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SINDACATO BASE MULTICATEGORIALE – TRENTO * MARANGONI SPA: “LA CORTE D’APPELLO HA CONDANNATO LA SOCIETÀ A REINTEGRARE L’OPERAIO”

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16.00 - venerdì 9 febbraio 2018

Prima tegola giudiziaria sulla testa della Marangoni Spa di Rovereto. La società dello pneumatico è stata condannata dalla Corte d’Appello trentina a reintegrare l’unico operaio (iscritto a S.b.m.) che si era opposto alla procedura di licenziamento collettivo di 46 lavoratori, avvenuto nell’estate 2016.

L’accordo sindacale per l’espulsione di massa (40 operai e 6 impiegati) era stato siglato il 3 agosto 2016 fra la direzione dell’impresa, assistita dalla locale sezione di Confindustria, e la Rsu con il contributo della triplice di categoria Fema/Cisl, Filctem/Cgil, Uiltec/Uil.

Con il dispositivo di sentenza n. 11/2018 reso noto in data odierna, i giudici dell’appello, riformando integralmente la sentenza di 1° grado n. 60/2017 emessa dal Tribunale di Rovereto, hanno dichiarato “illegittimo il licenziamento intimato in data 16-8-16 a T.D. in quanto discriminatorio; condanna Marangoni spa alla reintegrazione del [lavoratore] nel posto di lavoro e al pagamento della retribuzione globale di fatto pari ad euro 2.054,43 mensili dalla data del licenziamento alla reintegrazione oltre rivalutazione e interessi dalle singole scadenze al saldo, detratto aliunde perceptum; condanna Marangoni spa alla rifusione in favore del [lavoratore] delle spese processuali di ambo i gradi (…), Trento, 8/2/18”.

Anche in questo caso – come è stato nelle scorse settimane per l’analogo caso che ha interessato Arcese Trasporti Spa di Arco – giustizia è fatta! Sarà interessante attendere le motivazioni che hanno indotto la magistratura a dichiarare discriminatorio il licenziamento dell’operaio di Marangoni Spa e ad ordinarne la reintegra sul posto di lavoro.

Intanto è bene ricordare che l’accordo creò non poche polemiche, anche di natura politica. Marangoni Spa fino all’apertura delle procedure di licenziamento collettivo, aveva usufruito di smisurati finanziamenti pubblici erogati dalla P.A.T., gli ultimi ad opera dell’infaticabile Alessandro Olivi, assessore provinciale “al capitalismo assistito, con i soldi di tutti ed i profitti per pochi”.

E le concessioni di pubblico denaro sono state sempre decise nel “supremo” interesse del “lavoro” e della “salvaguardia occupazionale”. Sta di fatto che tantoArcese Trasporti Spa quanto Marangoni Spa , ottenuto il finanziamento, hanno licenziato massivamente senza trovare ostacoli né politici (leggi Alessandro OLIVI ed il suo staff), né sindacali (leggi Cgil-Cisl-Uil). Anche l’atteggiamento della triplice è stato controverso. Anziché attenersi alla legge (la n. 223 del 1991) ed esercitare il potere di controllo sui criteri di scelta delle maestranze da licenziare, lasciarono mano libera all’impresa.

A differenza di Arcese Trasporti Spa però, Marangoni Spa aveva ottenuto che la quasi totalità dei licenziati sottoscrivesse un accordo individuale di rinuncia alla contestazione del recesso, dietro incentivo all’esodo.

L’unico operaio iscritto a S.b.m. aveva rifiutato l’elemosina offertagli dall’azienda (si fa per dire!) ed aveva impugnato il licenziamento. In prima battuta, il Tribunale di Rovereto aveva ritenuto regolare il provvedimento aziendale concordato, seppur con una sentenza motivata in modo non giuridicamente impeccabile.

Assistito dall’avvocato Angela Modena (che, prima o poi assurgerà alla storia come legale paladino degli operai licenziati in massa dalle multinazionali) e sostenuto da S.b.m., l’operaio ha proseguito l’iter giudiziario ricorrendo alla Corte d’Appello, pur tra molte difficoltà economiche e familiari. La sua resistenza è stata ripagata.

 

 

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