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LETTERE AL DIRETTORE

CARLO ANDREOTTI * FESTA EUREGIO: « È MANCATA L’ANIMA E LA PERCEZIONE DI QUALI SIANO LE POTENZIALITÀ DEL PROGETTO, A VANTAGGIO DI TUTTA LA POPOLAZIONE »

Scritto da
20.28 - venerdì 26 maggio 2023

Gentile direttore Franceschi,

allego quanto pubblicato sul quotidiano “il nuovo Trentino“, anche per consentire la visione ai lettori di Opinione.

 

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Carlo Andreotti

 

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Come altri amministratori ed ex amministratori trentini ho assistito sabato 16 maggio alla festa dell’Euregio con il passaggio di consegne della presidenza di turno dal presidente trentino, Maurizio Fugatti a quello altoatesino Arno Kompatscher. Festa indubbiamente riuscita e ben organizzata anche con una serie di iniziative e incontri fra i quali è spiccato quello con Arnold Messner, come sempre originale, chiaro, anche un pizzico provocatorio nelle sue affermazioni. Buona anche la partecipazione di pubblico. Festa riuscita insomma.

Si può dire però altrettanto su quello che la festa voleva rappresentare? Direi proprio di no. E’ apparso chiaro insomma che al di là dei contenuti della festa, della curiosità di tanti presenti per vedere i governatori di Trentino, Sudtirolo e Tirolo tutti insieme su un palco, di ammirare le bande e gli Schützen con i loro costumi e la loro perfetta “salve”, è mancata l’anima, la percezione di cosa sia veramente l’Euregio, di quali siano le sue potenzialità e la sua capacità di incidere su scelte che vadano a vantaggio di tutta la popolazione. Non ci fossero state bande e Schützen, il tutto si sarebbe ridotto ad una passerella di sindaci, pochi, pressoché tutti della Vallagarina e in fascia tricolore (!). Non so quanti altri sindaci del Sudtirolo e Tirolo siano stati presenti, ma credo nessuno, come a ben poca cosa era ridotta la presenza di trentini non alensi. Tutto questo insomma, al di là, ripeto, dell’ottima riuscita della festa sta a significare che l’Euregio non è ancora riuscita a riscaldare il cuore dei trentini e forse nemmeno quello di sudtirolesi e tirolesi.

Credo quindi che proprio la giornata di Ala dimostri come ci sia ancora tanto da lavorare, perché l’Euregio faccia quel salto di qualità per essere vista e partecipata dai cittadini come un ente essenziale per lo sviluppo dei tre territori che la compongono e quindi anche del Trentino. Ci si stracciano le vesti per lo stato in cui è ridotta la nostra Regione e ci si guarda bene dallo sfruttare tutte le potenzialità inespresse dell’Euregio, come ente che favorisce e garantisce una solida collaborazione fra Trento, Bolzano e Innsbruck e ne rafforza l’autonomia.

Forse l’Euregio sta scontando il suo peccato originale. Quando nel 1995 il progetto venne lanciato con forza dagli autonomisti e si aprì a Bruxelles l’ufficio dell’”Europaregion Tirol” (così venne denominata ed è tutt’ora chiamata dall’elemento di lingua tedesca), per sfruttare a pieno tutte le nuove opportunità che l’Europa offriva, esso venne fortemente avversato, dipingendolo come progetto nostalgico, pantirolese, volto a ricreare l’unità storica del Tirolo. Gli unici a crederci per davvero furono gli Schützen e forse anche questo contribuì a rafforzarne quell’idea distorta. L’allora sindaco del Comune di Trento, Lorenzo Dellai, vagheggiava in contrapposizione una non meglio identificata Comunità delle Alpi. Lo stesso Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, uomo dell’Ottocento, salì a Trento per proclamare che i confini della Patria erano sacri ed inviolabili.

La fortissima spinta iniziale del progetto che funzionava con un tavolo permanente di lavoro (il Rundertisch, che sfornava idee e progetti con le sue commissioni politica culturale, storica, economica, sociale) portò a stringere importanti accordi transfrontalieri in particolare nel campo della sanità, della cultura, della mobilità. I Trentini potevano rivolgersi alla clinica universitaria di Innsbruck per i trapianti (ne approfittò persino l’allora vescovo Sartori); i rapporti fra le Università di Trento e Innsbruck divennero sempre più stretti ponendo le basi per le doppie lauree, si cominciò a parlare di mobilità interna all’Euregio. L’iniziativa di chiedere l’organizzazione delle Olimpiadi invernali non trovò seguito soltanto perché il regolamento internazionale del CIO non prevede che le Olimpiadi possano svolgersi in due Stati diversi. Questo entusiasmo iniziale, questa spinta, si esaurirono con la nuova legislatura 1998-2003. Il Rundertisch cessò di riunirsi.

Tutto rimase “in sonno” fino al 2011, anno di nascita del Gect, Gruppo europeo di collaborazione transfrontaliera che i non addetti ai lavori vedono ancora oggi come qualcosa di distinto e diverso dall’Euregio. E forse hanno ragione, perché l’Euregio doveva avere un’anima, un forte spirito di appartenenza, cose che il Gect sicuramente non ha.

Da allora, lentamente, molto lentamente direi, si è ripreso a lavorare con iniziative, anche valide, rivolte soprattutto ai giovani (una su tutte il Festival della gioventù) e con l’apertura del segretariato generale a Bolzano e uffici a Trento e Innsbruck.
Dal 1995 sono trascorsi quasi trent’anni e dal 2011 ne sono passati dodici. Perché allora l’Euregio rimane qualcosa di ancora non percepito dalla gente per quello che è? Evidentemente i suoi interventi vengono ritenuti settoriali, rivolti soprattutto ai giovani, ma di poco impatto sulla collettività. Manca ancora un’anima. Un percepire comune, il sentirsi tutti appartenere ad una comunità transfrontaliera ed europea. Lo stesso nome scelto per la nuova Euregio con la puntigliosa denominazione di tutti e tre i territori in italiano e tedesco, sta più a indicare separatezza che unità. Credo sia il nome più lungo a livello mondiale di una pubblica istituzione. Non andava bene Europaregion Tirol? Si poteva ribattezzarla Euregio Adige-Inn, Euregio del Brennero o altro ancora, ma di più immediato, di più unitario.

C’è ancora molto da lavorare insomma sulla promozione di una cultura comune, sul far tornare la nostra ad essere una terra che non considera il tedesco una lingua straniera, ma insieme all’italiano, la lingua dell’Euregio, regione europea bilingue, senza nulla togliere alle lingue minoritarie dei tre territori. Una regione d’Europa dove tutti parlano almeno tre lingue: le due ufficiali dell’Euregio, più almeno una terza lingua straniera, l’inglese su tutte.

Per quanto riguarda la progettualità concreta continuo a considerare la vicenda della facoltà universitaria di medicina un’occasione sprecata. Quella sarebbe stato un progetto euroregionale che avrebbe fatto breccia nel comune sentire, che avrebbe fatto capire con immediatezza a tutti le gradi potenzialità dell’Euregio, al di là dei pur lodevoli progetti rivolti ai giovani, ma che godono di poca visibilità. C’è solo da augurarsi che proprio il grande lavoro rivolto ai giovani faccia crescere una coscienza davvero euroregionale ed europea e quindi a superare quella distanza che ancora separa Trento da Bolzano e che è il maggiore ostacolo alla necessaria revisione dello Statuto di Autonomia fermo al 1972 mentre il mondo registra mutamenti epocali che l’Euregio avrebbe potuto contribuire ad affrontare in maniera adeguata.

 

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Carlo Andreotti

Già Presidente della Provincia autonoma di Trento

 

 

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