo, il n. 133 del 11 marzo 2022, a firma Cia (FdI) che mira a liberalizzare il sistema di rimborso parziale all’utenza che si rivolge a liberi-professionisti (assistenza indiretta) e un secondo, il n.142 del 3 maggio (2022, a firma Degasperi-Ferrari (Onda-PD), che invece punta a rafforzare la regia pubblica nella prevenzione e ad allargare la platea dei trentini che possono accedere alle cure dentistiche in assistenza diretta (pagando il solo ticket o gratuitamente). Due opposte visioni, la prima sulla falsariga delle precedenti proposte di modifica bocciate dal Consiglio, la seconda innovativa e volta alla valorizzazione del dentista convenzionato e a garantire l’accesso alle cure di qualità ai trentini.

Va infine aggiunto che, da oltre due anni, l’assessorato invita la rappresentanza professionale dei dentisti convenzionati ad un a dir poco ininfluente tavolo tecnico presso la Provincia. In quest’organo infatti le richieste dei professionisti, quali l’aggiornamento delle tariffe prestazionali, dei mansionari e di alcuni processi clinici più vantaggiosi per l’utenza, non sono ancora state prese in considerazione dall’assessore competente, portando a credere come tale strumento partecipativo rappresenti piuttosto una sorta di specchietto per le allodole, in grado di illudere i soggetti coinvolti di essere parte attiva di un cambiamento necessario ma, ahimè, ancora lontano.

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Massimo Corradini – Direttivo di Onda Trentino

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