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ZANELLA (FUTURA) – INTERROGAZIONE * WELFARE: « RICHIEDENTI ASILO BUTTATI IN STRADA DI NOTTE ALL’ADDIACCIO, QUESTA È L’ACCOGLIENZA CHE GARANTISCE LA PROVINCIA DI TRENTO? »

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16.56 - sabato 2 gennaio 2021

Premesso che:
la notte tra il 28 e il 29 dicembre alle ore 4.30 la Polizia di Stato si è presentata presso la residenza Fersina mettendo tredici richiedenti protezione internazionale alla porta, incurante del freddo, del fatto che poche ore prima la città fosse stata interessata da una delle più abbondanti nevicate degli ultimi anni e che le persone non avessero un posto dove andare;
alcuni giorni dopo, sempre prima dell’alba e con le stesse modalità, pare che altri due richiedenti protezione internazionale ospitati nella residenza Brennero, siano stati messi in strada delle Forze dell’ordine;
alle persone in questione era stata notificata l’espulsione dalla residenza per superamento della soglia di reddito annuale pari a quella dell’assegno sociale (5977,79 euro), secondo quanto stabilito dall’articolo 23, comma 1, lettera d, del decreto legislativo 142/2015;
la Provincia, attraverso Cinformi, era a conoscenza del provvedimento di notifica, ma non vi è notizia che si sia mossa per trovare una soluzione alloggiativa, almeno temporanea, per queste persone immigrate, con scarsa conoscenza della lingua, a bassissimo reddito dato da lavori saltuari, in piena emergenza CoViD-19 e con le condizioni climatiche descritte;
il Comune di Trento, sul cui territorio insistono le residenze, non era a conoscenza della situazione e per questo non ha potuto nemmeno tentare di trovare una soluzione con la Provincia e il Commissariato del Governo.

Considerato che:
sono state messe per strada delle persone di notte e al freddo, senza un tetto e senza di che vivere, solo per attuare un adempimento amministrativo, senza nessuna considerazione di carattere umanitario o quantomeno di opportunità rispetto al rischio che così facendo si potesse sprecare un’occasione di inclusione e si potesse ingenerare solo insicurezza – tanto più oggi che i migranti presenti sono pochi e si potrebbero integrare al meglio;
una posizione di questo tipo da parte della Provincia è perfettamente in linea con le politiche inaugurate coi “decreti (in)sicurezza” dell’ex ministro degli interni Salvini (ora rivisti) che, escludendo dall’accoglienza fette sempre più ampie di immigrati, li hanno condannati alla clandestinità e al vagabondaggio per ingenerare appunto insicurezza da contrastare poi con politiche securitarie;
sulla residenza Fersina, visto lo svuotamento progressivo che è obiettivo della Giunta, il Comune di Trento aveva avviato un’interlocuzione con la Provincia per utilizzarla anche per le persone senza fissa dimora, caso nel quale rientrerebbero i richiedenti protezione internazionale espulsi. Tale interlocuzione si è interrotta per disinteresse della Provincia e ha portato il Comune ad agire in solitudine dedicando l’ostello comunale all’accoglienza dei senza tetto. I posti risultano comunque ancora insufficienti e quindi risulterebbe opportuno riaprire quell’interlocuzione;
non esiste alcuna ragione valida per svegliare nel cuore della notte delle persone, chiunque esse siano, e metterle all’addiaccio durante una pandemia solo per eseguire un provvedimento amministrativo, violando in primis la dignità. L’episodio – molto più grave dello spazio che la stampa gli ha dedicato – ci riporta alla mente la “banalità del male” descritta da Hannah Arendt.

Tutto ciò premesso:

CHIEDO AL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA E ALL’ASSESSORA
ALLE POLITICHE SOCIALI DI SAPERE

perchè non si siano cercate soluzioni alternative all’esecuzione dell’ordinanza di messa in strada dei richiedenti protezione internazionale, concertandole con gli interessati, il Commissariato del Governo e le organizzazioni di settore,;
se oltre ai tredici richiedenti protezione internazionale della residenza Fersina, siano stati messi in strada anche i due della residenza Brennero e/o altre persone;
se vi siano altre persone alle quali è stata notificata l’espulsione per raggiunti limiti di reddito e come si intenda agire per evitare di metterle in strada;
se non ritengano opportuno prolungare i progetti di accoglienza oltre al raggiungimento dei criteri di reddito minimo definiti a livello nazionale, col passaggio a forme di “abitazione sociale” – visti anche i numeri ridotti presenti sul territorio e la disponibilità di posti presso la residenza Fersina si potrebbe individuarla in quella sede – per chi sta transitando verso un’iniziale autonomia, ma necessita ancora di un supporto per l’inserimento e di un minimo sostegno socio-economico.

PAOLO ZANELLA
Gruppo consiliare FUTURA

 

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