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“UN’ALTRA PIAZZA PER L’EUROPA” – TRENTO – PIAZZA LODRON: «SABATO 15/3 ALLE 15.00 CON LISTA “CIVICA SÌ TRENTO” ED “EUCRAINA”, (E LA PARTECIPAZIONE DI FRANCO IANESELLI)» (DIRETTA VIDEO STREAMING) (PHOTOGALLERY)

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15.07 - sabato 15 marzo 2025

 

 

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PIAZZA LODRON – ORE 16.10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Trascrizione del discorso del Consigliere provinciale Pd, Andrea de Bertolini, in piazza Lodron.

PER UN’EUROPA LIBERA E UNITA (CIT.)
Stiamo vivendo una fase acuta. Dopo una serie di evidenze oggettive che ne confermavano il percorso. Oggi siamo sempre più vicini ad un bivio. Ci sentiamo stretti in un collo di bottiglia. Non solo preoccupa. Di più: genera spaesatezza, indignazione. Genera paure. Legittime
perché fondate. Per il nostro presente; per il nostro futuro.
Ed il significato di oggi è proprio questo: ritrovarsi in questa piazza; riconoscersi insieme nella condivisa difesa comune di un principio per tutti Noi non negoziabile.
Irrinunciabile. Non l’appartenenza ad un Europa in senso formale. Ma il sentire l’appartenenza a quel Codice di Valori di cui la migliore Europa dovrebbe esser espressione. Valori sui quali la Nostra Europa si è voluta ri-costruire sulle ceneri mortifere di quello scempio autoritario
che era stato il regime nazifascista.

Oggi qui, per riconoscerCi in quella tensione morale dei padri fondatori per un’Europa Libera e Unita, per dover (e voler) essere migliori di quello che si era stati. Una tensione,
spirituale, razionale, politica che ha permesso di tracciare i contenuti del Nostro Statuto giuridico europeo per una comune cultura dei diritti e delle libertà fondamentali.

L’ho sempre pensato convintamente. Nel pluralismo necessario delle società democratiche “sane”, i diritti e le libertà fondamentali non hanno – non dovrebbero avere – colore politico.
Ed il Diritto in questo – nella sua forma più nobile – è quel “luogo” (forse l’unico “luogo” umanamente concepibile) di legalità – quindi di garanzia – nel quale potersi ritrovare per una civile convivenza.

Fra le

persone ma anche fra i Popoli, fra gli Stati.
Un presidio irrinunciabile – il Diritto – contro l’ingiusta primazia del forte sul debole.
Un presidio e una garanzia contro quel cannibalismo bulimico, insuperabile – ancora insuperato – tratto essenziale dell’uomo che continua a sfogarsi con incivile
violenza auto conservativa sui propri simili per
l’accaparramento iniquo di risorse. Per il fine del dominio di pochi sui tanti.

La Nostra Europa cui apparteniamo, che vogliamo per i nostri figli, proprio in queste fondanti matrici giuridiche ha trovato e trova ancora la sua natura ideale e valoriale.

Per questo la guerra di invasione all’Ucraina – ogni guerra di invasione – è insopportabile, non tollerabile, illegale. Così per questo, seppur in modo diverso, è altrettanto
insopportabile e intollerabile il linguaggio violento di chi minaccia nuove invasioni con l’arma del potere e della forza economica. Fino a ostentare con una propaganda di sconcertante disprezzo per la vita umana, video di nuovi paesi dei balocchi da erigere su cumuli di
macerie ancora troppo calde che annullano nella morte corpi e vite di donne, uomini e bambini.

Perché queste azioni scellerate fanno scempio di quei valori ideali, politici ma prim’ancora giuridici della nostra idea di Europa. Mortificano la Dignità umana. La Libertà. I Diritti fondamentali. L’Eguaglianza. La Solidarietà. La
Giustizia. La Democrazia. Principi tutti che si ritrovano in quel Progetto d’un Manifesto di Ventotene per un’Europa Libera e Unita che esordiva con quel primo capitolo de “La crisi della civiltà moderna” che rimane
ancora oggi di micidiale attualità.

Principi tutti che riportano e conducono, riconoscendolo necessario e imprescindibile, al paradigma della tutela delle Minoranze, inteso come alfabeto minimo inviolabile del linguaggio civile – giusto – fra persone, fra Popoli, fra Stati.
Difesa delle minoranze, in un’accezione ampia, come tutela dei deboli dall’abuso e dall’arbitrio del più forte, per garantire la legalità nelle relazioni umane e quindi assicurare la convivenza pacifica.

Un connotato questo per Noi “sacro”. Perché primo e ultimo fattore del D.N.A. della nostra stessa Autonomia bi-provinciale. Ed in questo si rinnova ancora più il senso di questa Piazza.

Ed il merito al Il Dolomiti nell’averla “chiamata”. A Trento. In Trentino. Perché – nell’esemplare figura di Degasperi – grazie al suo spirito ed al suo impegno – Noi ancora oggi
possiamo permetterCi il privilegio di sentirCi
orgogliosamente liberi nell’esser figli di quel Trentino, di quell’Italia, di quell’Europa di cui è Degasperi è riconosciuto padre fondatore.

Oggi, dico convintamente, questa dimensione valoriale politica ma prim’ancora giuridica, di riconoscimento di principi fondamentali è pericolosamente compressa.

Stretta in una morsa che preme; che ci sentiamo
addosso. Via via stritolata da forze esterne che proprio nella forza – e non nel Diritto – pretendono l’affermazione delle loro volontà di dominio ed espansione. Allo stesso tempo, sentiamo l’esser anche Noi
stessi – la Nostra Europa – un organismo fragile al suo interno. Indebolito e fiaccato in una dimensione osmotica da quegli stessi virus che hanno innescato fenomeni degenerativi.

È urgente la necessità di riappropriarsi di anticorpi efficaci. Cura e al tempo stesso antidoto. Perché nel rafforzare le comuni difese immunitarie europee fungano anche da fattore deterrente da virulente pressioni esterne. E quest’urgenza, seppur nella necessità di garantire quel pluralismo che considero
primo fattore di affidabilità democratica, deve tuttavia portare con coraggio a scelte concrete tempestive.

Nella consapevolezza condivisa che se la nostra forza si deposita proprio nel riconoscimento,
nell’affermazione e nella tutela di questi diritti e di questi principi su cui l’Europa si fonda, tuttavia, le relazioni internazionali – come quelle che sul nostro presente stanno precipitando – non sono solo regolate dal Diritto.

Oggi siamo qui per questo. Non solo per la Nostra indignazione e per il sostegno all’Ucraina ma anche per una difesa comune di quei valori comuni che la Nostra Europa può e dovrà saper esprimere. Perché quei valori siano protetti, siano riconoscibili, siano riconosciuti e
possano sopravvivere rigenerandosi.

*
Andrea de Bertolini

 

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(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Trascrizione del discorso dell’Onorevole Sara Ferrari, in piazza Lodron.

Buongiorno alla Trento che si sente europea! Grazie al Dolomiti che ha chiamato la Piazza e grazie a chi contribuito perché si realizzasse, grazie a tutte e tutti voi che siete qui. Siamo qui oggi perché eravamo in piazza con le donne ucraine il primo giorno di guerra e non le abbiamo mai abbandonate, come tutti voi!

Ci siamo anche come donne e uomini che non credono, a differenza dei nazionalisti, che serva più Italia e meno Europa, ma che ci serve l’Europa, una e unita! Perché l’Europa è il più grande progetto di pace che esista al mondo e noi per quello continueremo a batterci.

Divide et impera dicevano i romani un tempo e ancora oggi chi cerca di dominare il mondo con il suo potere politico, economico e militare ha tutto da guadagnare dall’Europa disunita dove i 27 Stati cercano di intessere relazioni internazionali ciascuno per conto suo, per guadagnarsi spazio a scapito degli altri, così come fa il governo Meloni, isolando l’Italia, nel suo rapporto con Trump oggi e come ha provato a fare con il piano Mattei per l’Africa un anno fa.

E invece c’è bisogno di un’Europa che parli a una voce sola sul piano internazionale, altrimenti continueranno ad essere altri che con la loro forza politica, militare, economica continueranno a decidere per noi dentro i confini dell’Europa e fuori. Un anno fa in questi giorni ero a Rafah, al valico con la striscia di Gaza, insieme ad una delegazione di Parlamentari ONG, giornalisti a vedere con i miei occhi il blocco degli aiuti umanitari per la popolazione civile palestinese.

Migliaia e migliaia di camion bloccati al valico mentre dentro quel carcere a cielo aperto, mancavano acqua, cibo, medicinali, materiale salvavita che è stato inviato da tutto il mondo in loro soccorso, ma che non è mai arrivato. Ho incontrato l’organizzazione mondiale della sanità, i medici senza frontiere, l’ONU, la Croce Rossa internazionale che ci hanno chiesto di testimoniare all’opinione pubblica europee sono qui a farlo.

Ma ci hanno chiesto soprattutto: quando viene l’Europa a salvarci? Siamo stati al Cairo alla lega araba, ci hanno ringraziati per la presenza che veniva dopo spagnoli tedeschi, portoghesi francesi ma poi ci hanno chiesto, ma l’Europa invece quando viene? Perché c’è fuori dai nostri confini, un’aspettativa di un’Europa interlocutrice unica e forte in grado di negoziare secondo i principi dei diritti umani in difesa dei più deboli. Dentro e fuori i suoi confini. Siamo stati all’Aja a incontrare la corte penale internazionale, quell’organismo nato su un trattato di Roma che raccoglie 124 paesi che hanno deciso di riconoscere un minimo comune denominatore di rispetto di diritti umani nel mondo. La corte penale ha emesso un mandato di cattura per Putin per crimini di guerra nella deportazione dei bambini ucraini, ha emesso un mandato di cattura per i vertici di Hamas per la strage del 7 ottobre e per Benjamin Netanyahu e il suo ministro Deif, per crimini di guerra crimini contro l’umanità e genocidio per l’uccisione certa di 46.000 civili palestinesi.

Eppure quei processi non si potranno realizzare perché chi domina la scena internazionale con il suo potere politico economico e militare, la Russia, gli Stati Uniti e l’alleato israeliano non riconoscono la corte e addirittura l’hanno dichiarata nemica e inserita nella black list dei terroristi insieme a tutti quelli che collaboreranno con essa. I giudici ci hanno supplicati come parlamentari italiani ed europei di cogliere il momento drammatico e promuovere e forzare sulla realizzazione effettiva di una politica estera comune europea, altrimenti non potremo più sperare di tutelare né gli interessi della popolazione europea né di altre popolazioni dominate. Da questa piazza, come da quella romana di oggi non può non alzarsi forte la voce di cittadine e cittadini che si sentono europei, che vivono l’Europa come la propria casa e che si aspettano un’accelerazione nel processo di unificazione, perché è urgente riconoscersi nei fatti nelle leggi come entità unica in cui gli Stati smettono di competere tra loro, adottando una politica di solidarietà interna come si è riusciti a fare in epoca COVID con i soldi e il debito messi a disposizione da tutti i paesi europei per la ripartenza di tutti, di cui ricordo si e’ giovata soprattutto l’’Italia. Serve insomma una politica estera comune, che abbia una voce sola e un’azione unica, rischieremo di essere ininfluenti e di non poter portare a compimento il progetto di pace sul quale l’Unione Europea è nata dopo le vicende belliche del secolo scorso.

E questo appello all’unita’ vera e urgente, non può non venire da un territorio che ha saputo fare dell’integrazione etnica un modello di convivenza pacifica preso ad esempio in tutto il mondo. Ci siamo e ci saremo, non molliamo, facciamoci sentire!

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On. Sara Ferrari

 

 

 

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Sabato 15 marzo alle 15.00 a Trento in piazza Lodron si svolgerà un incontro pubblico denominato “Un’altra piazza per l’Europa”. Organizza l’evento la lista civica “Sì Trento” (LINK), in collaborazione con Azione, Italia Viva, Più Europa e Casa Autonomia.

Hanno aderito all’iniziativa l’Associazione Ucraina (con Gianni Kessler) ed il sindaco di Trento, Franco Ianeselli.

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