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LETTERE AL DIRETTORE

BRUNO DORIGATTI * TRENTINO – AUTONOMIA: « FORSE SARÀ LA PANDEMIA, MA MAI LA NOSTRA COMUNITÀ SI È TROVATA COSÌ IMPAURITA E SILENTE »

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13.44 - domenica 28 novembre 2021

In questo momento della nostra storia politica avremmo tutti la necessità di produrre più idee, di allargare la partecipazione e di spingere in direzione dell’innovazione. In realtà poco o nulla sta accadendo.

Forse sarà la pandemia, ma mai la nostra comunità si è trovata così impaurita e silente, senza alcuna visione di futuro e così, se nella scorsa legislatura e a torto, si imputava alla maggioranza di essere priva di uno specifico progetto, oggi il tirare a campare sembra già essere un grande successo.

In queste giornate autunnali la “parola del silenzio” sembra coprire ogni altro suono. La politica tace, assieme alla natura e alla speranza. Tace anche l’intelligenza ed il rispetto, al pari della coscienza e del buon senso. Tutto è silenzio: sulla crisi dell’autonomia e sul “disgoverno” locale; sulla situazione nazionale e su quella internazionale; sul problematico concerto primaverile e sul P.N.R.R. in salsa trentina; sullo scollamento dei rapporti con Bolzano e l’Euregio e sulla rara capacità della Giunta provinciale di dire tutto ed il suo contrario con ineffabile leggerezza; sui delicati temi del lavoro, della sua difesa e delle sue morti che sono un oltraggio alla civiltà di un Paese e sul dovere di riscoprire la lotta alle discriminazioni, alle disuguaglianze e di incentivare un antifascismo militante.

Su tutto questo e su molto altro aleggia, io credo, una “congiura del silenzio”, alla quale purtroppo non pare affatto estraneo anche il Partito Democratico del Trentino, sempre più affascinato dalla lezione dell’antico proverbio: “Un bel tacer non fu mai scritto”.

Eppure mai come adesso è tempo per la politica di alzare la voce sui temi che determinano inquietudine nella popolazione, come la circonvallazione ferroviaria di Trento e su quelli che, magari meno evidenti, investono, ad esempio, l’economia, lo sviluppo del territorio ed il sistema bancario locale, cambiando le rotte e le prospettive dello sviluppo.

Al contempo, non si può tacere sui temi etici e sul nodo dei diritti e della difesa di ogni diversità, perché rimanere in prima fila su tali questioni è un dovere irrinunciabile per le culture di un riformismo moderno e consapevole.

E’ insomma necessario elaborare progetti ed indicare su quali prospettive nell’immediato e su quali future, intende misurarsi una politica alternativa al centrodestra e con quali forze ritiene di costruire un presentabile profilo per i prossimi appuntamenti elettorali. Se, da un lato, è ormai a tutti evidente come con la “libellula renziana”, che corre nella massima confusione di fiore in fiore, diventa impossibile qualsiasi intesa che il giorno dopo rischia di essere smentita, dall’altro ci vuole più coraggio e determinazione nell’affrontare la progressiva venetizzazione del Trentino, senza lasciare le questioni al loro andamento naturale, secondo una solida tradizione tutta dorotea.

Ma una società come la nostra, oggi così frammentata, divisa e distratta, chiede ben altro alla politica, interrogandola cioè per sapere con quali misure di coraggio e di lungimiranza, cerca di interpretare lo smarrimento attuale ed offrire allo stesso una proposta seria ed articolata; con chi ci si schiera e quale direzione si vuole intraprendere, senza lasciarsi attirare dalle sirene più o meno nuove che ammiccano al centro; se questo è il momento per aprire uno sguardo anche a sinistra, nella convinzione che l’apporto di molte sensibilità genera la differenza, anziché il silente appiattimento su ricette preconfezionate da altri.

Il silenzio è prezioso però perché porge certezze e comodità.

Le prime si riassumono nel rischio di infelici esiti elettorali prossimi o nell’inarrestabile scollamento fra politica e società o, ancora, nell’incomunicabilità con le giovani generazioni, alle quali si offre di partecipare ad un disegno riformatore e ad una assunzione di ruoli, salvo poi predisporre altrove le tracce fondanti di un disegno che rischia di rivelarsi solo come un ricalco. Le seconde invece consentono di evitare di affrontare i nodi veri; di baloccarsi nelle riunione salottiere e di corrente senza esporsi e di non assumersi il dovere della responsabilità e del pensiero politico alto, mentre il sistema sociale, economico, culturale e morale mostra i segni di un evidente e progressivo inceppamento.

Il silenzio è sempre potente e suggestivo, ma è anche pericoloso. Accorgersene, prima di diventarne del tutto prigionieri e vittime, potrebbe non essere un esercizio inutile e forse potrebbe aiutare a dischiudere anche qualche finestra sul nostro futuro.

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Bruno Dorigatti

Già Presidente del Consiglio provinciale di Trento

 

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