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UIL FENEAL – TRENTINO * INFORTUNI SUL LAVORO: ” AUMENTARE LA CULTURA DELLA SICUREZZA SUI POSTI DI LAVORO ”

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09.57 - mercoledì 16 maggio 2018

Infortuni sul lavoro: aumentare la cultura della sicurezza sui posti di lavoro”. Due tragici infortuni sul lavoro hanno scosso nelle ultime settimane il mondo dell’edilizia trentino. Il pensiero della Feneal Uil va innanzitutto alle famiglie coinvolte, nel rispetto del dolore di chi si trova ad affrontare una situazione drammatica e del tutto imprevista.

La prima reazione, sulla spinta emotiva, sarebbe quella di non commentare quanto successo, evitando di riempire le pagine dei giornali di frasi che, lette all’esterno, possono apparire di circostanza. Ma quello della tutela della sicurezza sul posto di lavoro è un tema troppo importante per essere lasciato solo ad uno sterile dibattito tra attori che – nel nostro settore – si conoscono fin troppo bene.

Deve cominciare ad aprirsi all’esterno, alle istituzioni preposte all’insegnamento e alla formazione, a tutti gli altri enti che sul territorio trentino si occupano a vario titolo di sicurezza sul lavoro.

Come sindacati trentini, ci eravamo illusi negli ultimi anni che il numero degli infortuni stesse diminuendo grazie all’azione preventiva e alla maggiore formazione dei lavoratori. Ci sbagliavamo.

Il numero degli infortuni diminuiva per le minori ore di lavoro legate alla crisi del settore. Al primo timido segnale di ripresa, anche in Trentino, i lavoratori hanno ricominciato a farsi male, anche seriamente, come testimoniano i due casi di Mori e Arco.

Il 9 aprile scorso ricorrono i 10 anni dall’approvazione del “Testo Unico di salute e sicurezza sul lavoro”, che in Italia avrebbe dovuto essere un punto di svolta rispetto al contrasto agli infortuni e uno strumento utile a promuovere una nuova ed efficace cultura della sicurezza.

Invece, i dati a livello italiano sono lì a dimostrare una situazione tutt’altro che mutata. Nel 2016 si sono registrate 1.018 vittime, nel 2017 ben 1.029. Un vero e proprio massacro, per il quale ognuno ha la propria fetta di responsabilità. Basti pensare che, in Italia, su 4.4 milioni di imprese, ci sono appena 3.500 addetti impegnati a vario titolo nei controlli.

Così facendo, il 97% delle aziende ha la ragionevole speranza di non essere mai ispezionata direttamente. Peraltro, nel 2017, a fronte di 190.000 controlli a livello italiano, ben due aziende su tre sono risultate irregolari.

Eppure basterebbe davvero poco per migliorare le cose: puntare sulla crescita di una effettiva cultura della sicurezza, che parta dall’insegnamento obbligatorio nelle scuole primarie e secondarie. Bisognerebbe inoltre valorizzare l’esperienza della bilateralità che caratterizza il settore edile, dove datori di lavoro e sindacati possono dialogare per rafforzare la presenza nei cantieri e ampliare l’offerta formativa di Centrofor.

Ma la cultura della sicurezza non deve diffondersi solo tra gli operai ma anche e soprattutto tra le aziende del settore che colpevolmente, continuano a ritenere l’adeguamento alle normative e il rispetto delle procedure burocratiche come una sorta di ostacolo alla “libertà di impresa” , come un qualcosa quindi di inutile e fastidioso. Ma la vita umana non può essere sacrificata al dogma della maggiore produttività e ai ritmi – sempre più accelerati – di realizzazione delle opere.

Il nostro dovere, come sindacato, è quello quindi di affrontare in modo nuovo l’intero impianto di tutela della sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro. Vorremmo infatti che si parlasse di edilizia sui giornali per la bellezza di questo lavoro difficile e prezioso, per i progetti portati a termine, per le infrastrutture realizzate al servizio della nostra comunità. Mai più per infortuni e morti bianche.

 

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Matteo Salvetti

Segreterio della Feneal Uil del Trentino

 

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