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VATICANNEWS.VA * IL PAPA AI PRETI: « NON SIATE RIGIDI IN CONFESSIONALE, PREGATE MOLTO PER NON FINIRE IN “DISCARICA” »

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06.06 - sabato 12 novembre 2022

Il discorso a braccio di Francesco ai partecipanti al corso per Rettori e Formatori dei Seminari dell’America Latina: “Vicinanza, tenerezza e misericordia, le tre caratteristiche del sacerdote”. La raccomandazione di “discernere bene” durante la formazione: “Se un formatore non ha la capacità di discernere, dovrebbe dire al vescovo ‘mandami da un’altra parte’”. Il monito contro i pettegolezzi: “Attenti, facciamo la pelle dei nostri compagni…. Siamo fratelli”.

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Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano

Vicinanza, perché è triste avere preti “alla guida di una parrocchia che gridano a squarciagola” o “che vivono semplicemente di tre o quattro cose e non sanno dialogare”. Tenerezza, perché è brutto vedere sacerdoti “incapaci di accarezzare un bambino, di baciare un anziano” o che sono “rigidi” verso chi viene a chiedere perdono in confessione. E soprattutto preghiera, perché “un sacerdote che non prega finisce nella discarica”. Nel discorso a braccio rivolto ieri, ma diffuso oggi, a rettori e formatori dei Seminari dell’America Latina, Papa Francesco delinea il ritratto del bravo sacerdote, colui che è capace di “vicinanza, misericordia e tenerezza”, evidenziando pure limiti, pericoli ed eventuali tentazioni.

Dopo aver messo da parte il discorso scritto di 12 pagine, consegnandolo comunque ai presenti (“È una cosa pesante, lasciamola leggere con calma”), il Papa, parlando per tutto il tempo in spagnolo, dice di voler condividere “tre o quattro cose che ho nel cuore per la vostra vita sacerdotale, soprattutto per la vita dei formatori in seminario”.

Capaci di tenerezza

La prima raccomandazione riguarda comportamento e atteggiamento nei confronti della gente:

“Non possiamo avere sacerdoti alla guida di una parrocchia che gridano a squarciagola, che sovraccaricano tutto, che vivono semplicemente di tre o quattro cose e non sanno dialogare o che sono incapaci di accarezzare un bambino, di baciare un anziano o che semplicemente non vanno a ‘perdere tempo’ a parlare con i malati, che è una perdita di tempo, ma che sono nei piani parrocchiali e tutto il resto. No, non va bene”.

Discernere durante la formazione

Francesco poi si sofferma sul tema, sempre delicato e complesso, della formazione. Aspetto della vita sacerdotale che ha subito nel tempo diversi cambiamenti: “Ai miei tempi – rammenta – eravamo tutti inseriti in una serie, e la formazione avveniva per serie: ‘Oggi è questo, questo, questo…’. E colui che durò fino alla fine fu ordinato, mentre gli altri caddero in disgrazia o se ne andarono. A quel tempo uscivano così eccellenti sacerdoti, eccellenti sacerdoti. Oggi non è più così, perché è un’altra epoca, un’altra carne, un’altra materia prima. Ci sono altri giovani, altre preoccupazioni; quindi, bene, noi siamo lì per formare questi giovani”.

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