La sanità trentina è in crisi? Il rapporto Italia Oggi- La Sapienza, in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, ci posiziona al primo posto nella classifica della qualità della vita delle centosei Province italiane, ma agli ultimi posti per la voce salute.
Ulteriore riconoscimento per il capoluogo e’ stata l’indagine del Sole 24 Ore realizzata con Legambiente e Ambiente Italia dove Trento si posiziona al secondo posto delle città italiane “verdi”.
Due ottime notizie, ma anche qualche ombra che si addensa sulla nostra sanità pubblica.
Il problema atavico della costruzione del nuovo ospedale, la difficoltà strutturale del reperimento di nuovi professionisti sanitari e le ultime boutade giornalistiche dei vertici aziendali che appaiono essere stati presi in contropiede dal decreto legge del Governo con il rientro in servizio di tutti i sanitari no-vax sospesi.
È ormai evidente che gli investimenti in edilizia sanitaria, il recupero delle liste d’attesa, la questione del personale sanitario ormai stremato dall’emergenza infinita del Covid-19 e la carenza strutturale nel reperimento di nuovo personale vanno subito affrontati con grande impegno e visione politica.
Sull’edilizia sanitaria è ancora in atto un infinito contenzioso giudiziario amministrativo sul progetto del NOT e anche la proposta di project financing del nuovo Ospedale di Cavalese pare impantanata nella burocrazia provinciale. Crediamo che la soluzione definitiva dovrà ormai essere trovata dalla prossima Giunta dopo le elezioni provinciali del 2023 e speriamo che nel frattempo il nuovo Governo possa dare completa attuazione alla legge delega di riforma del codice degli appalti pubblici e che potrebbe aiutare a sbloccare tante opere pubbliche.
Il personale no-vax, rientrato legittimamente al lavoro, dovrà essere subito reintegrato e reimpiegato per sopperire alle oggettive difficoltà del personale sanitario e per permettere a chi per più di due anni si è sacrificato con turni massacranti ad usufruire finalmente dei riposi saltati e delle ferie dovuti. Altre soluzioni, ancora legate a limitazioni non più giustificate, potrebbero apparire persino come discriminatorie e portare a numerosi contenziosi giudiziari di cui possiamo fare francamente a meno.
Il recupero delle liste di attesa va affrontato ripristinando in primis i tempi di attesa dei cosiddetti raggruppamenti di attesa omogenea (RAO) e con un piano straordinario di recupero dell’arretrato che va negoziato con i medici e tutti i professionisti sanitari, ma che certamente non potrà essere portato a compimento a costi invariati, ma necessita di un impegno di spesa straordinario da parte della Giunta provinciale.
Sulla ricerca di nuovo personale non crediamo possano bastare delle costose e probabilmente anche inutili campagne di marketing comunicativo, ma bisogna pensare di invertire la rotta e investire nell’adeguamento dei contratti e delle retribuzioni dando precise direttive all’APRAN per l’attuazione delle direttive politiche.
Bisogna prendere atto che la sanità non è più quella di vent’anni fa, sia dal punto di vista organizzativo che di quello contrattuale e il lavoro degli infermieri e di tutte le altre professioni sanitarie è profondamente cambiato. Più qualificazione, più responsabilità e impegno professionale a sostegno del sistema sanitario pubblico non sono stati però ancora accompagnati dal giusto riconoscimento giuridico – economico.
Ecco spiegato semplicemente il motivo per cui magari molti decidono di cambiare lavoro o perché la nostra Provincia non è più appetibile come lo era prima. Con uno stipendio medio di un infermiere o di un altro professionista sanitario, ma nel contempo con un costo della vita tra i più alti d’Italia e con un possibile impiego più vicino alla Regione di appartenenza, diventa sempre più difficile pensare di attirare nuovi professionisti dall’esterno.
La sanità trentina è rimasta ancorata anche ad una visione esclusivamente medico-centrica, senza evolversi al necessario cambiamento organizzativo e allargando l’orizzonte a tutte le altre professioni sanitarie che sono indispensabili al funzionamento di tutto il sistema. Non a caso anche nella maggioranza provinciale qualcuno se ne è accorto e ha proposto un allargamento del Consiglio di Direzione proprio alla professione più rappresentativa e che corrisponde al ruolo degli infermieri. Una proposta che, se approvata, potrebbe essere solo l’inizio di una nuova era e una rivoluzione indispensabile per aprirsi al futuro.
Il Trentino ha le risorse umane ed economiche per poter uscire da questa crisi del sistema sanitario, ma per raggiungere l’obiettivo serve piena consapevolezza dei problemi,, capacità manageriali e soprattutto nuovi investimenti che vanno recuperati dal bilancio provinciale e sono scelte politiche da portare avanti con lungimiranza e a breve, medio e lungo termine.
*
Andrea Merler e Luca Chini
Professionisti sanitari della prevenzione