Caro Direttore,
dopo il dibattito e il voto sul terzo mandato per il Presidente della Provincia, desta perplessità e preoccupazione ascoltare gli onorevoli Donzelli e Urzì elogiare Francesca Gerosa e Daniele Biada come “buoni camerati”, non per la solidità delle loro idee o per il contributo al dibattito politico, ma per la loro disponibilità a giustificare e a seguire senza esitazioni le indicazioni provenienti da Roma: “L’ordine era di votare contro”. Obbedienza a Roma, a discapito del Trentino.
Nessuna riflessione autonoma, nessun confronto di merito, solo un’esecuzione meccanica. Una forma di fedeltà utile, forse, a costruire percorsi individuali, ma che finisce per mettere a rischio l’interesse del Trentino. La logica pare una sola: obbedire e avanzare, non certo il discernimento. E in questa dinamica, a rimetterci è l’Autonomia della nostra terra.
Non sembra dunque trattarsi di una posizione ispirata da una sincera preoccupazione per una presunta eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una sola persona, né da una reale volontà di promuovere quel ricambio generazionale che rappresenterebbe un valore per l’intero sistema politico. Se così fosse, ci si potrebbe legittimamente chiedere perché questo principio non venga applicato a partire dal Parlamento, dove numerosi rappresentanti, anche di FdI, siedono da ben oltre due legislature.
La stessa Presidente del Consiglio è in carica, ininterrottamente, dal 2006. Senza dimenticare che l’attuale Presidente della Repubblica, al termine del mandato in corso, avrà ricoperto il suo incarico per ben 14 anni e, in assenza di un limite normativo, nulla vieta che possa essere rieletto, dopo essere stato in Parlamento per sette legislature consecutive.
Se il tema è davvero quello del rinnovamento, occorre affrontarlo con coerenza, serietà e rispetto delle istituzioni, evitando che venga utilizzato in modo strumentale per regolare equilibri interni e strategie di partito.
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Claudio Cia
Consiglio Provincia autonoma Trento (Gruppo Misto)
