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LETTERE AL DIRETTORE

BRUNO DORIGATTI * PD: « DIVENTI UN PARTITO IN CUI MILITANTI ED ELETTORI SIANO ORGOGLIOSI, PROMUOVA GIUSTIZIA SOCIALE PER REDISTRIBUIRE RICCHEZZA »

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12.33 - sabato 12 novembre 2022

Viviamo uno periodo difficile, ansioso e privo di certezze, mentre la confusione è l’elemento prevalente. Le cause sono molteplici ed alcune provengono da lontano: pandemia, situazione economica e sanitaria, la politica, la guerra. Le vecchie sicurezze in un lampo sono svanite, come la neve al sole, mentre la ricerca di punti di riferimento diventa una spasmodica quotidiana necessità. Anche la politica è sparita. Ha lasciato il posto alle consorterie degli interessi di parte ed alla navigazione a vista, proprio quando il Paese avrebbe la necessità di forti idee, di punti di riferimento, di identità, di coesione e di solidarietà. La domanda che dobbiamo porci è quindi come uscire da questo pantano, nel quale ogni giorno affondiamo sempre più ed ormai quasi senza più speranza.

Le ultime elezioni hanno ulteriormente lacerato il tessuto sociale e posto alla nostra attenzione molte incognite circa l’avvio di una fase di uscita dalle fitte nebbie che ci avvolgono. La sinistra – o ciò che ne rimane – non è mai stata così confusa, frammentata e allo sbando. Sembra un vecchio condominio, dove ogni appartamento è autonomo e non si preoccupa affatto dell’intero stabile e dei suoi inquilini. Nel frattempo, la società è mutata profondamente, si è parcellizzata ed ha fatto del rancore il cuore di qualsiasi dibattito, rispecchiando in ciò i limiti e le pochezze di una classe politica sempre più delegittimata agli occhi del cittadino-elettore.

A maggior ragione, la sinistra dovrebbe mettere da parte le proprie piccole miserie e ritrovare il gusto di costruire un’ alternativa politica e sociale. Fa male trovarsi superati da una destra populista e razzista, dopo anni di impegno e di lavoro da parte di tanti militanti che hanno, a volte e addirittura, privilegiato il Partito o il Sindacato, rispetto agli affetti e alle aspettative personali. Impegno sprecato e vanificato dall’incapacità di comprendere e di immaginare il futuro.

Non posso non richiamare alla memoria le ultime elezioni provinciali, nelle quali per calcoli fantasiosi di strategia politica o di pura bottega, si è preferito affossare l’esperienza di centrosinistra autonomista e scegliere la strada sbagliata del suicidio politico. Infatti, il Patt dopo quello sgarbo si è orientato a fare intese con la destra invece che con il Partito Democratico e tutto un patrimonio di esperienze e di progetti si è dissolto nel nulla. Si è trattato di un vero “capolavoro” di masochismo, frutto di nessuna lungimiranza politica. Ciò nonostante, i fautori di quella scelta sono ancora ai vertici ed anzi sono stati “promossi” ad importanti incarichi, mentre qualcuno non si rende conto che il proprio esito elettorale è solo il frutto del “flipper” nazionale, anziché di una vera vittoria elettorale.

Oggi costoro predicano l’importanza di un campo largo che possa aggregare molti soggetti politici della società civile, rimanendo però, nei fatti, in una posizione politica di subalternità, rincorrendo cespugli inesistenti e poco rappresentativi e coltivando il sogno di una ricostruzione del centrosinistra autonomista, senza comprendere che si tratta solo di un miraggio. Il PATT gli accordi li ha già stretti con il centrodestra, magari in cambio solo di un piatto di lenticchie e adesso, con il suo tergiversare, punta ad intralciare il lavoro di qualsiasi possibile alleanza alternativa all’attuale “malgoverno” dell’autonomia.

La nostra gente non crede e non si riconosce più nei “minestroni” riscaldati e rivendica invece il bisogno di un partito autorevole, con un proprio programma, una propria identità, in grado di intercettare quella parte di società che rifiuta la politica e che non vota, recuperando, al contempo, un rapporto con il mondo del lavoro e con quelli che vivono uno stato di precarietà e senza voce. Provare a risolvere le diatribe dentro il Partito con lo strumento delle primarie significa perpetuare le correnti e lacerare ulteriormente il Partito.

Le primarie sono infatti la palese rappresentazione dell’ incapacità del Partito di presentare un segretario e un gruppo dirigente che possa dialogare con tutte le sensibilità presenti. Si tratta insomma di uno strumento che ha prodotto solo disastri e che induce ad una costante oscillazione, priva di politica alta e di strategia credibile, dove la soluzione sembra quella di cambiare il proprio massimo rappresentante ad ogni fruscio di foglia. Le primarie sono infine l’espressione di uno scontro tra persone e non di una dialettica politica.

Tutto questo è anche frutto del lascito renziano, che ha sfasciato il Partito e continua con forza ad attaccare, non la destra, ma proprio quella forza politica dalla quale esso è uscito per dare vita ad una formazione personale. La stessa cosa vale per Calenda che, dopo essere stato eletto con i voti del PD, ha fondato un proprio soggetto non rispettando i patti, ricattando il Partito e proponendo candidati che provengono dalla destra. Basta rincorrere questi “sfascia-carrozze”, ormai pronti a sostenere il nuovo governo dopo aver favorito la vittoria della destra. Ma basta anche con l’inseguire un movimento nato sulle difficoltà e il rancore del Paese, un movimento è l’essenza stessa della confusione, quando sostiene proposte di destra o di sinistra, secondo il proprio interesse e l’orientamento dei venti. Volevano aprire il Parlamento come una scatola di sardine e sono finiti a raccattare qualche voto con la demagogia e le solite promesse buone per ogni occasione.

Credo invece che il PD dovrebbe lavorare ad un programma veramente all’altezza delle sfide dei prossimi anni, nel nome dell’unità e della coesione, abbandonando i talk show, i social e la politica fatta di interviste che delegittimano l’intera classe dirigente del Partito stesso. Dunque, un Partito autorevole, che indichi la via moderna da seguire e che non si lasci attirare dalle nuove e vecchie sirene della governabilità ad ogni costo. Un Partito che, in nome della coerenza, sappia stare anche all’opposizione, ripartendo dalla società ed interpretandone con forza le istanze dentro Il Parlamento e le Istituzioni del Paese.

Un Partito capace di non mettere ogni giorno in discussione i propri valori e le proprie proposte programmatiche come quelle del lavoro, dell’ambiente, dell’etica, della giustizia sociale, della moralità politica e della pace. Un Partito in cui tutti i militanti e gli elettori siano sostenitori della proposta politica e siano orgogliosi di appartenervi, promuovendo la convivenza di tante idee , nel solco dell’unità, della giustizia sociale e della solidarietà, per redistribuire la ricchezza fra chi ha molto a chi non ha nulla. Va quindi lanciata una campagna di cultura e di formazione a tutti i livelli, con il filo conduttore della memoria storica, al fine di recuperare le profonde lacune del nostro passato e per non commettere più quei tragici errori che hanno segnato parti importanti della nostra storia.

 

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Bruno Dorigatti

già Presidente del Consiglio provinciale di Trento

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