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LETTERE AL DIRETTORE

CESCHI E FRESCHI * ISTRUZIONE TRENTINO: « LA “CARRIERA DOCENTI”?, È UNO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE »

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22.35 - lunedì 30 gennaio 2023

Gentile Direttore Luca Franceschi,

alleggiamo alcune riflessioni sul progetto provinciale di riforma della carriera docenti.

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“CARRIERA DOCENTI”: UNO SPECCHIETTO PER LE ALLODOLE

È annunciata a breve la presentazione del DDL sulla carriera docenti, che dalle anticipazioni filtrate a mezzo stampa appare un concentrato di arbitrarietà, approssimazione e propaganda elettorale.

Stando alle dichiarazioni dell’assessore, i livelli di carriera per il personale di ruolo dovrebbero essere tre e vi si accederebbe tramite specifico concorso. I docenti coinvolti il primo anno sarebbero il 5% (poco più di 300) e a regime il 40% (poco più di 2.500) distribuiti su un primo 5% al livello più alto, per il quale si parla d’incremento retributivo pari a circa 350 euro mese, su un ulteriore 5% al livello intermedio e su un assai più ampio 30% al primo livello di carriera appannaggio del “docente esperto”, per il quale non è stato ancora precisato l’incremento retributivo ma che – com’è prevedibile – sarà significativamente inferiore. Altra importante incognita resta quella legata ai maggiori compiti e agli orari di servizio, informazione non da poco per poter comprendere la reale appetibilità di un percorso, comunque volontario, costellato di concorsi, maggiori oneri ma, fatta eccezione per l’ultimo livello, senza significative maggiori entrate.

Si dibatte da anni sulla scarsa valorizzazione della professione docente ma l’incremento retributivo legato ai maggiori compiti non si traduce in un reale e generalizzato adeguamento ai parametri europei: anche nella migliore delle ipotesi si tratterebbe di uno sfruttamento sottopagato gravato da ulteriori impegni che finirebbero solo per penalizzare la qualità dell’insegnamento; non porrebbe cioè al centro, se non in termini fumosamente programmatici e propagandistici, la qualità della didattica, ma risulterebbe appena un (misero) incentivo per i docenti che potrebbero fondare l’aspirazione a tale progressione di carriera sulla base di una maggiore disponibilità al coinvolgimento nei meccanismi di funzionamento esteriore della scuola.

Tralasciamo di giudicare l’«articolato percorso di confronto sui territori, condotto dal gruppo di lavoro coordinato dalla sovrintendente» svoltosi sul territorio incontrando piccoli gruppi di docenti, a ben vedere “accuratamente selezionati”, per lo più limitandosi a presentare in modo unilaterale un quadro vago e approssimativo del progetto. Articolato percorso di confronto che non ha mai intercettato reali e costruttive istanze dei docenti, diretti interessati, né delle organizzazioni sindacali. Tale distanza dai veri interlocutori è sottolineata dalle copiose raccolte firme finalizzate a chiedere una seria riflessione su questo azzardato proposito per evitare ulteriori danni alla Scuola.

Riflettendo su numeri, ricadute e sostenibilità del progetto il giudizio non migliora e si evidenziano ulteriori perplessità. I docenti di ruolo in servizio in Trentino sono 6317 (fonte Ufficio Stampa PAT) e per il primo anno si prevede – come detto – di coinvolgerne poco più di 300, per un impegno di spesa inferiore a un milione di euro, poiché saranno necessariamente al primo livello di carriera. Tutto ciò, con la scomparsa della “valorizzazione” ex art. 87 bis sostituita dalla “carriera”, porterà la PAT a risparmiare più di un milione. In seguito, il raggiungimento del livello più alto sarà subordinato alla tempestività dei concorsi, al reale interesse generato dal rapporto fra maggiori oneri e reddito, alla (in)sostenibilità economica per il bilancio dell’istruzione.

A regime i costi supererebbero abbondantemente i sei milioni di euro che, per via di bilanci impoveriti da continui tagli, rischiano di rivelarsi risorse sottratte ad altre voci. A meno che non si stia parlando di un progetto nato con obiettivi prettamente elettorali che, dopo le elezioni, si arenerà su quel 5% iniziale finendo per ridimensionare al ribasso quanto oggi già previsto da una seppur pessima valorizzazione, improntata agli stessi principi di fidelizzazione dei docenti più “integrabili” nel sistema e non certo dei più inclini alla ricerca didattica.

Ultimo ma non ultimo, come si suol dire: restano a tutt’oggi indefiniti – e ciò inquieta non poco – i maggiori incarichi previsti per i docenti “in carriera”, che finiranno per sottrarre tempo alla didattica in un sistema già fortemente carente d’insegnanti di ruolo.

Al contrario, una seria e lungimirante ristrutturazione del sistema dovrebbe proporsi come obiettivo la valorizzazione delle competenze didattiche, sgravando anziché caricando gli insegnanti d’impegni burocratici sempre maggiori che conseguono alla mancanza di un’adeguata copertura di organico delle segreterie. I docenti sono attualmente insufficienti a coprire le cattedre e poiché, per definizione, il loro compito precipuo è quello d’insegnare, puntare su una carriera che miri a trasformarli in burocrati di supporto non può che rivelarsi un danno per la qualità dell’Istruzione trentina.

Spiace dover dedurre che probabilmente si stia usando ancora una volta la Scuola come spazio di propaganda elettorale, anteponendo la ricerca di una manciata di consensi alla stabilità dell’intero sistema.

 

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Giovanni Ceschi
è docente di Latino e Greco al Liceo “Prati” di Trento e presidente del Consiglio del Sistema Educativo

Maurizio Freschi
è presidente della Consulta provinciale dei genitori e vicepresidente del Consiglio del Sistema Educativo

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