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ZENI (PD) * SANITÀ: « I LUOGHI FISICI DOVE VENGONO EROGATE LE PRESTAZIONI RESTANO BASILARI, MA VANNO RIPENSATI IN UNA LOGICA DI TRASVERSALITÀ »

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16.21 - sabato 19 dicembre 2020

Luca Zeni. Organizzazione sistema sanitario: un percorso condiviso.

La maggioranza leghista nelle scorse settimane ha annunciato di voler cancellare l’organizzazione dell’Azienda sanitaria prevista in via sperimentale con legge provinciale nel 2017, peraltro senza spiegare i motivi, ed ha presentato un articolo ad hoc nella legge di bilancio.

I diversi modelli organizzativi devono essere adattati a seconda degli obiettivi che si pongono, e il modello approvato dal Consiglio provinciale nel 2017 aveva lo scopo di favorire più possibile la rete ospedaliera e l’integrazione tra ospedale e territorio, superando le rigidità di un’impostazione “verticale”, basata su distretti e ospedali autonomi. In tal modo si mirava a riconoscere funzioni diverse tra gli ospedali, per garantire la maggior qualità possibile, la possibilità di progettualità e quindi di attrattività per i medici, con percorsi di integrazione per la medicina di territorio.

Ha funzionato tutto alla perfezione? Sicuramente no, perché un progetto di cambiamento così ambizioso necessita di una guida che sia costantemente “sul pezzo”, con la capacità di sistemare via via le cose che non funzionano, in particolare sapendo che più orizzontalità può portare a delle difficoltà nella “catena di comando”, e quindi occorre trovare i correttivi. Una guida che oggi non c’è, e senza “chi ci crede”, le riforme difficilmente si possono attuare da sole.

La giunta leghista, dopo aver magnificato il sistema fino almeno a giugno 2020, citando l’ottima capacità di reazione del sistema ospedaliero alla fase 1 dell’epidemia, con l’esplosione della fase 2 – con difficoltà in Trentino dovute soprattutto alla mancata programmazione nei mesi estivi, dalla centrale covid al sistema di tamponamento fino all’assistenza domiciliare – ha pensato bene di tornare all’organizzazione ospedaliera precedente, quella prevista in Trentino nel 2010 dall’allora maggioranza Dellai, e così prevede un apposito articolo approvato ieri dal Consiglio provinciale: per andare avanti torniamo indietro di 10 anni, restaurando distretti e vecchi ruoli amministrativi.

Nel corso della discussione del bilancio siamo riusciti a “tamponare” gli ondeggiamenti della maggioranza con due provvedimenti, adottati dal Consiglio:

1) un emendamento, che subordina ad una analisi e ad un confronto l’adozione dei provvedimenti di ripristino del sistema organizzativo precedente dell’Apss. Infatti l’emendamento approvato sancisce che “previa elaborazione di un’analisi della sperimentazione prevista dal comma 6 ter dell’articolo 56 della legge provinciale n. 16 del 2010, nelle procedure per le modifiche dell’assetto organizzativo dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari prevista dall’articolo 56, comma 6 quater, della medesima legge provinciale, è sentito il parere della competente commissione consiliare permanente, del consiglio sanitario, delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del comparto sanitario”. Almeno ci si potrà muovere dopo aver fatto una valutazione e un confronto.

2) un ordine del giorno, che riprende lo stesso identico testo di una risoluzione che avevamo proposto e che era stata approvata dal Consiglio provinciale il 20 maggio 2020 (quando ancora la giunta non aveva cambiato idea) e che riassume i capisaldi che dovrebbe seguire il nostro sistema sanitario. Da allora la maggioranza ha dichiarato di voler seguire una strada molto diversa, ma si è vista comunque costretta a riapprovare quel testo che aveva approvato soltanto pochi mesi fa, per non contraddire se stessa. Se lo rispetterà, la riorganizzazione che ha annunciato con qualche slogan la giunta, non farà venire meno obiettivi e principi dell’impostazione che oggi dovrebbe essere riconosciuta come quella necessaria per il sistema trentino. Recita infatti il testo approvato che “non possiamo più permetterci organizzazioni focalizzate sul “contenitore”, siano essi ospedali piuttosto che distretti. Occorre invece concentrare la nostra azione sui processi e i contenuti della nostra assistenza

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