Dopo la scomparsa, appena 56 giorni dopo la moglie, di Carlo Ripa di Meana, parla a Oggi il figlio adottivo Andrea Cardella, che ha sempre chiamato Carlo, con rispetto e dandogli del lei, «l’onorevole»: «L’onorevole ha trascorso le settimane lacerato da un grande cruccio. “Come ho fatto a non capire che Marina stava così male?”, ripeteva. “Marina non voleva che lei sapesse, che lei soffrisse”, gli spiegavo».
E aggiunge: «Speravo di avere più tempo da trascorrere con mio padre. Lo spronavo: “Onorevole, si rimetta presto e ritorni a casa: ho bisogno del suo aiuto per organizzare il trasloco”. Si era infatti deciso di lasciare la grande casa di via Ovidio a Prati, dove è morta Marina, per trasferirsi in un appartamento più piccolo, ma luminosissimo in via Gorizia, quartiere Trieste… Era speranzoso e non vedeva l’ora di iniziare questo nuovo capitolo della sua vita, il capitolo di padre e figlio.
Ma con Marina sempre nel cuore e nella mente. Aveva chiesto all’architetto Aldo Ponis di preparare una gigantografia da una foto di Marina coi pattini, un’immagine che tenevano incorniciata vicino al tavolo da pranzo. La voleva a grandezza naturale, per immaginarla sempre vicino a sé».
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