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LETTERE AL DIRETTORE

CESCHI E FRESCHI * SCUOLA: « LA “(D)ISTRUZIONE” NELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO, A “TRENTINORIENTA” 6 WORKSHOP PER 700 POSTI A FRONTE DI UN’UTENZA DI 17 MILA PERSONE »

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22.51 - venerdì 25 novembre 2022

Gentile direttore,

trasmettiamo in allegato alla presente alcune considerazioni personali sulla Scuola trentina.

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(D)ISTRUZIONE NELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO

L’importanza attribuita all’Istruzione nella Provincia Autonoma di Trento si può chiaramente riscontrare dai programmi di due interessanti iniziative: TrentinOrienta e del Festival della Famiglia. Scorrendoli non si trova traccia d’interventi in merito a istruzione, inclusione e conciliazione scuola- famiglia, che gli organizzatori – se ne dovrà dedurre – ritengono questioni del tutto marginali nella quotidianità delle famiglie trentine. Ci chiediamo come si possa trattare con tale superficialità e demagogia un tema tanto delicato.

TrentinOrienta, una sorta di “fiera dell’orientamento” dal primo al secondo ciclo sul modello di analoghe iniziative già proposte in altre regioni d’Italia, rivolta a studenti (tredicenni), docenti e genitori, prevede due incontri da 200 posti e sei workshop da 50 posti per un totale di 700 posti disponibili, a fronte di un’utenza che in realtà supera le 17.000 persone. Tutte le attività orientative sono affidate ad ANPAL, agenzia che si occupa di «iniziative che aiutano a trovare un’occupazione e che comprendono: orientamento di base e specialistico, percorsi di formazione, supporto nella ricerca del lavoro, tutoraggio per l’avvio di impresa, incentivi all’occupazione» rivolte «ai Neet, ragazze e ragazzi tra i 15 e i 29 anni, residenti in Italia, che non lavorano e non sono inseriti in alcun percorso scolastico o formativo» (https://www.anpal.gov.it/per-i-giovani).

Con quale logica si decide di basare l’orientamento di tredicenni, che in gran parte entreranno nel mondo del lavoro tra più di dieci anni, soltanto sulle attuali aspettative del mercato? Il confronto con l’orientamento universitario è chiaramente improponibile per ragioni anagrafiche dei destinatari, ma anche per l’ovvia considerazione che una simile proposta, improntata a logiche aziendali, rischia di offrire un’immagine completamente fuorviante del panorama di scelte scolastiche disponibile per uno studente, ancora in piena formazione, che sta decidendo su un futuro educativo e formativo immediato e, per un altro biennio almeno, iscritto nell’obbligo scolastico.

Limitarsi a illustrare le “nuove opportunità del mercato del lavoro“ al passaggio tra primo e secondo ciclo finisce con il condizionare scelte sulla base di uno scenario lavorativo che, data la rapida e costante evoluzione, sarà certamente molto diverso – se non irriconoscibile – rispetto a quello che gli studenti troveranno al termine del percorso universitario. Il cambiamento degli stili di vita e di comunicazione, inoltre, ha posticipato la soglia “consapevole” della scelta alla fine del primo biennio superiore: si finirebbe quindi per far subire ai minori una scelta fortemente influenzata dagli adulti. Proposte quindi più improntate ad alimentare una richiesta immediata delle imprese, legata alle attuali esigenze del mercato, e destinate più alla staticità che a un reale progresso.

Sarebbe più opportuno limitare l’orientamento tra il primo e secondo ciclo valorizzando le attitudini e le potenzialità dei singoli studenti, affinando e coordinando quei processi di orientamento che le istituzioni scolastiche stanno già sviluppando in autonomia. Il vantaggio di una reale valorizzazione di attitudini e potenzialità dei giovani si manifesta in studenti più motivati che quando giungeranno nel mondo del lavoro saranno spinti a maggiore creatività, con conseguente innovazione e crescita sia personale sia di territorio.

Alla luce di questa visione miope non resta che chiedersi se, ancora una volta, queste attività siano finalizzate solo a “fingere” interesse e attenzione con l’unico scopo di autoassolversi dalla deriva in atto; e se – anche ammettendone le migliori intenzioni – con una gestione tanto superficiale di una fase così delicata di scelta degli adolescenti non si finisca per favorire l’affermarsi nell’immaginario comune di logiche aziendalistiche: in sostanza, che la scelta del futuro scolastico debba essere “spendibile” nella prospettiva dell’utile immediato, anziché finalizzata alla realizzazione completa dello studente, secondo tempi e dinamiche ben note agli esperti – docenti e dirigenti – che nelle singole scuole si occupano ormai da decenni del delicato passaggio tra medie e superiori.

Nel cinismo dilagante dettato da valori etici latitanti si specula ogni giorno, a fini d’immagine, sulla vita e la serenità dei cittadini; ulteriore conferma di quanto l’Istruzione trentina sia sempre più una “nave sanza nocchiere in gran tempesta” che si limita a galleggiare, gravata da troppe attività di propaganda prive di reali contenuti che impoveriscono i percorsi formativi degli studenti.

 

 

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Giovanni Ceschi
è docente di Latino e Greco al Liceo “Prati” di Trento e presidente del Consiglio del Sistema Educativo

Maurizio Freschi
è presidente della Consulta provinciale dei genitori e vicepresidente del Consiglio del Sistema Educativo

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