News immediate,
non mediate!
Categoria news:
LETTERE AL DIRETTORE

CARLO GUARDINI * TURISMO TRENTINO: « IL NEONATO CONSORZIO DELLE APT FA PENSARE PIÙ ALLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE DEL 2023, CHE AD EFFICIENZA E FUNZIONALITÀ »

Scritto da
13.00 - venerdì 9 dicembre 2022

Se, come diceva il poeta tedesco Heinrich Heine a metà Ottocento, “sono le idee a determinare i fatti”, credo ci sia da stare poco allegri guardando a quel che accade nel nostro turismo: l’ultima idea – d’una serie poco fortunata, come fra poco vedremo – è quella del neonato Consorzio delle Apt, nuova realtà-sovrastruttura (figlia della riforma dell’Assessore Roberto Failoni del 2019) che fa pensare più alle elezioni amministrative del 2023 che ad efficienza e funzionalità.

Dire che si sia smarrita la retta via è eufemistico: e pare legittimo chiedersi – ancora una volta – se l’organizzazione e l’offerta di ospitalità del Trentino siano modulate/calibrate rispetto alle istanze ampiamente globali della domanda: o, piuttosto, se esse non risultino frammentate/polverizzate semplicemente in ossequio alle conosciute logiche territoriali campanilistiche. Per ragionare, facciamo prima un po’ di memoria storica guardando all’evoluzione del nostro turismo.

Esauritasi quella spinta propulsiva durata dalla fine del 1980 agli inizi del 2000, risulta difficile negare una fase involutiva: nella quale il turismo trentino – pur costantemente sorretto da numeri positivi in termini di arrivi e presenze – è caduto/arretrato progressivamente in una condizione di statica “normalità”. La “Casa del Turismo trentino” – evocando in quest’espressione la filiera dell’accoglienza – è stata sottoposta in questi ultimi vent’anni ad una infinita serie di stress, senza tuttavia giungere a soluzioni e rimedi validi.

Molteplici stress, iniziando dalla “privatizzazione teorica” sancita dalla (cattiva) legge 8/2002, con la quale ad un’efficiente ed economicamente sostenibile (nel senso produttivo e soprattutto dei costi) Azienda per la Promozione Turistica del Trentino, l’allora Governatore Lorenzo Dellai volle caparbiamente imporre il modello della Spa. Società che, prospettata come strumento di nuova efficienza, modernità ed economicità, già dal momento del suo esordio nel 2003 rimase per ben 4 anni, fino al 2007, praticamente “ingessata” da un clima di contrapposizione/incomprensione strutturale interna (ben 3 Cda cambiati, un presidente DG e due Direttori d’area scarsamente comunicativi ed interagenti fra loro) e frenata dalla scarsa qualità dei rapporti con il territorio. E già allora (primavera 2007) sarebbe stato il caso/opportunità di riconsiderare/verificare il tutto. Alla fine del 2012 in attuazione d’un processo di riordino delle Società partecipate della Provincia imposto dalla spending review, la Spa (che nel frattempo non aveva perso l’occasione per cambiare nome da Trentino Spa in Trentino Marketing) viene inglobata in Trentino Sviluppo e chiamata Divisione turismo.

Quindi l’ennesimo/ulteriore cambiamento di nome in Trentino Turismo Sviluppo. E’ come se, periodicamente, fosse bastato lucidare e cambiare vernice ad un’auto dal motore fuori fase (quando non del tutto grippato) illudendosi di farla diventare una dream car. Intanto le Apt territoriali nel 2005 avevano “obtorto collo” vestito l’abito “privato” (contemplato dalla cattiva legge 8/2002) “capitanate” dai Comuni, come indicato dalla stessa (cattiva) legge: in realtà, fin dal loro avvio le Apt (cosiddette “privatizzate”) sono state Enti partecipati dai Comuni (cosa c’è di più pubblico di un Comune? Come si poteva parlare di privatizzazione?) ed a tutt’oggi stanno in piedi soprattutto grazie al finanziamento della Provincia, con bilanci mediamente sostenuto da risorse pubbliche nell’ordine d’un 60-65% del totale.

Questi organismi giuridicamente diversi fra loro (Spa, cooperative, srl, Consorzi ecc.) ed anche per questo scarsamente “dialoganti” quando non apertamente concorrenziali (la guerra dei polli di Renzo!), anche soffrendo della mancanza di leadership politico-amministrativa e di coordinamento, in molti casi si sono progressivamente trasformati in centri delocalizzati del potere centrale o sedi di quello esercitato in loco dai potentati economici e politici: con presidenze, dirigenze, decine di posti nei pletorici Cda da gestire con totale discrezionalità. In ampia parte abdicando ad ogni loro identità e caratteristica di Soggetti tecnici del turismo. Il budget annuo di Trentino Spa, poi Trentino Marketing infine Divisione turismo di Trentino Sviluppo, e abbiamo visto Turismo e Sviluppo Trentino, a partire dallo start up del 2003 è stato mediamente di 24-26 mln di euro l’anno con punte superiori ai 30 mln.

Quindi in un ventennio, questa Società di sistema è costata almeno 500/700 milioni di euro; sempre nello stesso periodo, le 14 Apt (che poi diventarono 15, per poi ridursi alle 11 di oggi) sono state anch’esse beneficiate da contributi pubblici nell’ordine dei 35-40 mln di euro. E tranne qualche rara eccezione, gestendo bilanci in termini preponderanti destinati alla copertura spese correnti. Una dis-economicità – questa innescata dalla (cattiva) LP 8/2002 – che fra l’altro venne fatta oggetto di più richiami da parte della Corte dei Conti, nonostante alcuni tentativi di parziale messa a punto con “mini riforme” (degli Assessori Tiziano Mellarini nel 2005 e Michele Dallapiccola nel 2017) tradottesi in operazioni di maquillage peraltro ben poco incidenti rispetto al cuore dei problemi.

E’ costantemente mancata, insomma, l’anima (pathos) nel portare a terra una oggettiva, reale e completa governance del comparto: alla cui mancanza si è, negli anni, costantemente cercato di supplire favorendo il proliferare di commissioni e tavoli di lavoro, un’infinita sequela di convegni e studi, il ricorso a consulenze, commissioni e focus group, passaggi tutti accomunati da inconsistenza assoluta ed evanescenza in termini di risultati. Mentre i problemi e le questioni di fondo sono ancora tutti lì, nella loro invadenza: e sono gli stessi di vent’anni or sono, che si continua a narrare e che sono però drammaticamente incancreniti.

La complessità e “modernità” della domanda, in costante evoluzione, continuano ad imporre una profonda revisione concettuale e organizzativa: perché non ha alcun senso logico la parcellizzazione/polverizzazione del prodotto vacanza del Trentino in molteplici segmenti (spesso pateticamente concorrenziali fra essi stessi) che il mercato globalizzato nemmeno percepisce. La domanda è sempre più è internazionalizzata, i mercati sono “macro”, ”smart” secondo le modalità della rete. E proprio a causa della rete abbiamo a confrontarci con un mercato sterminato che stenta ad identificare perfino lo stesso Trentino come insieme/destinazione e che lo fa esclusivamente per mezzo delle due punte dell’offerta, ovvero le Dolomiti ed il Lago di Garda: il mercato ignora del tutto le “specificità” e le “differenze” declinate insistentemente dalle piccole realtà d’un piccolo Trentino e reclamate (alla pari delle pretese “eccellenze”) per sostenere, in fin dei conti, disegni identitari.

Tutto con dispendio di energie e risorse, in ampia parte pubbliche. Stiamo ormai parlando di metaverso, di realtà virtuale: di modalità della comunicazione stravolte dalla modernità, ci sono da attendersi rivoluzioni ancor più veloci e profonde in ogni comparto del nostro sociale e delle nostre economie. E da noi si continua ad insediare Commissioni, fare tavoli di confronto impregnati d’un “bla bla” inconcludente, analogo a quello denunciato da Greta Thunberg verso le tematiche ambientali globali. E si insiste nel lucidare la carrozzeria dell’auto, sperando migliorino così le prestazioni del motore.

Per mettere al riparo l’attività turistica del Trentino dalle attuali minacce di scenario (interne ed esterne), a mio avviso occorre una urgente, radicale e completa revisione e riprogrammazione dell’intero comparto da attuarsi con una logica “reset”, ispirata alla massima discontinuità con strutture e architetture attuali. Nella ri-progettazione e ri-programmazione di comparto, il Trentino dev’essere considerato un distretto turistico unico (macro-destinazione), avendo coraggio nel respingere/superare personalismi e campanilismi: un Trentino quindi organizzato (e proposto-venduto) come “continuum” nel quale siano privilegiati i due elementi/componenti fondanti e di traino, ossia le Dolomiti ed il Lago di Garda.

Perché sono queste le uniche reali eccellenze certificate dal mercato, e di questo occorre prendere atto: tutti gli altri aspetti/assi/elementi d’attrattiva sono semplicemente elementi-complemento, pur preziosi e valoriali, ma come tali e nella loro illusoria valenza debbono essere considerati e gestiti. In questo percorso di ricerca della funzionalità, personalmente vedrei, quale struttura centrale/coordinatrice, un’Agenzia pubblica della Provincia che dev’essere anello di congiunzione e cinghia di trasmissione fra politica (Assessorato al turismo) e territorio (operatori). In luogo delle 11 APT attuali alle quali andranno ad aggiungersi quattro Ata (Aggregazioni di prodotto) oltre all’ineffabile Commissione delle Apt e chissà quali altre sovrastrutture, sarebbe il caso di sgomberare il campo: e di – ancora una volta – ragionare secondo quel che dice il mercato/domanda.

Ossia un’organizzazione strutturata in due marco-Apt delle Dolomiti (est e ovest) ed una del Garda; al massimo, una quarta marco-Apt, riconducibile all’asta dell’Adige includente le destinazioni culturali Trento-Rovereto coi loro (costosissimi: ma occorre farli funzionare, ormai ci sono!) Muse e Mart. I direttori di queste poche strutture periferiche, auspicabilmente alleggerite dalle “invadenze” della politica territoriale, andranno successivamente a costituire il board dell’Agenzia centrale provinciale; ed assieme ad essa, in sinergia e contiguità d’azione, potranno dare vita a tutte le azioni-funzioni proprie del marketing (progettazione dell’offerta-posizionamento-promozione-commercializzazione, studio e programmazione a medio e lungo periodo).

Se il turismo è attività economica essenziale, come tale andrebbe (finalmente) organizzato: praticando un primato degli aspetti tecnici su quelli politico-teritoriali con logiche e criteri aziendali, realizzando una dimensione di autentica efficienza e modernità alla quale sono chiamate a concorrere, naturalmente, anche le Associazioni di categoria. Che dovrebbero abbandonare quella loro storica, cristallizzata posizione “di mezzo”, connotata nel conosciuto balletto alla ricerca d’equilibri fra la politica e le materiali quanto disconosciute urgenze settoriali, molte mai risolte: urgenze/problematiche come la qualificazione professionale (con gli allarmi ricorrenti ad ogni avvio di stagione) oppure quella, attualissima quanto preoccupante, dei destini del patrimonio immobiliare.

Abbiamo in Trentino un centinaio di hotel dismessi ormai da anni, e da più parti giungono segnalazioni di vendite “alla disperazione”, in preda e manovrate dalla speculazione all’insegna della più allarmante opacità sulla provenienza dei capitali e le stesse “cordate acquirenti”. Il comparto dell’extralberghiero storicamente vive nella sua disomogeneità, mentre la gestione “selvaggia” delle nuove forme di ospitalità (Airbnb ecc.) spinte dalla rete, sono abbandonate alla più totale improvvisazione. In questa preoccupante cornice, quando ci sarà una vera e coerente modernizzazione-attualizzazione del turismo trentino? O ci si accontenterà ancora una volta del successo decretato dagli sciatori del Ponte dell’Immacolara per far finta di nulla e dire che tutto va bene?

*

Carlo Guardini – Trento

Categoria news:
LETTERE AL DIRETTORE
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.