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LETTERE AL DIRETTORE

BRUNO DORIGATTI * BILANCIO ” GOVERNO DEL CAMBIAMENTO “: « CAPACE COME POCHI DI NON CAMBIARE NULLA, HA RIDIMENSIONATO QUEL MODELLO TRENTINO CHE ERA INDICATO COME ESEMPIO AVANZATO DI SVILUPPO »

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10.41 - lunedì 6 luglio 2020

Com’era facilmente prevedibile, l’emergenza pandemica tutt’ora in atto ha prodotto e continua a produrre mutazioni profonde nel tessuto sociale ed economico anche del Trentino. Tramontano d’improvviso alcune certezze che parevano immutabili, mentre crescono fragilità proprie di un sistema che ha scelto di investire buona parte delle proprie risorse in uno specifico settore, come quello turistico, ricco di molte potenzialità e di rapide capitalizzazioni ed altrettanto esposto ad ogni minima variazione degli assetti economici della sua clientela.

Accanto a ciò, sembra in sofferenza anche la realtà agricola, ancora in sospeso fra l’opzione imprenditoriale della quantità e quella territoriale della qualità ed estromessa dal centro decisionale del suo sviluppo. Nel frattempo, il composito quadro della Cooperazione pare deturpato da liti intestine e da personalismi che ne minano la credibilità ed i valori ed il mondo del lavoro e dell’occupazione è divenuto da un lato strumento di mera propaganda, con la demonizzazione dei dipendenti pubblici e con la difesa “un po’ pelosa” dei lavoratori del commercio e, dall’altro sembra essere materia del tutto sconosciuta alle politiche di una Giunta provinciale capace solo di rifiutare il confronto programmatico con il mondo sindacale.

E poi ancora, se solo guardiamo al settore strategico della ricerca e dell’innovazione, manipolato ai fini di un controllo politico più stretto, mentre si incentivano le redditizie politiche dell’intolleranza e della dismissione di ogni attenzione sociale vera e solidale. Capitolo a parte, gli investimenti infrastrutturali, la cui strategicità appare decisamente dubbia se si regge sulle stesse motivazioni di cinquant’anni fa, come dimostra l’eclatante rispolvero della PI.RU.BI. Al contempo, dopo aver sostenuto, anche nelle circostanze meno opportune, la straordinaria capacità del sistema sanitario provinciale, non si fa nulla per trattenere qui il regista di quello stesso sistema, ovvero colui che ne ha garantito almeno la tenuta, lasciandolo andar via “insalutato ospite”, mentre l’intero pianeta socio-sanitario trentino, per ammissione dei suoi stessi protagonisti scientifici, annaspa nell’incertezza assoluta e nella totale carenza di guida politica. Infine, sul fronte culturale e formativo, l’attualità ci ha stupiti con il presunto obbligo degli esami di quinta elementare.

Piaccia o meno, questo pare essere il bilancio a quasi due anni dall’insediamento del “governo del cambiamento”,c apace come pochi di non cambiare nulla e, anzi, di ridimensionare quel modello trentino che, fino ad ieri, era indicato come esempio avanzato di sviluppo. Ciò che invece sembra pienamente riuscito alla Giunta provinciale ed alle forze politiche che la sostengono e l’uso di una propaganda smaccata e spesso contraddittoria, che ha raggiunto un pericoloso punto di svolta nel mettere “tutti contro tutti”: dipendenti pubblici; imprenditori del turismo e del commercio; genitori ed insegnanti; medici, scienziati ed ambientalisti.

Un gran calderone di proteste, dentro le quali il leghismo coltiva comunque il suo consenso; un calderone che dimostra ogni giorno l’evidenza di una complessiva incompetenza ed inattitudine all’articolare l’azione di governo in un territorio complesso come il nostro. E così si offrono risposte vacue a domande di senso, baloccandosi con le Istituzioni e l’Assemblea legislativa e riducendo il dibattito politico, quale essenza della democrazia parlamentare, ad un continuo litigio da cortile.

Scambiando le scelte ideologiche per atti di straordinario coraggio politico, si restituiscono fondi non spesi all’Europa evidenziando così l’assenza di qualsiasi politica di spesa fondata sui principi indispensabili della programmazione, in uno scenario connotato dalle scelte del giorno per giorno. E’ un quadro a tinte fosche quello fin qui dipinto dalla Giunta provinciale, in nome del motto: “prima i trentini”; un quadro privo di profondità, e piatto come un foglio,ma non altrettanto solare e sereno come i disegni dei bambini.

 

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Bruno Dorigatti

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