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LETTERE AL DIRETTORE

CARLO GUARDINI * “GLOBAL WARMING”: « SEMPRE MENO NEVE DAL CIELO E GHIACCIAI IN AGONIA, LA PANAROTTA POTREBBE VEDERE UN PROGETTO PILOTA DI RICONVERSIONE »

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19.55 - giovedì 9 febbraio 2023

Buongiorno Direttore Franceschi,

Quale stridore assumono la magnificenza appagante di queste giornate-sci con piste stupende, cielo cobalto, sciatori (moltissimi stranieri, Usa e Polonia in primis) ovunque felici, sorridenti e soddisfatti: e sull’altro piatto della bilancia i pesanti pensieri/interrogativi sul futuro prossimo dello sci. Riflessioni condite da preoccupazioni forti, riconducibili ai mutamenti climatici (contro i quali ben poco possiamo fare) ma soprattutto inquinati dall’ignavia d’una politica incapace di indicare una strada verso il futuro, incapace di progettare e traguardare: io sono un illuso ed incorreggibile “old time”, a scuola m’avevano insegnato che politica ed amministrazione devono essere il meglio ed il più del sociale.

Il mondo dello sci da un paio di decenni è percorso da imponenti mutamenti: della domanda (mercati globalizzati) ma soprattutto delle sempre più complicate condizioni ambientali nelle quali il “prodotto-offerta sci” viene generato e gestito. Sappiamo che fra 10-15 anni si potrà sciare soltanto nelle stazioni dai 2mila metri di quota in su; ed a questo contesto/scenario generale – già drammaticamente attuale negli esiti tangibili del “global warming” con sempre meno neve dal cielo e ghiacciai in agonia – dovrebbero corrispondere analoghi preoccupati scenari gestionali e di programmazione. Ma tutto tace, sembra la politica dello struzzo: che continua imperterrita a propinare investimenti (ovviamente in ampia percentuale pubblici) a sostegno di progetti e iniziative men che improbabili e che – alla luce degli attuali indicatori generali – appaiono comunque destinate ad un inevitabile fallimento (sulle spalle dei nostri figli e nipoti).

Bacini d’innevamento programmato, telecabine e funivie (compresa quella del Bondone!) semplicemente improponibili nella loro antica categoria di pensiero (superata ma cara alla politica) impianto=sviluppo: ma come si può – eticamente anzitutto – propinare e sostenere iniziative che già sulla carta si dimostrano clamorosi fallimenti, altrettanti pozzi di San Patrizio? Ma perché non si ha il coraggio di essere selettivi, rigorosamente “scientifici” nel disegnare e programmare il futuro a breve e medio termine dello sci e del turismo della neve?

Concludo con una provocazione, tale ma non tanto. Ci si interroga sul futuro della Panarotta dove le seggiovie non hanno “girato” per saggia scelta della Società gerente, responsabilmente non disposta a creare ulteriori deficit di gestione. Si temeva un collasso della stagione, invece famiglie, sci alpinisti, escursionisti – ossia il vero target di clienti della Panarotta – hanno comunque risposto bene, anzi, quasi meglio a seggiovie spente. Indicando una strada che è quella della sostenibilità, del ritorno/accettazione dei ritmi della natura.

I Comuni, la Società degli impianti, gli operatori economici locali dovrebbero – a mio avviso – cogliere la palla al balzo, lasciar perdere seggiovie e cannoni sparaneve, bacini di accumulo dell’acqua: e varare un grande e vero progetto di totale riconversione della stazione. Magari riportando d’estate in Panarotta – ecco la provocazione – galline, asini, mucche, capre (magari quelle della povera pastora mochena Agitu) tacchini secondo la miglior tradizione malgara della Panarotta stessa; come del Lagorai, da sempre stupenda e intatta oasi alpina della quale è una porta naturale.

Per poi proseguire in inverno, nell’offerta della neve “secondo natura/quando scende dal cielo” a servizio di quella ampia comunità di fruitori lenti e contemplativi che già s’è affermata e crescerà sempre più. Visto che lo sci tradizionale, complice il negativo combinato-disposto climatico ed economico (costi e quindi prezzi dei servizi sempre crescenti) è destinato a diventare pratica d’elite, a mio avviso paragonabile al golf. La Panarotta potrebbe vedere un progetto pilota di riconversione/recupero che la politica dovrebbe accompagnare e incentivare con convinzione. Ma da “old time” quale sono, già so come andrà a finire visto che a settembre ci sono le elezioni e non c’è tempo per pensare … meglio non turbare “l’elettor che dorme” con pensieri complicati.

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Carlo Guardini

Calliano (Trento)

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