News immediate,
non mediate!
Categoria news:
LETTERE AL DIRETTORE

CARLO GUARDINI * “MAINSTREAM EVENTISTICO”: « PANTALONE PREPÀRATI, IN TRENTINO CI SONO DA SBORSARE 100 MILIONI (CHE TU SIA VESTITO DA COMUNE – PROVINCIA – REGIONE – FONDAZIONE OLIMPIADI – STATO) »

Scritto da
10.17 - martedì 22 novembre 2022

Il dibattito sul nostro turismo, sollecitato dalle Giornate del Turismo Bitm felicemente al traguardo con pieno successo della 23.ma edizione, anche quest’anno ha positivamente spaziato a 360 gradi, dando voce ad una variegata schiera di interlocutori/attori della filiera turistica: dibattito nel quale mi sono trovato coinvolto – peraltro molto volentieri – anch’io. Ero chiamato ad un contributo/testimonianza sul tema “Territorio e grandi eventi, quale contributo al turismo”; ed approfitterei di quest’occasione per approfondire alcuni aspetti rimasti inevasi “oltre” i tempi/ritmi, necessariamente ristretti, dell’incontro.

Al di là d’una mia convinta e storica avversione al “mainstream eventistico”, in modo particolare vorrei approfondire alcune considerazioni. In particolare per quanto concerne la prospettiva immaginabile (realisticamente) in vista delle Olimpiadi invernali 2026 Milano-Cortina. Non c’è stato tempo, nel mio intervento per ricordare la storia delle ultime Olimpiadi invernali: che si traduce in una sequela di disastri annunciati, sia pure a 5 cerchi. Torino 2006, trampolini di Pralegelato (34,4 milioni di spesa) abbandonati dal 2008; stadio freestyle di Sauze d’Olux (9 milioni) abbandonato dopo 6 giorni di gare; pista bob di Cesana (110 milioni) abbandonata dopo 6 anni. Caso a parte, ma ugualmente didattico, le Olimpiadi di Putin a Sochi nel 2014: 55 miliardi di euro di spesa (4,5 miliardi in più rispetto ai budget iniziali), i russi – come non avessero altri problemi – si sono accollati e stanno ancor oggi pagando mediamente 1,5 miliardi di dollari l’anno di tasse in più per finanziare il debito di Sochi.

Che stazione inventata dal nulla, mai avrà prospettive riguardo a flussi produttivi che consentano, appena, di rimettere in equilibrio le cose e i conti. Come accade, probabilmente, ad altre analoghe “Olimpiadi inventate” – ecco la potenza del mainstream dell’eventismo – ossia quelle di Pyenogchang (2018 Corea del sud) e le recentissime (febbraio 2022) di Beijing nella Cina di Xi-Jinping: che hanno in comune l’essere state al 100 per 100 artificiali, rese possibili solo dalle sofisticate tecnologie di Technoalpin, azienda altoatesina leader mondiale nella produzione della neve. Che giustamente ha fatto sua, in entrambe le occasioni, la gloria olimpica.

Ecco, io mi chiedo analizzando questo scenario, se v’è autentica necessità e logica d’importare nelle nostre Dolomiti – salotto delle Alpi – simili modelli eventistici, accampando fra l’altro criteri di sostenibilità economica (occorre poca immaginazione a prefigurarsi un oceano di debiti) e soprattutto ambientale. Ma se le Dolomiti sono World Natural Heritage, il gigantesco ambaradan a cinque cerchi non risulta evidentemente e platealmente in contrasto con i dettati valoriali della proclamazione? Ed ecco a mo’ di esempio in fatto di sostenibilità economica, qualche voce dall’annunciata lista della spesa, aggiornata all’agosto scorso. A Cortina nuova pista da bob (80 milioni di euro, ma il Governatore del Veneto Zaia, che guarda lungo, non la vorrebbe, costa troppo) per non parlare delle opere imponenti in fatto di viabilità, compreso sogno aeroportuale dell’impareggiabile VIP-onorevola-ministra del turismo Daniela Santanchè, divisa fra la dorata rena del Twiga Beach club e le nevi dolomitiche.

Ma nemmeno da noi trentini si scherza. L’elenco aggiornato all’agosto scorso delle opere in agenda, prevede: riqualificazione Stadio del salto di Predazzo (23,5 milioni di euro), Villaggio olimpico di Predazzo presso la Guardia di Finanza (11 milioni); Stadio del fondo di Tesero (11,5 milioni). Ciliegina sulla torta, “Oval Rink Baselga di Pinè”, riqualificazione/copertura previsione 50 milioni di euro. Pantalone prepàrati, che tu sia vestito da Comune, Regione, Provincia, Fondazione Olimpiadi o Stato, sono da sborsare ad occhio 100 milioni di euro soltanto nel nostro bel Trentino.

Ed io mi chiedo: ma quale coerenza e credibilità possiamo accampare quando ogni sera soltanto in Tv precediamo (prime time, spendendo un sacco di soldi..) i principali Tg italiani con (peraltro stupendi) spot esperienziali nei quali trionfa la natura incontaminata? Quando riusciremo finalmente a portare a terra e declinare con equilibrio – senza effetti speciali ed eventismi vari – i valori inestimabili del nostro territorio e quindi della nostra ospitalità? Quando la semplicità e la genuina concretezza della nostra ospitalità (valori autentici) potranno finalmente diventare perno, cuore e anima della nostra comunicazione turistica in luogo della continua, trasversale e costante ricerca di elementi sempre nuovi e distintivi (fra l’altro, operati nel nostro piccolo mondo in regime di concorrenza gli uni con gli altri, come i polli di Renzo)? Quando guadagneremo il coraggio di guardare al reale: laicamente, schiettamente e senza i filtri soporiferi (leggi scadenze elettorali) semplicemente per prendere atto d’un contesto generale stravolto negli ultimi decenni, che richiede “pensieri e progetti alti”, che urla la necessità ed il coraggio d’un cambiamento di categorie e modelli operativi e progettuali.

Fra 10/15 anni molte stazioni sciistiche del Trentino, ad effetto del global worming, non vedranno più nevicate e nemmeno avranno il freddo per fabbricare la neve: eppure, si finanziano le reti di cannoni, i bacini di raccolta dell’acqua, funivie, seggiovie e telecabine improbabili. A cominciare da quella, magnificata dalla politica, del Bondone: 80 milioni di euro, una realizzazione (speriamo di no) che non potrà mai pagarsi, il cui bilancio, alla pari di quello dell’avventura olimpica del Trentino, è già inevitabilmente destinato al profondo rosso.

La studentessa d’un Istituto di formazione turistica dalla platea del dibattito alla Bitm, m’ha chiesto “cosa fare per il futuro del turismo” spiazzandomi, ancora una volta causa i tempi del dibattito compressi: ma ho fatto in tempo a risponderle invocando il criterio della sostenibilità e dell’equilibrio come unica – a mio avviso – possibile strategia. Sostenibilità non a parole, ma nei fatti, nelle scelte, nei programmi.

 

*
Carlo Guardini

Calliano (Trento)

Categoria news:
LETTERE AL DIRETTORE
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.