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LETTERE AL DIRETTORE

BRUNO DORIGATTI * SECONDO STATUTO – 50MO ANNIVERSARIO : « L’AUTONOMIA RICHIEDE URGENTE SFORZO DI LETTURA DEL SIGNIFICATO, COME MODALITÀ PER SVILUPPO E CONVIVENZA NELLA NOSTRA COMUNITÀ »

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15.27 - martedì 14 giugno 2022

L’occasione rappresentata dal 50.mo anniversario del secondo Statuto d’autonomia e dal trentesimo della quietanza liberatoria del governo austriaco, può favorire un urgente sforzo di lettura del significato profondo dell’autonomia stessa, intesa come modalità avanzata per l’organizzazione di sviluppo e convivenza nella nostra comunità. L’autonomia non è un regalo o una magnanima concessione dello Stato. E’ piuttosto una conquista della società e delle sue tensioni verso un miglioramento complessivo della vita di tutti e tutte. Si usciva dalla guerra e dai suoi orrori; dalle ristrettezze economiche precedenti al boom; dall’urgenza di trovare nuovi modelli di convivenza regionale, con minoranze che si sentivano emarginate e rispondevano a tale disagio con tragiche forme di terrorismo. Si usciva, insomma, da un periodo difficile, consapevoli che gli strumenti del primo Statuto avevano dimostrato tutti i loro limiti. Ma non solo.

La stagione che vide l’avvento del secondo Statuto si stava dimostrando di rara complessità locale, nazionale ed internazionale. Mentre si chiudeva la vertenza della riforma statutaria, esplodevano gli opposti estremismi con tutto il loro tragico armamentario di violenza. Le piazze diventavano luoghi di una contestazione che si spingeva su terreni più vasti: da quelli della rivendicazione sociale a quelli della costruzione di nuovi modelli etici. I lavoratori e le loro Organizzazioni partecipavano al dibattito in corso, allargando le attenzioni al di là delle contingenze, mettendo a maturazione culture che avrebbero dato frutto qualche anno più tardi, come quelle dell’ambientalismo, della solidarietà sociale e dell’identità autonomistica.

E’ in quel clima che maturava la consapevolezza che l’autonomia non può ridursi a mera risorsa economica, ma che deve favorire l’innovazione sociale ed economica di un Trentino in procinto di uscire dalla sua antica dimensione agro-silo-pastorale, per misurarsi con la modernità che parla di fabbrica; di occupazione, di condizioni di lavoro, di diritti e di sviluppo; di rivendicazioni complessive e non singole e del dovere di immaginare – e quindi governare – il futuro, anziché subirlo. Il secondo Statuto aprì insomma la stagione delle intuizioni kessleriane; del contributo del riformismo e della cultura del lavoro e della programmazione intesa come filosofia di governo, per dispiegare tutte le nuove potenzialità. autonomistiche
Se questo era il clima di allora, è evidente la sostanziale differenza con un presente, dentro il quale l’autonomia non è più percepita, dai suoi stessi fruitori, come una straordinarietà preziosa, bensì come una consuetudine all’intervento pubblico in economia; come un sedativo all’imprenditorialità; come un cuscinetto in grado di assorbire tutte le contrazioni dei mercati determinando il calo della tensione innovativa propria dell’autonomia, minando anche la centralità della convivenza e dell’autogoverno, fino ad esaurirne ogni potenzialità.

In questa dimensione invocare oggi un terzo Statuto, aspirando perfino ad un improbabile riconoscimento costituzionale della sperimentazione euro regionalistica, non è sufficiente a gettare le basi per una fase nuova, dentro la quale fare sintesi fra le due Province autonome, in una irrinunciabile cornice regionale, attraverso la stratificazione di nuove libertà e di nuovi poteri, aderenti alla rapidità ed alla complessità delle trasformazioni epocali in atto.

Occuparsi di terzo Statuto non può ridursi ad un dialogo istituzionale solo teorico, ma impone, ad esempio, di affrontare responsabilmente la necessità di una netta separazione fra potere legislativo ed esecutivo, dove il primo non sia segnato da sudditanze pericolose rispetto al secondo e dove non prevalga la preminenza delle sole maggioranze. E’ in questa dimensione delle rispettive autonomie che si può immaginare un vero rilancio dell’autonomia, fissando più definite libertà parlamentari; ambiti di vera sburocratizzazione e partecipazione collettiva; utilizzo di “leggi-quadro” in grado di fissare principi ed ambiti, demandando poi all’azione amministrativa l’esecutività della norma, in un intreccio virtuoso e capace anche di codificare più chiari i rapporti con lo Stato centrale, sia sul versante amministrativo come su quello finanziario.

Spunti, proposte e riflessioni sono quindi necessari per dar corso ad un dibattito senza alcun pregiudizio, ma con l’esclusivo scopo di riscoprire il senso dell’autonomia; di proiettarla nel futuro e di cogliere i rischi che la stessa può correre davanti alla storia ed al suo incedere.

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Bruno Dorigatti

Già Presidente del Consiglio provinciale di Trento

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