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LETTERE AL DIRETTORE

CORRADINI (ONDA) * SANITÀ E WELFARE: « CARENZA MEDICI IN ITALIA O SFASCIO GESTIONALE DELLE AZIENDE SANITARIE? »

Scritto da
17.33 - lunedì 13 marzo 2023

Gentile direttore Franceschi,

carenza di Medici in Italia o sfascio gestionale delle Aziende Sanitarie? I medici iscritti all’Albo professionale dei 106 Ordini Medici Chirurghi e Odontoiatri provinciali, nel 2023 in Italia, sono oltre 400.000 e circa 60.000.000 i Cittadini italiani censiti; 1 medico ogni 150 italiani. Un numero elevatissimo quindi, quello dei laureati in medicina e chirurgia viventi, che non dovrebbe nemmeno far ventilare una carenza medica nel nostro Paese. È però verosimile che 100.000 di essi (25%) siano in quiescenza totale e altrettanti (un altro 25%) eserciti esclusivamente la libera -professione e che quindi, la metà circa, non partecipi direttamente alle attività pubbliche dispensaste dal Sistema Sanitario Nazionale.

Al Servizio pubblico, ospedaliero e territoriale, rimangono comunque 200.000 medici, per 70 milioni di Utenti reali, dovendosi sommare ai Cittadini italiani e per difetto, gli stranieri presenti a vario titolo; quindi 1 medico per 350 persone, numeri un po’ sotto la media occidentale, ma non drammatici. Negli Ospedali pubblici italiani, nelle varie branche, nel 2022 operano in regime di dipendenza oltre 100.000 medici (circa 130.000); altri 100.000, in regime di convenzionamento, esercitano sul territorio (50.000 tra Specialisti ambulatoriali e Specialisti accreditati esterni (compresi gli operanti in casa di cura) ed altri 50.000 tra medici di base (40. 000) e pediatri di libera scelta (10.000). Sempre cifre grossolane e arrotondate.

Senza sofisticare su questi numeri, ne deriva però con evidenza, conti alla mano e alla luce delle lamentele dell’Utenza e dei concorsi che vanno deserti, quanto irrazionale e disorganizzato sia il reale coinvolgimento dei medici per una ricaduta in termini di salute sull’Utenza pubblica. Quello che manca in Italia oggi è proprio la regia di un efficiente Sistema Sanitario pubblico, attrattivo anche per gli Operatori. Se risulta oggettivo che i servizi pubblici risultano sguarniti di personale medico, è altrettanto evidente che il Cittadino-Utente trova celeri e soddisfacenti risposte nel medico privato puro (spesso erogato in ambiente pubblico) e nel privato convenzionato-accreditato.

I medici mancano quindi prevalentemente per il servizio pubblico, sia ospedaliero che territoriale, così contribuendo a svilire la ratio legis di quel capolavoro normativo, secondo solo alla nostra Costituzione, che fu la legge n. 833 del 1978 Istitutiva dell’assistenza sanitaria universale, egalitaria, doverosa e globale, rivolta a tutti i cittadini italiani e non più ai soli lavoratori e famigliari col sistema delle Casse Mutue. Tale carenza ha verosimilmente varie cause: la demotivazione e la disaffezione e le irragionevoli scelte programmatorie di riduzioni degli organici con mancata surroga, in nome della cosiddetta “razionalizzazione”, così come oggi si definisce la distrazione di risorse economiche dai Sanitari ai premi-obiettivo per burocrati.

Certamente ha influito anche l’istituzione nel 1999 di un numero chiuso all’acceso a medicina incompetentemente programmato, ma vien da sospettare che tale carenza sia anche una scelta sottotraccia e condivisa proprio dalle Aziende Sanitarie, prone non più tanto alla politica bensì ad un potere costituito da esse stesse. Infatti non pare possa trattarsi di una conseguenza o una concatenazione causale di eventi e vien da pensare che qualcuno, dall’interno, voglia importare in Italia un modello sanitario di stile americano. Tant’è che si stanno consolidando i cosiddetti Fondi integrativi per i lavoratori e pure spopolano i pacchetti assicurativi privati. In sintesi: un ritorno alla Mutua.

La Legge 833 del 1978, dopo 14 anni dall’avvio, venne riformata con la legge n. 502/92 proprio per la “razionalizzazione” delle spese e poi ancora, a soli 6 anni, con la riforma ter, la cosiddetta Legge Bindi (n 229/99): arrivarono le “Aziende sanitarie autonome” (brutto nome, invero!), arrivarono i Direttori Sanitari (liberi ??) al posto dei politici, il tariffario regionale/budget al posto della copertura di spesa pubblica.

Ma l’effetto evidente di questa razionalizzazione è il lento, progressivo ed inesorabile smantellamento “clinico” del SSN, a svantaggio dell’Utenza e a vantaggio dei 600.000 amministrativi che siedono in quei 225 enormi carrozzoni di potere che sono appunto le Aziende Sanitarie Locali. Forse la politica miope, in Sanità, ha trasferito eccessivamente la governance ed ora dovrebbe intervenire per evitare il naufragio, annunciato praticamente da tutti (compresi i gestori del giorno prima), riposizionando il SSN sui binari originali etici impostati con L.833/789 e successive Riforme bis e ter, eliminando quindi lo strapotere interno creatosi via via con l’autonomizzazione esasperata delle Aziende Sanitarie. Insomma, basterebbe un controllo Politico illuminato..

Controllo che urge attuare anche nella nostra Provincia Autonoma di Trento, ove tutti (compresi quelli che governavano nella passata legislatura) denunciano una sanità pubblica allo sfascio, attuabile sfrondando l’APSS di molte inutili figure amministrativo-dirigenziali ed elevando competentemente l’attrattività della nostra Sanità e motivando i professionisti, offrendo a loro ed ai Cittadini un servizio ospedaliero e territoriale degno di tale nome; in primis chiudendo il “pasticcio” NOT, che sta rinfocolando il sospetto di … “pastetta”.

 

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Massimo Corradini
Componente della Direzione di Onda

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