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LETTERE AL DIRETTORE

AMBROSI (LEGA) * INSERIMENTO LAVORATIVO GIOVANI DIVERSAMENTE ABILI: « POTENZIALE A TUTT’OGGI INESPRESSO PER TANTI RAGAZZI, POSITIVE RICADUTE IN TERMINI SOCIALI ECONOMICI E CIVICI »

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16.47 - giovedì 14 novembre 2019

«Si può fare di più». Si potrebbe commentare così, parafrasando una celebre canzone degli anni Ottanta, le molte prospettive possibili sul versante della disabilità. Un fronte su cui l’attenzione della Provincia di Trento guidata da Maurizio Fugatti e dalla Lega è già elevata, ma che credo esiga un supplemento di riflessione. Mi riferisco, nello specifico, a un aspetto quasi mai considerato con adeguata attenzione: quello delle straordinarie opportunità legate all’inserimento lavorativo di giovani diversamente abili. Per illustrare meglio l’argomento, desidero raccontare qui due storie, due storie vere che ho avuto modo di conoscere e, a mio avviso, esemplari del Trentino di oggi.

La prima è quella di Michele Oberburger, un ragazzo di 16 anni di Roveré della Luna con autismo a medio funzionamento che – grazie all’interessamento del governatore Fugatti e alla grande disponibilità del comandante dei Vigili del Fuoco di Trento, Ivo Erler – ha lavorato tutta l’estate nella caserma dei Vigili del Fuoco, arrivando in un giorno – come aiuto cuoco in mensa – a servire fino a 30 cotolette. Oggi Michele (che corre pure nel trial con la maglia dei Vigili del Fuoco di Trento) grazie alla collaborazione e presenza di un educatore, continua ogni venerdì a recarsi a quella mensa. Tutto ciò, come mi hanno confermato i genitori, ha consentito e sta consentendo a questo ragazzo di fare enormi progressi.

Una seconda storia che mi ha colpito è quella di Roberto Alicanti, 20 anni, ragazzo con Sindrome di Down di Storo, il quale, terminata la scuola alberghiera, quest’estate ha lavorato per due mesi al bar Snoopy di Roncone. Un’esperienza che gli ha consentito di fare grandi progressi con la sua difficoltà più grande, ovvero quella della chiarezza nel linguaggio, ma anche per quanto riguarda l’autonomia personale, dato che per intere settimane è andato e tornato – sempre da solo – dal lavoro con il pullman. Tutto lo ha responsabilizzato e gratificato molto. «Sono stati i due mesi più belli della sua vita», mi ha spiegato, senza nascondere condivisibili soddisfazione e orgoglio, la madre di questo giovane.

Ora, che cosa insegnano le esperienze di Michele e Roberto? Tante cose, evidentemente. Ma un paio su tutte meritano di essere evidenziate. La prima lezione è che la disabilità non va immaginata statica. Se messi nelle condizioni di fare progressi concreti, infatti, i giovani diversamente abili ne realizzano addirittura di insperati, portando oltretutto un calore umano che arricchisce tutti. «Sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose, quelle che fanno cose che nessuno può immaginare», recita una frase del film The Imitation Game, che mi pare quanto mai adeguata per vicende come quelle di Michele, Roberto e dei tanti giovani le cui potenzialità, oggi, sono sottovalutate. Questo perché come società ci manca la capacità di capire la «specialità», come a me piace chiamarla, di questi ragazzi; una «specialità» che è essenzialmente voglia di vivere.

Il secondo insegnamento che le storie sopra ricordate impartiscono a noi tutti è l’urgenza di scommettere maggiormente – già ora – sull’inserimento lavorativo dei ragazzi con disabilità. La vera partita non si gioca infatti sul «dopo di noi», bensì sul «durante noi» perché è solo investendo sul presente che è possibile gettare le basi di un futuro degno di questo nome.

In Trentino esistono già diverse e meritorie realtà associative attive proprio su questo versante – penso, su tutti, al Progetto Per.La. di Anffas -, ma sono appunto convinta, come scrivevo all’inizio, che si possa «fare di più». Anzi, che si debba. Ne va infatti sia del potenziale a tutt’oggi inespresso di tanti giovani, sia delle ricadute positive – in termini sociali, economiche e civiche – per l’intera comunità trentina. E ne va di conseguenza di una vita indipendente di questi ragazzi che può divenire tale solo dove c’è autonomia vera, quella con la «A» maiuscola.

Per questo, fin da inizio legislatura sto monitorando la situazione della disabilità in Trentino e prossimamente farò il possibile, attivandomi in prima persona, per predisporre iniziative finalizzate a facilitare l’ingresso occupazionale dei diversamente abili. Un impegno che porterò avanti con una convinzione: professionalizzare questi giovani non è una sfida solo per loro o le loro famiglie, ma per tutti noi.

 

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Alessia Ambrosi

Consigliere Lega Salvini Trentino

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