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LETTERE AL DIRETTORE

ANDREA MERLER * ELEZIONI 2022: « IL PD DEVE FARE IN FRETTA A TROVARE LA QUADRATURA DEL CERCHIO E A SEGNARE IL PERIMETRO DEL CAMPO PROGRESSISTA, TROVANDO UN ACCORDO POLITICO CON I VARI CESPUGLI DI CENTRO »

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17.01 - lunedì 25 luglio 2022

L’incognita dei partiti per le elezioni di settembre. Alla fine è andata come forse doveva andare. Si va ad elezioni anticipate con lo stupore e lo sconforto di molti che hanno assistito ad uno dei più brutti spettacoli politici che si possano ricordare.

Nessuno si è assunto la responsabilità diretta della sfiducia al governo con il voto contrario, ma con atteggiamenti pilateschi si sono sfilati giocando la carta dell’astensione.
Il Premier Mario Draghi ne ha preso atto e stavolta il Presidente della Repubblica ha deciso che non vi erano più le condizioni per continuare e ha pensato – giustamente – di ridare la parola agli elettori. Nei giorni successivi alla non sfiducia formale, ma a quella di fatto, vi sono stati strali di uno contro l’altro. Per qualcuno la colpa originaria è del Ministro Di Maio reo di aver innescato la miccia della crisi interna corporis al M5S.

Per altri la colpa è solo ed esclusivamente dell’ex Presidente del Consiglio e attuale segretario del M5S Conte che ha deciso con i suoi Senatori di sfilarsi dalla maggioranza non votando la fiducia sul decreto aiuti. Come non dimenticare poi quelli che incolpano Salvini della Lega e Berlusconi di Forza Italia che avevano rilanciato con la risoluzione, non accettata dal Premier Draghi, che prevedeva un rimpasto di governo senza l’appoggio del M5S. Il Partito democratico all’apparenza sembra uscirne invece quasi indenne, ma non certo senza colpe perché per molto tempo aveva cercato di costruire il campo largo con il M5S, salvo poi ripudiarlo dopo lo scioglimento definitivo delle Camere.

Quello che è certo è il fatto che la politica, dopo tutti questi stucchevoli e inspiegabili colpi di scena ne esce indebolita e ancora più distante dagli elettori. Adesso è venuto il tempo della campagna elettorale e l’intensa road map verso il voto significa non fare sconti a nessuno. Questo si vuol dire quando Enrico Letta parla di “occhi di tigre” oppure quando Giorgia Meloni cita la “ripartenza della macchina del fango” nei suoi confronti.

La questione interessante è però sapere come saranno strutturate le due maggiori coalizioni? Se da un lato Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia appaiono almeno apparentemente granitici e coesi in nome del futuro governo e discutono solo sul leader perché né Salvini, né tantomeno Berlusconi hanno intenzione di abdicare alla Meloni, dall’altra dopo l’affossamento del campo largo con il M5S, tutto sembra indefinito.

Il Partito democratico deve fare in fretta a trovare la quadratura del cerchio e a segnare il perimetro del campo progressista trovando un accordo politico con i vari cespugli di centro che tutti assieme potrebbero avere un peso specifico rilevante. Mancheranno, pochi o tanti che siano, i consensi del M5S che forse qualcuno ha intenzione di recuperare post voto confidando nel fatto che nessuno vincerà subito le elezioni.

A mio modo di vedere scatterà il voto utile, o si sceglie il centrodestra oppure il campo progressista con un consolidamento dello schema bipolare anche se il M5S potrebbe ancora riservare sorprese. La differenza tra i due poli la dovrebbero fare i programmi, ma forse potrebbe farla ancora una volta l’astensionismo.

Se gli elettori sono sempre più stanchi e stufi di questa politica di interessi particolari di partito e di slogan bisogna provare a dare una visione di medio-lungo termine che non saranno certo il milione di alberi che sono solo la minima parte di quelli già previsti dal PNRR (6 milioni) oppure i 1.000 euro ai pensionati che sarebbero un’ottima politica di welfare, ma che nel contempo hanno anche costi proibitivi (stimati in 60 miliardi di euro) per il bilancio dello Stato.

Servirebbero proposte concrete come ad esempio gli investimenti sul lavoro e la riduzione del cuneo fiscale, la rivisitazione del reddito di cittadinanza che va consolidato come politica passiva per chi non può lavorare o chi ha perso temporaneamente il lavoro, ma non certo come politica attiva perché non lo è e va affiancato proprio da queste per renderlo efficace nel tempo, investimenti in nuove infrastrutture strategiche per la gestione dei rifiuti, per la gestione dell’acqua come le dighe e i bacini per compensare periodi di siccità che saranno – purtroppo – sempre più frequenti. Come non dimenticare poi la questione dello sfruttamento delle energie rinnovabili che potrebbe vedere protagonista soprattutto il Sud.

Io penso che l’offerta politica dovrebbe essere sempre valutata sui programmi cercando di capire se siano veramente realizzabili e non sulle architetture politiche che ormai abbiamo visto come contino veramente poco e possono sciogliersi come neve al sole alle prime difficoltà. I nostri tempi ci offrono in continuazione, tra emergenze e nuove priorità, sfide importanti che però trovano la politica sempre più inadeguata a indicare la via da percorrere. Il futuro governo politico avrà anche questi obiettivi da attuare e non sarà facile per nessuno.

 

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Dott Andrea Merler

Trento

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