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LETTERE AL DIRETTORE

AMBROSI (LEGA) * COOPERAZIONE INTERNAZIONALE: « I CONTESTI ECONOMICI SONO CAMBIATI, PESANTI LE SPENDING REVIEW ANCHE IN SETTORI PRIMARI QUALI SANITÀ E ASSISTENZA »

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12.15 - domenica 4 agosto 2019

Desidero scrivere proprio sull’aspetto oggetto di maggior contestazioni di questo assestamento di bilancio e in appoggio alla proposta di Giunta per la revisione dell’unica quota fissa di bilancio – pari allo 0,25% – riservata fino ad oggi in favore della cooperazione internazionale. Una scelta, quella giuntale, di cui si è parlato molto in questo periodo, in aula e sui media.

Il tema è stato affrontato anche recentemente in V commissione. Un tema certamente delicato e sentito. La cooperazione internazionale, infatti vanta di tanti volontari e associazioni territoriali con finalità di inconfutabile valore sociale, umano e morale.

In primis proprio nei loro confronti – ma anche nei confronti di tutti i contribuenti – ritengo doveroso monitorare e analizzare in maniera critica e oggettiva i punti di forza e i punti dolenti di questo sistema e dimostrare loro che il sistema è trasparente. Che è sano. E lo farò perché i trentini hanno bisogno di risposte chiare!

Ci si potrebbe quindi chiedere, ora, se io creda nella nella cooperazione internazionale. Ebbene sì: al pari di tanti altri ci credo dal momento che la cooperazione internazionale e il dialogo sono fondamentali per amplificare le possibilità di pace e risolvere problemi che possono essere affrontati soltanto grazie ad un approccio bilaterale. Di questo, sia chiaro, siamo tutti consapevoli. Ma i contesti economici di questi ultimi anni sono cambiati e non possiamo non notare le pesanti spending review avvenute anche in settori primari quali la sanità e l’assistenza.

Su questo mi pare sorga una prima, importante domanda: se nel corso della precedente Legislatura sono stati decisi – in alcuni casi “inflitti”, mi verrebbe da dire – tagli primari ai nostri trentini – e parlo di servizi essenziali – perché lo stesso non è avvenuto per la cooperazione internazionale che, al contrario, ha sempre e comunque goduto di una intoccabilità garantita dalla quota fissa di bilancio dello 0,25%? Me lo chiedo e lo chiedo nella consapevolezza che sarebbe interessante, credo, che per un momento il centrosinistra dismettesse i panni dell’inquisitore – che veste con disinvoltura da settimane – per spiegare come mai la quota fissa che oggi difende per la cooperazione internazionale ieri non l’ha difesa per la sanità, per le guardie mediche, per i punti nascita.

Una considerazione che svolgo qui ora, nel dubbio che non siano molti, poi, i trentini consapevoli del fatto che solo nella scorsa Legislatura i finanziamenti pubblici provinciali la cooperazione internazionale hanno raggiunto i 40 milioni di euro, piu del quadruplo rispetto a quelli devoluti dalla vicina provincia di Bolzano, provincia di Bolzano che pure non naviga in cattive acque dal punto di vista finanziario.

Oltretutto, a questi finanziamenti si sommano poi – è il caso di ricordarlo – quelli provenienti dalla Regione, altri 16 milioni per un totale di 56 milioni di euro, 100 miliardi delle vecchie lire, 100 miliardi!

Per ragioni di equità e di adeguamento allo scenario attuale, ritengo quindi che anche questa voce debba essere revisionata. Non già per ridurre i fondi disponibili, ma per responsabilizzare i beneficiari a ottimizzare le risorse e non considerarle un contributo intoccabile e dovuto; anche perché non dobbiamo confondere la cooperazione con un dannoso assistenzialismo. Il confidare su un contributo garantito a priori è infatti diseducativo, (e qui non so perché, ma mi viene in mente quando sono stati regalati i trasporti gratuiti su ogni mezzo pubblico trentino ai richiedenti asilo) in quanto non stimola a crescere in dimensioni e progettualità o a mettersi in competizione per il reperimento di contributi da fonti private.

Se guardiamo la cooperazione a livello globale – come è stata finora gestita – si è rivelata, talvolta, fonte di parassitismi, proprio quel parassitismo su cui spese parole illuminanti il professor Gianfranco Miglio, un fenomeno che non produce ricchezza alcuna ma prospera consumando quella prodotta dagli altri e – ancora peggio – rivelandosi più esiziale, quanto a ipocrisia, della fame stessa che teoricamente combatte. Se non vissuto con passione e trasparenza, infatti, l’associazionismo internazionale degrada a modo di pulirsi la coscienza con donazioni che spesso, poi, si perdono tra burocrazia, stipendi nonché il mantenimento di uffici la cui utilità spesso non appare così evidente.

Ecco, un sistema così – con tratti elefantiaci e tratti di opacità che mal si sposano con l’impegno della cooperazione internazionale propriamente detto – non funziona. Non è questa la cooperazione in cui io credo! Non è questa la cooperazione che intendono i trentini! Perché un simile sistema non solo non funziona, ma è anche specchio di un sistema di sviluppo insostenibile.

L’aiuto internazionale attualmente offerto, infatti, rischia di apparire – almeno in alcuni tratti – un business, uno dei tanti, che contribuisce ad accrescere disuguaglianze e ingiustizie sociali; l’alternativa a questo enorme – e, ripeto, non sempre cristallino – impiego di quattrini e risorse pubblici, è molto semplice e passa proprio da noi, dalla politica: ecco io non so se in Trentino la situazione sia così. Mi auguro di no, eventualmente saranno altri a verificare. Ma di certo bisogna cambiare registro!

La lotta al sottosviluppo, così bistrattata e nascosta in Occidente dietro la falsa elemosina è importante anche per l’Europa: abbattere la povertà ed evitare ingerenze che causano conflitti e tensioni, vuol dire dare un freno alle ondate migratorie e schivare l’insorgenza di quegli estremismi che portano alla nascita ed alla crescita del terrorismo.

Questa revisione di spesa attuata dalla Giunta non deve quindi essere intesa come una misura restrittiva dell’attività delle associazioni, bensì come uno stimolo a crescere, a responsabilizzarsi, a reperire nuove forme di sostentamento proprio sulla base della loro credibilità. Se un’associazione è credibile, infatti, non avrà alcuna difficoltà a reperire tutti i fondi di cui ha bisogno; mentre noi, come Provincia, dovremmo fare questo: valutare i progetti per quel che valgono, non per quel che pretendono! Noi vogliamo che la cooperazione non diventi uno “stipendificio” sempre per le stesse persone, ma che possa evolvere migliorandosi.

E mi fa piacere che anche il centrosinistra abbia adottato il nostro slogan “aiutiamoli a casa loro”. Per un periodo è stato anche il motto di Matteo Renzi, che forse lo ha usato inconsapevolmente! Perché giustamente nessuno deve essere costretto a scappare dalla propria terra, ma lungi da noi una “carità che uccide”, quella carità tipica dell’atteggiamento finto perbenista. Non è di certo regalando milioni di euro dei contribuenti trentini all’Africa – o a progetti dalla rendicontazione sommaria – che si risolvono i suoi problemi; anzi, in questo caso si rischierebbe perfino di peggiorare le cose, magari arricchendo qualche ras locale e nel frattempo eclissando il buon nome della cooperazione internazionale. La vera sfida, infatti, è quella di aiutare i Paesi più poveri, si offre un’attività di supporto e non di sostituzione rispetto alle energie e risorse locali.

Per questo assume fondamentale importanza la responsabilizzazione e il coinvolgimento diretto dei popoli aiutati. Molti soprattutto gli interventi di carattere strutturale e permanente effettuati in loco, principalmente nei settori della sanità e dell’assistenza, della formazione scolastica e professionale, del lavoro e della produzione.

Voglio concludere con una cosa mi ha colpito in V commissione. Una persona audita è intervenuta per evidenziare un settore nel quale – secondo lei – la riduzione di risorse della cooperazione internazionale inciderà pesantemente in maniera negativa. Il riferimento di questa persona è stato quello della formazione nelle scuole, ove le associazioni intervengono per l’educazione alla cittadinanza globale; interventi che, senza lo 0,25%, – ha argomentato questa persona – verrebbero drasticamente ridotti.

Ma perché – mi chiedo – senza il contributo dello 0,25% le associazioni della cooperazione internazionale non andranno più a portare le testimonianze nelle nostre scuole? Quindi se il contributo fosse dello 0,21 nelle scuole non va più nessuno? Davvero chi usa ogni giorno tutte queste belle e nobili parole, è disposto a fare quel che fa solo ed esclusivamente a fini di lucro? Lo so, sono domande scomode, ma qualcun dovrà pur farle!

Concludo sperando che dai toni catastrofisti se non apocalittici di queste settimane – esagerazioni che hanno umiliato anzitutto chi se ne è reso autore – si possa passare a comprendere che quella contenuta in questo Assestamento di bilancio non è una guerra alla cooperazione internazionale, bensì una sua riforma. Una riforma di cui, anche se a qualcuno potrà apparire strano, sarà la cooperazione internazionale stessa a beneficiare.

 

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Alessia Ambrosi

Consigliere provinciale Lega Trentino

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