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LETTERE AL DIRETTORE

ANGELO BOTTURI * RUSSIA-UCRAINA: « IL GUAIO LO ABBIAMO COMBINATO ANCHE NOI CON LA NOSTRA ECLATANTE NEGLIGENZA OPERATIVA »

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12.27 - lunedì 28 marzo 2022

Gentile giornalista direttore,

Come fare la nostra parte di cittadini e non di sudditi? Viviamo in democrazie parlamentari e per questo vogliamo interloquire. Certamente corriamo anche il rischio di sproloquiare e di commettere errori palesando la nostra impreparazione, la nostra insufficienza, i nostri pregiudizi e luoghi comuni. Non siamo in Russia e pretendiamo di dire e ridire qualcosa di significativo o di utile sulle informazioni che i potenti ci propinano. Sotto Putin non è possibile alcuna opposizione e non si sa bene nemmeno quali siano i diktat del sovrano e dei suoi oligarchi. Qui da noi in occidente, ci è data la possibilità di dire tutto ed il contrario di tutto. Nel marasma informatico digitale transitano comunque indisturbate le scelte di potentati economici e militari che plasmano ed adattano i loro interessi tenendo conto delle aspettative e dei bisogni che noi comuni mortali manifestiamo e forniamo loro per induzione digitale volontaria. Non a caso il cellulare da strumento è diventato organo dialogante del corpo che siamo per connessione permanente.

Cosa dire sulla guerra in Ucraina? A sentire il papa dobbiamo opporci al darwinismo ed invocare un creazionismo buonista che i fatti smentiscono quando parla di terza guerra mondiale a pezzetti. E’ difficile incontrare l’homo sapiens e tanto meno il sapiens sapiens. L’homo novus frater si mantiene tuttavia nell’utopia individualista di matrice cristiana. E’ un uomo raro e prezioso, quasi del tutto ‘non di questo mondo’ … perché, se fosse di questo mondo ‘’le schiere degli eserciti celesti interverrebbero a difesa dei vinti della storia’.
Restiamo così, troppo soli, con l’homo habilis la cui capacità di produrre eccede la capacità di saper gestire le sue stesse produzioni. Le armi distruttive, ‘deterrenti’ lo sono nel forse e non nel certo. La ragione non è più tale nell’emersione dell’emotivo che anima le nostre passioni e le nostre paure.

Al traguardo cui stiamo per approssimarci possiamo leggere i segni dei tempi nell’incombente pericolo del nucleare atomico e nella inevitabile e forsennata contesa per le risorse. La perdita della bio diversità con il collasso ambientale, dice la rottura di remotissimi equilibri tra viventi che l’artificiosità tecnica dell’uomo non vuole riconoscere né, tanto meno, gestire. Nella corsa per l’accaparramento delle risorse primarie e nella loro contestuale penuria e difforme distribuzione, vediamo crescere i conflitti e le loro presunte, ragionevoli, ideologie di supporto. La paura non è sottomessa alla ragione ma piuttosto vale il viceversa: l’intelligenza si consuma immancabilmente nell’angoscia e nell’emotività.

Il confronto Biden – Putin è, se non fosse per il tragico che sottende, rivelativo di interessi strategici divergenti che noi europei dovremmo considerare con maggiore attenzione e pragmatismo. Io torno a pensare che la Russia sia potenza geo strategia e culturale europea. L’errore di Putin è enorme, non solo per la perseverante e nota sua brutalità, ma anche perché anacronistico, sette – ottocentesco. Cina ed India non sono e non possono essere potenze neutrali. Esse prevarranno e, presumo, fra qualche solo decennio, insidieranno i territori russi asiatici al punto che lo scontro sarà inevitabile. Per i cinesi e forse anche per gli indiani, i coreani ed i pachistani, l’Asia è loro. Almeno, io presumo quei territori immensi, necessari alla loro espansione e sopravvivenza. Putin compromettendosi con l’Europa ha distolto lo sguardo da un continente che ritiene di poter controllare con la esplosività e numerosità delle sue armi nucleari. L’errore è imperdonabile e doppio perché indebolisce il fronte russo sia ad ovest come anche ad est. Per noi europei la pace va ricercata con la politica. Chiudiamo in fretta questa guerra tra Russia ed Ucraina e, soprattutto non diamo troppo ascolto a Biden che ci invita, nei fatti, allo scontro diretto. Il nostro interesse sta nella pace come strategia geo politica comune. Come Europa, dobbiamo al più presto imparare a difenderci ed interloquire comunitariamente e non in ordine sparso. L’Ucraina va difesa con le armi per principio universale non negoziabile e perché il guaio lo abbiamo combinato anche noi con la nostra eclatante negligenza operativa.

Le minacce alla Russia dicono la nostra insufficienza storica, culturale e strategico militare. Detronizzare Putin è compito scontato ma ugualmente, dovevamo e dobbiamo confrontarci direttamente con la Russia. Distruggere un paese come l’Ucraina è umanamente insensato sia per le sofferenze dirette ed indirette che il conflitto fratricida ha alimentato sia per gli interessi in gioco. Trattare era doveroso perché gli stessi motivi erano già emersi con la guerra di Crimea e di Siria. Allora dovevamo intervenire e prendere provvedimenti come embarghi, restrizioni finanziarie e riarmo comune europeo. Comunque. non è mai troppo tardi per reagire ed agire; non abbiamo tempo per disperare. La pace disinteressata non esiste. Gli errori vanno riconosciuti, le parole non improvvisate e le minacce misurate. Ognuno di noi europei trovi le sue motivazioni di supporto, ma non dica la mano sinistra il contrario di quanto pensa e fa la mano destra. L’attualità ci sta predisponendo scenari inquietanti ma, se le nostre scelte saranno autorevoli ed intelligenti potremmo pensare di superare difficoltà, di curare ferite e di aspirare al una concordia possibile, regionale, come anche continentale e forse planetaria, e per un futuro non troppo lontano o accidentale. L’umano è prima di tutto fatto tecnico culturale; è politica e non viaggio nel buonismo a basso costo per anime che non sono di questo mondo. Le amicizie dell’imprenditore Berlusconi o le preghierine del populista Salvini sono solo pubblicità e fumo negli occhi. Possono aiutare il più semplificato volgo delle estive spiagge assolate, non il bene comune che ha esigenze effettive di sicurezza di concordia e di pace a lungo termine.
Io penso che la pace non sia né disarmata né armata, sia consapevolezza: non caso, tutta necessità.

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Angelo Botturi Verona 27.3.2022

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