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LETTERE AL DIRETTORE

COPPOLA (EUROPA VERDE) * CIRCONVALLAZIONE FERROVIARIA – TRENTO: « PERCHÉ NON FERMARSI E VALUTARE OPZIONI DIVERSE, TRA CUI QUELLA PIÙ PERCORRIBILE DEL PASSAGGIO IN DESTRA ADIGE »

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16.29 - lunedì 10 gennaio 2022

Circonvallazione e dintorni. In questo momento, davvero cruciale per la nostra Provincia, legato alle risorse previste dal Pnnr, la politica, istituzionale e non, i privati cittadini si interrogano sul futuro di tanti territori del Trentino ma soprattutto dell’assetto che andrà ad assumere la città capoluogo, la nostra Trento che in questo momento vive l’incanto delle sue luci e della bellezza invernale ma convive con molte e giustificate preoccupazioni.

Su tutte certamente svetta il tema della Circonvallazione Ferroviaria per l’Alta Capacità che fa parte del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo. Fantasma ormai evocato, dati alla mano e riflessioni accurate, dai numerosi Comitati che si sono creati, dalle Circoscrizioni, dai dibattiti in Consiglio comunale. Non pervenuti quelli in Consiglio provinciale che pare disinteressarsi totalmente della vicenda, a parte le prese di posizione e i tentativi delle minoranze di portarlo all’attenzione del presidente Fugatti e della sua imperscrutabile Giunta.

Quasi che Trento non facesse parte del territorio provinciale o ne costituisse, come in questo caso, più che altro un fastidio. Il Progetto di Fattibilità è stato reso noto da RFI (Rete Ferroviaria Italiana) in ottobre, pur essendo pronto da aprile, determinando così il fatto che la popolazione ne sia venuta a conoscenza con un significativo ritardo. Il dubbio dunque che si sia voluto impedire una reale conoscenza di ciò che si andava definendo e le conseguenti prese di posizione, magari critiche e oppositive della popolazione, è piuttosto fondato.

Un incomprensibile e ingiustificato Patto di Riservatezza che ha coinvolto anche la Provincia e il Comune di Trento. Ciò in spregio di un presunto coinvolgimento e del ricorso a strumenti partecipativi, davvero necessari nel caso di cambiamenti tanto sostanziali.

Peraltro è noto come i finanziamenti siano condizionati al termine dei lavori entro la data del luglio 2026, pena la perdita e l’obbligo di restituzione.
Il progetto della Circonvallazione va poi ad intersecarsi con quello del cosiddetto Meta Progetto o Progetto Integrato, cioè con l’interramento della ferrovia e il Nordus che dovrebbe collegare la città con una metropolitana di superficie. Un progetto, quello dell’interramento, che attualmente non appare finanziato né dallo Stato né dalla Provincia e che parrebbe in contrasto con i lavori di rifacimento della stazione ferroviaria, banchine e sottopassi.

Grande è la confusione sotto il sole, verrebbe da dire, perché non si riesce a capire dove il sogno si scontra con la realtà e quale potrebbe essere il destino di una città messa a ferro e fuoco da una serie davvero imponente di grandi opere, invasive e massimamente impattanti.

Per quanto riguarda il tracciato della Circonvallazione Ferroviaria, serve ricordare che parliamo di una galleria a doppia canna che passa sotto la Marzola per 10,5 chilometri, interessando San Rocco, Villazzano, Povo e Cognola, la fragilissima Collina est di Trento, per poi uscire in superficie per 400 metri ad Acquaviva e ricongiungersi con la preesitente linea ferroviaria. Posto che è certamente una priorità quella di trasferire le merci dalla gomma alla rotaia, le preoccupazioni dei cittadini in relazione a questa opera, e ad una evidente approssimazione e superficialità nell’individuare soluzioni, sono più che legittime.

Danni ambientali si prospettano per quanto riguarda le sorgenti e le risorse idriche potabili, per il raddoppio della ferrovia che andrà a toccare uno dei siti più inquinati d’Italia, l’area ex Sloi-Carbochimica, pregna di piombo teatrile altamente volatile e di idrocarburi. Su cui da decenni e nonostante un’infinità di proposte si è colpevolmente deciso di non decidere. Danni sia a Trento nord che a Trento Sud a terreni agricoli e ad attività lavorative, danni sociali per la frantumazione dell’ambito urbano di Trento Nord, se pure mitigata dalla proposta di una collinetta.

Problemi a causa del raddoppio della linea del Brennero sul piano campagna, prevedendo il passaggio di 260 treni al giorno, uno ogni sei minuti, dei quali circa 170 saranno treni ad alta capacità lunghi 750 metri, pesanti 1600 tonnellate e che potranno viaggiare anche a 160 chilometri all’ora, trasportando pure merci pericolose in ambito urbano per 2,5 chilometri. Espropri di terreni agricoli anche tra Acquaviva e Rovereto, per i 12 chilometri di lunghezza necessari a realizzare il raddoppio della linea.

Se a tutto questo aggiungiamo gli esiti della Relazione del 2009, firmata da un luminare di geotecnica ed idrogeologia che evidenzia la sicura problematicità della collina est di Trento, con le sue paleo frane e le sorgenti, totalmente ignorata nonostante l’esperto fosse stato nominato dalla Provincia Autonoma di Trento, è facile rendersi conto che questa scelta improvvida non sia stata adeguatamente valutata per i danni che ne deriverebbero alla città e a chi la abita. E vogliamo parlare del quartiere di San Martino, delle abitazioni distrutte, della rovina di una zona che in questi ultimi anni si era andata trasformando, riqualificandosi dal punto di vista ambientale, culturale e di qualità della vita?

Ci sarebbe molto altro da dire ma concludo parlando del materiale di scavo, lo smarino, che verrebbe trasportato da centinaia di camion e che presumibilmente sarà di 2.500.000 tonnellate da conferire in una cava del veronese. Un camion ogni sei minuti può essere sostenuto da una città allo stremo, in assenza di un Piano provinciale della Mobilità, che vede attualmente quasi 120 mila auto provenire da tutta la provincia?

Queste e molte altre sono le domande che mi sento di fare e che richiederebbe da parte di chi ci governa, e responsabilmente anche da RFI, ben altra attenzione e riflessione. Quindi perché non fermarsi e valutare opzioni diverse, tra cui quella certo più percorribile del passaggio in destra Adige, che a suo tempo venne superficialmente accantonata e sul quale ora un team di tecnici ha lavorato con prospettive che sembrano decisamente più percorribili. La fretta, dopo anni di immobilità, non può che produrre danni di cui la popolazione farebbe le spese. Per la modica cifra di 90 milioni di euro.

 

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Grazie Lucia Coppola
consigliera provinciale Gruppo Misto /Europa Verde

 

 

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Foto: archivio Agenzia giornalistica Opinione

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