Renzo Gubert, per giustificare il sostegno alla coalizione della destra leghista in Trentino, si arrampica sugli specchi e fa finta di non capire la vera natura del problema che viene posto da quanti avvertono un possibile pericolo per l’Autonomia in caso di vittoria leghista.
Non è infatti solamente una questione di “linea di comando”: la Lega di Salvini, in ogni occasione, si è dimostrata un partito di stampo leninista, nel quale comanda un capo assoluto e nessuno può dissentire, per nessun motivo, neppure per ragioni di natura istituzionale.
Non si è visto nessun amministratore locale della Lega prendere posizione alcuna, ad esempio, contro i provvedimenti del Governo Salvini-Di Maio, neppure quando, come nel caso delle recenti norme sui fondi ai Comuni, erano penalizzanti e pericolosi per le rispettive comunità.
Il motivo è presto detto e consiste nel potere assoluto e messianico dal leader. È lui l’alfa e l’omega di tutto.
E così sarebbe anche per Maurizio Fugatti se fosse eletto Presidente della Provincia e dovesse contrastare decisioni penalizzanti del Governo. Non è questione di attitudine personale, ma di meccanismi politici.
Se vogliamo dire, nel campo del centro sinistra, è esattamente il contrario, fino al limite opposto. Il che pone problemi di altro genere, ma non certo di libertà e di rispetto delle diverse “missioni istituzionali”.
Gubert si arrampica tuttavia sugli specchi soprattutto per un altro ben più importante motivo.
È infatti la natura stessa della cultura sovranista che fa a pugni con la nostra Speciale Autonomia.
La Lega di Salvini non è più quella di Bossi. Non propugna il federalismo ma il ritorno al primato assoluto dello “Stato Nazione”.
Gubert – senza il minimo pudore – cita Alcide Degasperi. Ma Degasperi è stato l’emblema della concezione esattamente contraria ed ha concepito la nostra Speciale Autonomia proprio come antidoto al sovranismo, che allora si chiamava nazionalismo.
Nella sua visione – che è la nostra – l’Autonomia Speciale della Regione si fondava su due presupposti connessi tra loro: il superamento delle pretese centraliste dello Stato Nazionale e la costruzione di una prospettiva europeista.
Non ci sarebbe stata – e non ci sarà – una vera Speciale Autonomia con il sovranismo statalista e senza Europa.
La destra leghista che Gubert sostiene vuole invece rafforzare il primo e demolire la seconda. Vuole cioè di fatto cancellare i presupposti sui quali Degasperi costruì l’Autonomia e sui quali poi essa si è consolidata e sviluppata.
Libero Gubert di sostenere chi vuole, ma lasci in pace Degasperi, che fu “anti populista” per definizione; diede avvio a quel processo di unità europea che oggi il Governo Salvini – Di Maio intende cancellare e, sul piano politico, pose sempre quale fondamento della sua idea di “centro” il principio di un invalicabile “confine a destra”.
Non è la prima volta nella storia che i popolari (contrapposti ai populisti) pagano prezzi alti per tenere fede a questi principi, in Italia, in Europa e nel mondo. Ma se ancora un’idea democratica/popolare può essere evocata come segno di democrazia e di progresso, si deve a chi ha saputo resistere ai venti freddi del tempo e ha tenuto ferma la barra al centro.
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Vittorio Fravezzi Sindaco di Dro, già Senatore della Repubblica