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LETTERE AL DIRETTORE

ALESSANDRO GIACOMINI * M49: « IL “PARCO FAUNISTICO DI GIUSTINO“ POTREBBE DIVENTARE UN’APPETIBILE ESCA PER FOTOGRAFI NATURALISTI E SCOLARESCHE »

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19.18 - venerdì 1 maggio 2020

Ora che il famigerato plantigrado M49 è stato catturato, famoso attore di una rocambolesca evasione dal carcere di “ Casteller “ e di una conseguente lunga latitanza comprensiva di varie scorribande, un orso definito problematico ma che di fatto non aveva nessuna intenzione di fare l’orso peluche ma quello insito nel suo dna, la provincia di Trento si sta adoperando per trovare altra collocazione.

Sono già state adottate procedure, tramite canali diplomatici, per inserirlo in altri parchi europei o addirittura in centri faunistici fuori dalla stessa provincia Trentina.
Direi che non c’è nulla di più errato, sarebbe un mero regalo , forse più costoso del Taj Mahal che il sovrano Shah Jahan, fece costruire in memoria della sua amata moglie Mumtaz Mahal.

Sorvoliamo pure sui costi del ” progetto live ursus ” per l’inserimento dei plantigradi in Trentino, cosi pure per le spese di gestione, e nello specifico dei veniali danni causati da M49, ma ora che l’irascibile orso è agli arresti domiciliari al “ Casteller “ esso e diventato di fatto una opportunità da remunerare.

Una delle migliori collocazioni è senza dubbio il nuovo centro, in fase di ultimazione , denominato “Parco faunistico di Giustino”: esso è inserito nell’area delle ex cave Armani e Maffei, nei comuni catastali dell’alta val Rendena di Giustino e Massimeno.

Il centro ha una morfologia, cioè barriere naturali, che si adattano alla perfezione per M49 il suo “ naturale catino della ex cava Maffei “ ha dimensioni ciclopiche che ben si assestano a qualsiasi orso problematico per il suo benessere psico fisico.

Per la contingente crisi, sarebbe un progetto strategico per tutto il territorio si valorizzerebbe il Trentino con una proposta turistica innovativa, l’area è uno stadio naturale che favorirebbe percorsi didattici e di avvistamento dell’orso in una modalità selvaggia e affascinante per la naturalità del contesto, sicuramente unico al mondo nel suo genere.

Tale parco faunistico potrebbe diventare un’appetibile esca per fotografi naturalisti  scolaresche, turisti di ogni nazione, o più semplicemente per l’innata curiosità di ogni individuo di avvicinarsi in tutta sicurezza, magari accompagnati da esperti del Parco Adamello Brenta, all’incontro con l’orso nel suo più che naturale ambiente e non in quei penitenziari denominati zoo.

Una proposta unica che favorirebbe pure l’annosa problematica della destagionalizzazione, quindi cosa aspettiamo a trasformare un problema in una opportunità?

 

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Alessandro Giacomini

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