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LANCIO D'AGENZIA

TRANSDOLOMITES * MOBILITÀ E SCENARI POST-VIRUS: GIRARDI, « IL GRANDE RISCHIO È CHE QUESTA ONDA EMOTIVA SPINGA I DECISORI POLITICI A FARE SCELTE FORTEMENTE DISTRUTTIVE »

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16.28 - giovedì 16 aprile 2020

Il periodo di transizione che per un periodo più o meno lungo dovrà accompagnarci ad un ritorno alla normalità post-pandemia ci obbliga ad una radicale reimpostazione dei nostri stili di vita al fine di garantire il distanziamento sociale finalizzato a ridurre il più possibile le occasioni di contagio tra persone.

Il pianeta terra è diventato un unico piccolo paese ove gli spostamenti avvengono con sempre maggiore frequenza e rapidità e in parallelo questo avviene per virus e batteri che trovano nel corpo umano un vettore eccellente.

Ovvio immaginare che sul settore dei trasporti si sia spostata un’attenzione non indifferente sul tema del rischio contagio, attenzione che per un certo periodo sarà condita da reazioni emotive, autodifesa, diffidenza tra persone. Il grande rischio è che questa onda emotiva spinga decisori politici, dirigenti, società civile a fare scelte irrazionali e fortemente distruttive.

Come associazione dettare linee guida o formulare previsioni ci pare del tutto fuori luogo data la natura di questa esperienza che non ha risparmiato nessun angolo della terra e che ai nostri tempi è esperienza del tutto nuova.

Per il ruolo però che Transdolomites si è data come gruppo di lavoro sul tema trasporti, ambiente, energia, turismo, il nostro intento è sottoporre delle riflessioni ad ampio raggio.

1) la “ rivoluzione comportamentale” non riguarderà solo le modalità di spostamento ma tutti i nostri stili di vita con criteri di distanziamento che dovranno essere adottati per locali pubblici, negozi, centri commerciali, bar, ristoranti, posti di lavoro, scuole, cinema, teatri, stadi, sale da ballo, piscine, stabilimenti balneari etc.

2) Lo sta dimostrando la Cina, e ci sarà da aspettarselo anche in tante altre parti del mondo, che una prima reazione della gente sarà un aumento dell’uso dell’auto privata vista come “ cella di sopravvivenza” , strumento a garanzia del distanziamento sociale nel percorso di spostamento. A tale proposito la prima cosa che si ignora o dimentica è che la regola delle distanze vale anche per l’automobile ove una vettura omologata per 5 persone , lo sarà solo per UNA, autista ed un passeggero. Dunque la capacità di trasporto della vettura privata sarà molto più penalizzante del mezzo pubblico.

Per garantirsi il rispetto delle regole però, quante famiglie saranno disposte a raddoppiare la propria disponibilità di auto? A fronte di una contrazione della vendita di auto nuove in corso in questi ultimi anni , la crisi finanziaria in corso quanto penalizzerà la capacità economica ad incrementare l’acquisto di auto private? Come società civile potremo permetterci di costruire tutta una nuova serie di infrastrutture stradale per adeguarci a questo scenario? Pensiamo proprio di no.

3) Prestigiosi Istituti di ricerca di tutto il mondo hanno riesumato studi degli anni passati nei quali sono stati messi in evidenza gli effetti devastanti dovuti all’inquinamento da traffico, industrie, attività legate alla zootecnia intensiva, impianti di riscaldamento. Nuovi e vecchi studi hanno dimostrato come il particolato fine prodotto da attività umane e anche da processi naturali( le tempeste di sabbia) siano il veicolo per mezzo del quale avviene la diffusione a distanza di virus e batteri.

Più mobilità privata significherà incremento delle emissioni inquinanti. Emissioni che è errato pensare derivino solo dalla combustione dei motori ma anche dagli attriti della parti in movimento dei veicoli; pneumatici, fondi stradali, freni, frizioni etc… Come se non ce ne fosse bisogno, aumenteranno gli ingorghi stradali, le arterie stradali andranno al collasso, si avranno ulteriori perdite economiche per le imprese perché gli ingorghi stradali generano importanti perdite economiche. Si cercherà sfogo alla situazione progettando nuove strade, parcheggi, si sacrificherà nuovo spazio vitale da destinarsi all’auto a scapito delle necessità sociali e ambientali dell’uomo. Il tutto con la necessità di gestire una transizione per tornare alla normalità: ASSURDO.

E’ però in questa fase critica che dobbiamo avere il coraggio di riorganizzare la nostra vita e l’uso del territorio. Dire che nulla sarà come prima per adottare scelte vecchie e ancora più distruttive è una grande ipocrisia.

4) la mobilità urbana: l’alta concentrazione di traffico nelle città è dovuta agli spostamenti interni ed al pendolarismo. L’uso dell’auto per la mobilità interna è spesso dovuta al disordine urbanistico con il quale si sono sviluppate le città. Questo ha fatto sì che offrire un’efficiente servizio di mobilità urbana sia cosa assai difficile e quindi l’uso dell’auto diventa anche una necessità volta a supplire all’inefficienza del trasporto pubblico. Se come parametro prendiamo anche il criterio del distanziamento , il mezzo che potrà offrire alla città una società con meno motori, più capillarità di mobilità dolce e allo tempo garanzia del distanziamento è la bicicletta .
Le due ruote, uno degli orizzonti che il Libro Bianco dei Trasporti della Commissione Europea che va a ridisegnare gli scenari di mobilità futura della città in associazione al trasporto pubblico e l’andare a piedi.

5) la mobilità extraurbana. Irrealistico pensare che nelle periferie, le valli la bicicletta possa sostituire a tappeto l’uso dell’auto. L’approccio della mobilità fuori città andrà affrontato come un tutt’uno, come se ad es. il Trentino fosse una unica metropoli. Sotto questo profilo la priorità sarà quella di gestire la forte pressione generata dal pendolarismo. È urgente sollevare le città come Trento o Bolzano( guardando alla nostra regione) attraverso l’equazione: meno motori e più mobilità pubblica. Per garantire questo obiettivo riteniamo urgente la progettazione delle nuove linee delle ferrovie di vallata, Trento-Penia, il Garda e investire sulle linee esistenti della Trento-Mezzana e Valsugana. Queste tra l’altro saranno gli assi metropolitani anche per la città di Trento. Il cambiamento sotto l’aspetto ambientale e dei trasporti è ormai urgente. Oggi abbiamo la necessità di spendere e spendere tanto per garantirci il ritorno degli investimenti in un futuro prossimo.

6) Cambiamento significa avere in testa l’ambizione di fare un salto di qualità ambientale, sociale, economica. Il turismo, ora fortemente penalizzato dalla situazione di emergenza sociale, sarà il settore che maggiormente dovrà essere aiutato e accompagnato lungo questo cammino. La sfida più importante da anni si è capito si gioca sui trasporti, sulla necessità di liberare il territorio dalle troppe auto.

La mobilità pubblica sarà determinante per raggiungere questi obiettivi. I soldi? A parte quelli disponibili sulle varie linee di finanziamento nazionale ed europeo, possono derivare anche dalla rimodulazione di progetti come la stazione ferroviaria di Trento. 1,5 miliardi di Euro per sotterrare una stazione , ma a quale scopo ? Trento ha bisogno di una circonvallazione ferroviaria per treni merci. Un passante , questo, certamente meno costoso e impegnativo rispetto all’idea di mettere sottoterra una stazione per treni passeggeri. Questo risparmio permetterebbe di liberare finanziamenti da dirottare sul progetti per le ferrovie di vallata. Se poi pensiamo che l’ipotesi Valdastico, insostenibile economicamente , ipotizza un costo di oltre 3 miliardi di Euro, possiamo ben immaginare come questi soldi se spesi sul versante ferroviario potrebbero dare una risposta concreta e articolata a tutto il Trentino

7) La sicurezza sanitaria. La psicosi che accompagnerà il cittadino sarà la paura del contagio. Questo porterà a pensare che come luogo di aggregazione anche il mezzo pubblico possa rappresentare una criticità. Comprendiamo la preoccupazione ma allo stesso tempo la pensiamo diversamente. Se ricordiamo le immagini di aeroporti, stazioni ferroviarie, i rilevatori della temperatura corporea garantendo la privacy danno in tempo reale informazioni sul nostro stato di salute. Un modo di dare risposta alla domanda di sicurezza per chi viaggia.

Se ci sarà un vettore da questo punto di vista “ fuori controllo” è l’auto privata ove ognuno avrà modo di circolare senza rendere conto della propria condizione di salute. Paradossalmente alle condizioni attuali l’auto rischia di diventare uno strumento che potrà aiutare a diffondere il contagio.
Un investimento questo che sul versante della mobilità pubblica va letto non solo per l’oggi ma anche per il medio e lungo periodo. Sarebbe infatti del tutto imprudente pensare che covid 19 sia un virus che nell’arco di uno o due anni si estinguerà. Non sarà tra l’altro l’ultimo della serie.

Gli studi sieroepidemiologici sulle pandemie del ventunesimo secolo a partire ad es dalla “spagnola” 1918-1919 hanno dimostrato che i virus generano dei discendenti . Nel caso della spagnola lo strascico è stato osservato sino agli anni ’50. Risultato al quale sono giunti anche gli studi delle pandemie del 1918,1957, 1968 ( Spagnola Asiatica e Hong Kong) o altre importanti epidemie influenzali es 1947,1977, 1976. Solo qualcuno di loro si è estinto.( il virus dell’asiatica A/H2N2 dell’Asiatica del 1957)
Per questo motivo sotto l’aspetto del monitoraggio, della prevenzione, della garanzia del servizio e del cambiamento dei parametri della mobilità, il TPL riteniamo sia la strada su cui sia prioritario intervenire in modo risoluto.

8) Riorganizzare mobilità e raggiungibilità delle destinazioni. Rivedere il concetto di turismo rivedendo il vecchio concetto ci turismo di massa, spalmando su periodo frazionati e più lunghi della stagione turistica riducendo la concentrazione di persone e migliorando la distribuzione sul territorio sarà un tema sul quale sempre più ci si dovrà concentrare.

Obiettivi che utilizzando il modello della mobilità privata sarà molto difficile garantire in quanto trattasi di una modalità di spostamento più caotico.
Riteniamo che il metodo più adeguato a questi nuovi scenari in quanto con questa soluzione si potrà programmare l’affluenza ad es. verso destinazioni come gli impianti di risalita. Trovare sinergia tra treno e fune può far sì che i trasferimenti possano avvenire evitando gli importanti assembramenti incontrollati che spesso abbiamo modo di vedere in certi periodi dell’anno. Se pensiamo al modello delle Frecce o intercity questo ci fa capire come garantendo il posto a bordo in automatico si possa garantire il contingentamento dei viaggiatori, tracciabilità ma soprattutto il confort del viaggio, Cosa ben difficile da farsi con la mobilità privata.

Il tutto concorre a dare al territorio un nuovo modello di qualità, perché la vera sfida sarà quella di puntare non più su meri numeri ma sulla qualità a 360 gradi.

 

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Massimo Girardi
Presidente di Transdolomites

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