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LETTERE AL DIRETTORE

ANGELO BOTTURI * GUERRA UCRAINA: « CADAVERI ABBANDONATI COME SPARSE IMMONDIZIE, STIAMO ASSISTENDO ALL’EMERGERE DI UN MALE CHE OLTREPASSA OGNI GIÀ DESCRITTO INFERNO »

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08.08 - venerdì 3 giugno 2022

Gentile giornalista, dalle cronache relative alla guerra Ucraina apprendiamo di cadaveri volutamente abbandonati come sparse immondizie presso le strade, le piazze o addirittura con spregio ‘buttati’ nei Centri Commerciali.

Questi fatti dicono a tutti noi di un transito pericoloso, forzato e disumano, verso l’empietà. Stiamo assistendo all’emergere di un male che oltrepassa ogni già descritto inferno.

Un tremendo passaggio involutivo, non solo di Specie umana/non umana, ma più ancora di Regno tassonomico Incognito e ‘contro natura’. Come possiamo infatti dare ordine nella nostra mente a comportamenti tanto indicibili? Con quali criteri, con quali motivazioni assolutorie negative di necessità/bisogno, di demenza/paura, di efferata/distorta ideologia genocida o di esasperata vendetta/rappresaglia? Anche il male ha o pensavamo che avesse, dei limiti negativi.

Domenico Quirico su La Stampa ci ha ripetutamente accompagnati in un oltre, abisso di senso. Nell’immediatezza emotiva lo sdegno parrebbe inevitabile e capace di sollevare una risposta forte e decisiva di simmetrica minaccia militare.

Eppure, o per fortuna, ci viene in soccorso la ragione. Il pragmatismo ci obbliga infatti all’auto controllo; a considerare le circostanze, i limiti e le strategie diplomatiche. Per lo più, non siamo politici consumati, né pacifisti dell’ultima ora e vorremmo stornare da noi stessi l’improvvisazione, la superficialità, l’ambiguità, l’apparire saputi o profeti. Nel tacito restare come sospesi tra un reagire misurato ed un compromesso carico di futuro, mi sono venuti alla mente alcuni versi implacabili del ‘Il canto del gallo nero’.

In particolare quelli della poesia ‘L’otto di termidoro’. Versi, facili da rintracciare anche in internet, che denunciano con lucidità la banalità e l’insipienza servile dei violenti. L’autrice, una giovanissima ragazza ebrea, Gretrud Kolmar, internata e vittima innocente ad Auschwitz, così si interrogava sulla radice oscura del male: “Che cos’è la virtù? Che cos’è mai per voi (nazisti) la solidarietà/l’amore?” E nelle sue stesse risposte trafiggenti: “Io vi dico … Io lo sento … Io lo so … Siete stati imbrogliati … Voi, con le mani tuffate nel danaro … Voi calunniatori senz’ali … nati ciechi … con gambe/carne e il Niente … Voi, senz’anima…”

Il mio intervento vuole essere un ulteriore invito a non trascurare la pericolosa concretezza di questa disumanità riemergente. Prima che infetti le nostre coscienze dobbiamo smascherarla, circoscriverla e curarla.

Difendiamo perciò con ogni mezzo lecito questa imperfetta democrazia perché le alternative tiranniche, apparentemente capaci di semplificate risolutive risposte, hanno un costo sociale e di dignità spropositato.

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Angelo Botturi

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