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UIL – TRENTINO * VIDEOSOROVEGLIANZA: TOMASI, « RIVEDIAMO IL SISTEMA PER MIGLIORARE LE CONDIZIONI DI LAVORO »

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04.31 - sabato 12 gennaio 2019

La proposta Uil: rivediamo il sistema per migliorare le condizioni di lavoro. Il dibattito mediatico sulla videosorveglianza negli Enti che erogano servizi per minori, anziani e disabili è arrivato anche in Trentino e molti, dalla politica alle istituzioni alle organizzazioni sindacali, si sono espressi sulla questione.

La materia è particolarmente delicata, sia perché coinvolge persone con alto fabbisogno assistenziale o minori, sia perché riguarda un mondo del lavoro complesso ed in costante evoluzione.

La regolamentazione giuridica di tale materia però parte da lontano, nello specifico nel 1970, quando la Legge 300 (statuto dei lavoratori) norma per la prima volta il divieto alla videosorveglianza sui posti di lavoro se non dopo la stipula di un accordo sindacale aziendale, che vietava l’uso a fini disciplinare di questo strumento.

Da tale data in poi la normativa si è sensibilmente modificata, fino a non rendere più obbligatorio l’accordo sindacale ma sufficiente il deposito di tale documento alla Direzione provinciale del lavoro.

Arriva solo più tardi, nel 2003, la normativa sulla privacy, che si occupa della videosorveglianza, ma non solo, dal punto di vista della tutela della persona e della sua vita privata: da quel momento in poi l’uso delle telecamere nei posti pubblici ha una sua regolamentazione specifica a tutela dei cittadini.

Molti Enti pubblici, per tutelare la sicurezza del proprio patrimonio ma anche la sicurezza dei cittadini, hanno installato sul territorio delle telecamere di sorveglianza che vengono puntualmente segnalate.

Le medesime scelte sono state effettuate negli anni anche all’interno delle Apsp del Trentino e nei servizi socio educativi, e sono stati stipulati più accordi sindacali (uno per ogni Ente) che regolamentano l’uso di tale strumentazione informatica.

Nella stipula di tali accordi le parti al tavolo, i rappresentanti degli Enti e le organizzazioni sindacali, si interrogano spesso sull’uso della videosorveglianza, perché gli ambienti che sono oggetto degli accordi sono abitati da persone fragili e spesso indifese, che non possono esprimere la loro opinione sulle registrazioni effettuate; inoltre alcuni spazi sono “intimi” (camere da letto, bagni, bagni assistiti) perché tentano di riprodurre quelli spazi personali che tutti noi abbiamo nelle nostre case.

Solo la magistratura può intervenire in tali ambienti a seguito di specifiche segnalazioni.

L’attenzione sulla tutela delle persone fragili che entrano in questi enti non dovrebbe essere solo oggetto di sterili registrazioni video, ma deve essere, e così è, fulcro dell’attività e dei servizi che le strutture erogano ed il personale che all’interno vi opera non dev’essere guardato con sospetto ma riconosciuto come preparato e professionale.

I terribili episodi di maltrattamenti che la stampa ci ha proposto in questi mesi si possono prevenire, attraverso la formazione ed il sostegno del personale, ripensando agli organici in modo diverso: non solo uno sterile rapporto operatori-utente, come ad oggi avviene sia nell’assistenza ma anche nella scuola, ma inserendo figure di supporto all’interno degli organici che possano “dare il cambio” ai lavoratori in servizio, per adibirli a servizi non a contatto con l’utenza.

Dare l’opportunità a questo personale di non essere sempre in “prima linea” è un ottimo metodo per evitare che l’esasperazione porti a comportamenti sbagliati, e che gli operatori prendano consapevolezza di quando il turbinio del lavoro toglie loro la lucidità di porsi all’utenza con serenità.

Nel nostro Trentino, terra di continue sperimentazioni, potremmo pensare ad un modello nuovo dell’assistenza, volto a rendere sempre migliore i servizi offerti ai cittadini, senza dimenticare il benessere di coloro che negli stessi servizi lavora.

 

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Marcella Tomasi

Segretaria provinciale Uil Fpl Enti Locali

 

 

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