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TANIA MELCHIORI E 8 FIRME * COVID INFORMAZIONE: « LA STAMPA DEMOCRATICA CONTINUI A DARSI DA FARE PER INSTAURARE IL REGIME DELLA PAURA, PER INCULCARE LA DISCIPLINA NEL POPOLO »

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16.49 - giovedì 5 novembre 2020

Gentile Redazione in allegato è possibile scaricare un intervento scritto dai firmatari che trova in calce. Abbiamo preso spunto dall’articolo comparso su l’Adige.it la sera del 31 ottobre (in cui si riportano le impressioni di una signora 53enne ricoverata per due giorni a causa del covid ) per una riflessione generale sulla comunicazione in tempo di pandemia.

 

Link all’articolo online

 

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Tre giorni di covid-19, due in ospedale, questa l’esperienza di una “donna di Trento, 53enne, posta in evidenza da l’Adige.it nella serata di Halloween, il 31 ottobre. Forse si voleva dire: il mostro vero è questo qui, è il sars-cov 2, il coronavirus, che “ti fa stare malissimo e ti fa avere paura”, “un incubo” ‒ come racconta la signora intervistata.

Tuttavia le cure farmacologiche somministrate “hanno avuto effetto subito” (“adesso sanno come curarci”) e la donna è stata dimessa nel giro di 48 ore. Buona sanità, si direbbe, a parte qualche disagio in ospedale. Qualche residua difficoltà respiratoria completerebbe il resoconto essenziale dei fatti.

Il cronista ha naturalmente valorizzato la narrazione comprensibilmente emozionata della protagonista, non mancando di sottolineare carenze nella gestione ospedaliera che ci riportano senza miglioramenti ‒ sostiene ‒ alla situazione della scorsa primavera. Sottinteso: siamo in emergenza, la sanità è prossima al collasso; infatti riferisce che il personale ospedaliero “è già al limite”, “fa turni massacranti”, un’infermiera piangeva dicendo “non ce la faccio più”.

Prendiamo le mosse da questa piccola cronaca per evidenziare alcune questioni ben più rilevanti che riguardano la comunicazione pubblica e l’informazione dei cittadini.

(A)
La società italiana vive da otto mesi in uno stato di permanente “emergenza”, unico caso in Europa. Questa condizione sta incidendo pesantemente su un paese che già sembrava aver perduto fiducia nel proprio futuro, rinchiuso nella difesa avara del proprio residuo benessere; ed ora attaccato al mantra della sua mera sopravvivenza in vita. Chi sta tenendo conto di questo danno incalcolabile? (B)

C’è una grave responsabilità di gran parte della classe politica, e specialmente di quella di parte governativa, nel sostenere lo stato d’emergenza con un linguaggio costantemente emotivo e non razionale. Durante l’estate, in mancanza di dati eclatanti che giustificassero la proroga dello stato d’emergenza, si evocava lo spettro della “seconda ondata”, magari peggiore della prima. Ora si presentano i dati attuali come una conferma di quelle previsioni: ma ai governanti non si chiede di essere profeti di sventure o spaventapasseri bensì di predisporre tutte le misure preventive possibili. Invece adesso è evidente, a tutti coloro che non vogliono essere ciechi, che non si è fatto praticamente nulla in questo senso, ammesso che durante l’estate non si siano provocati danni.

 

(C)
A fianco del governo, una grave responsabilità pesa anche sugli organi di “informazione”. Che ricevono soldi pubblici, perché costituiscono un presidio della democrazia, in vista della quale i cittadini devono essere informati correttamente e compiutamente. Qualche storico del domani ci narrerà invece che da febbraio, e chissà fino a quando, gli organi di “informazione” hanno costantemente comunicato dati incompleti, insufficienti, mai criticamente analizzati; che mai hanno sollecitato le autorità con domande che mostrassero senso critico, mai hanno richiesto di fornire o raccogliere informazioni più dettagliate, più adeguate. Si faceva e si fa solo la conta dei morti (ora pochissimi, per fortuna) e la conta dei “contagiati”, in realtà dei “positivi” (i contagiati nessuno sa quanti siano) ora che se ne trovano tanti, visto che si fa un numero di tamponi 10-20 volte superiore che a marzo-aprile, e tutti mirati a scovare i “contatti” dei sintomatici. Praticamente nulla si dice sulle condizioni di salute o cliniche dei positivi.
Ma soprattutto stampa, radio e televisioni hanno costantemente soffiato sul fuoco della paura ‒ che fa vendere sempre bene ‒ producendo un contagio ansiogeno che ha colpito la popolazione ben più largamente del virus, le cui conseguenze nessuno può calcolare.

 

(D)
Si dirà che la paura sparsa a piene mani da governo e organi di informazione non è stata ancora sufficiente a scongiurare “comportamenti irresponsabili”. Bene: la stampa democratica continui a darsi da fare per instaurare il regime della paura, per inculcare la disciplina nel popolo. Non siamo forse in guerra? Già solo la disinvoltura con cui da tanti mesi si utilizza questo linguaggio bellico
dovrebbe far riflettere. Ma si sa: in guerra non si riflette, si spara contro il nemico, tanto più se è invisibile.

 

(E)

Ora però siamo nella “seconda ondata” e l’articolo da cui siamo partiti meriterebbe di essere letto a scuola, poiché la storia che racconta, in se stessa, non è affatto drammatica, però la si proietta sul passato di marzo ed aprile: ecco, vedete, sono tornati quei mesi terribili!

Agli studenti allora bisognerebbe far vedere che le epidemie non si governano coi racconti drammatici (una volta con quei racconti davano la caccia agli “untori”) ma prima di tutto raccogliendo informazioni adeguate. Invece nessuno ha fatto indagini statistiche sull’insieme della popolazione per valutare l’effettiva incidenza del covid-19; nessuno tutt’ora misura la “carica virale”, così tutti i positivi, sintomatici o no, sono presentati come ugualmente contagiosi.

Poi bisognerebbe parlare di adeguati presidi sanitari sul territorio: per esempio, perché solo ora e con grande lentezza si forniscono test rapidi ai medici di base e ai pediatri? perché si preferisce mandare decine di classi in quarantena invece che testare subito gli studenti?

Questa sarebbe davvero educazione civica.

Ma cosa fa la “sinistra” di governo ed opposizione? ‒ predica la chiusura delle scuole e dei luoghi della cultura.

Gli sciocchi non sanno che le scuole aperte al senso critico e la libera cultura sono il primo baluardo contro la “destra” di opposizione e di governo?

Forse alla fine ha ragione da vendere chi dice che “non c’è più destra o sinistra” ‒ ma solo qualunquismo, aggiungiamo noi, nel primo e nel quarto potere.

 

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Tania Melchiori
Cecilia Costa
Claudia Cattani
Francesco Lunelli
Mauro Aldighieri
Andrea Andreotti
Chiara Agostini
Giovanni Ceschi
Andrea Brocchieri

 

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