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LANCIO D'AGENZIA

SAVE THE CHILDREN * INFANZIA: IN TRENTINO-ALTO ADIGE SI REGISTRA UNO DEI PIÙ ALTI TASSI DI BAMBINI RESILIENTI

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13.47 - sabato 12 maggio 2018

Infanzia, Trentino-Alto Adige: Save the Children, Italia paese vietato ai minori, con oltre 1 bambino su 10 in povertà assoluta. In Trentino-Alto Adige si registra uno dei più alti tassi di bambini resilienti tra i minori 15enni in condizioni di svantaggio socio-economico e l’abbandono scolastico è inferiore alla media nazionale.

Nella regione, tuttavia, resta basso il numero di bambini che ha accesso all’asilo nido o a altri servizi per l’infanzia e solo 4 su 10 praticano sport.

L’Organizzazione rilancia oggi la campagna “Illuminiamo il futuro” per il contrasto alla povertà educativa e avvia la petizione on line su www.illuminiamoilfuturo.it per chiedere il recupero di tanti spazi pubblici in stato di abbandono e degrado su tutto il territorio nazionale da destinare ad attività extrascolastiche gratuite per i bambini.

Alla petizione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, si legano i 10 luoghi simbolici vietati ai minori in Italia

Dal 14 maggio al via una settimana di mobilitazione con centinaia di eventi in tutto il Paese, in cui sono coinvolte realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali

Un Paese vietato ai minori, dove quasi 1 milione e trecentomila bambini e ragazzi [1] – il 12,5% del totale, più di 1 su 10 – vivono in povertà assoluta, non riescono a emanciparsi dalle condizioni di disagio delle loro famiglie, non hanno adeguate opportunità educative e neppure spazi per svolgere attività sportive, artistiche e culturali, sebbene siano moltissimi i luoghi abbandonati e inutilizzati.

Dal nuovo rapporto “Nuotare contro corrente. Povertà educativa e resilienza in Italia” – diffuso oggi da Save the Children, in occasione del lancio della campagna Illuminiamo il futuro per il contrasto alla povertà educativa, emerge inoltre che i quindicenni che vivono in famiglie disagiate hanno quasi 5 volte in più la probabilità di non superare il livello minimo di competenze sia in matematica che in lettura rispetto ai loro coetanei che vivono in famiglie più benestanti (24% contro 5%). Tuttavia, tra questi minori, spicca una quota di “resilienti”, ragazzi e ragazze che raggiungono ottimi livelli di apprendimento anche provenendo da famiglie in gravi condizioni di disagio.

L’Italia, tra i Paesi europei, è quello dove i processi di resilienza sono meno sviluppati. Si distingue positivamente tra le regioni italiane in questo caso il Trentino-Alto Adige, dove il 38% dei minori 15enni in condizioni socio-economiche e culturali svantaggiate si dimostra resiliente e nonostante le condizioni di svantaggio iniziali riesce a raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura, incidenza superata solo in Lombardia, Veneto e Piemonte e significativamente più alta rispetto a quella nazionale del 20%.

Secondo il rapporto dell’Organizzazione internazionale che dal 1919 lotta per salvare la vita dei bambini e garantire loro un futuro, il tasso di abbandono scolastico nella regione, dell’11,1% a Bolzano e del 7,9% a Trento, risulta inferiore rispetto alla media nazionale (13,8%). Quello di Trento, inoltre, è tra i meno elevati d’Italia (solo Umbria e Veneto registrano un tasso inferiore).

Trento si distingue positivamente rispetto ai dati registrati in altre aree geografiche anche per ciò che concerne le attività educative e culturali delle quali i bambini hanno la possibilità di fruire, nonostante sia ancora alto il numero di coloro che non possono accedervi in modo adeguato: in un anno 2 su 5 (25,5%) non hanno visitato musei o mostre, meno della metà (48,9%) non ha visitato un sito archeologico e circa un terzo non ha letto alcun libro (32,6%).

Circa 4 bambini su 10, invece, non praticano sport (a Bolzano il 39,4% e a Trento il 41%), 1 su 4 non usa internet (a Bolzano il 24,4% e a Trento il 26,1%), e la maggior parte non ha accesso ad asili nido o ad altri servizi per l’infanzia (l’86,6% a Bolzano e il 75,6% a Trento).

Nel nostro Paese, nel suo insieme – sono alcuni dati in evidenza nel rapporto – 1 minore di 15 anni su 5 non raggiunge le competenze minime in lettura e in matematica; quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi prima del tempo; circa la metà degli alunni non usufruisce della mensa a scuola, il tempo pieno è assente da quasi 7 scuole primarie e da 9 scuole secondarie su 10, mentre appena 1 bambino su 10 frequenta l’asilo nido o un servizio per la prima infanzia.

Campania, Sicilia, Calabria, Puglia e Molise occupano i primi cinque posti della triste classifica della povertà educativa in Italia, secondo il nuovo indice di povertà educativa (IPE) [2] elaborato dall’Organizzazione e contenuto nel rapporto.

Regioni in cui bambini e i ragazzi sono maggiormente privati delle opportunità necessarie per apprendere, sperimentare e coltivare le proprie capacità, nonché della possibilità di sviluppare percorsi di resilienza necessari per superare ostacoli e condizioni di svantaggio iniziali. A fare da contraltare, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Emilia-Romagna che si segnalano invece come le aree che offrono maggiori opportunità educative per i minori.

“La resilienza di bambini e adolescenti è ulteriormente penalizzata dall’abbandono e dal degrado in cui versano tantissimi spazi pubblici, che invece potrebbero fare la differenza ed essere utilizzati dai minori che vivono in contesti svantaggiati per svolgere attività sportive, artistiche e culturali.

Luoghi che per tanti di loro potrebbero rappresentare un’opportunità reale per riscattarsi, uscire dalle difficoltà più forti di prima, migliorare i loro risultati scolastici e coltivare capacità, sogni e aspirazioni. Dobbiamo fare di tutto per restituire ai minori questi luoghi e per incentivare la loro capacità di resilienza, la loro volontà e determinazione a nuotare contro corrente, a superare le onde degli ostacoli che sono costretti ad affrontare ogni giorno e a spezzare così finalmente il circolo vizioso della povertà”, ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia.

In occasione del rilancio della campagna Illuminiamo il futuro – giunta al suo quinto anno e attiva dal 12 maggio – Save the Children lancia oggi una petizione on line – disponibile su www.illuminamoilfuturo.it – per chiedere che tutti gli spazi abbandonati, spesso lasciati nel completo degrado, vengano restituiti ai bambini e siano dedicati ad attività sportive, educative e culturali gratuite.

La mobilitazione, accompagnata sui social dall’hashtag #italiavietatAiminori, è associata ai 10 luoghi vietati ai minori in Italia, individuati dall’Organizzazione con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui tanti spazi sottratti ai minori nel nostro Paese. Tra questi L’Aquila, la città simbolo vietata ai minori – ma anche agli adulti – che a nove anni dal terremoto vede ancora i bambini e i ragazzi privati della possibilità di tornare a studiare nelle loro scuole e degli spazi educativi e ricreativi di cui hanno bisogno; e il Parlamento, il luogo per eccellenza dove troppo spesso i diritti dei minori vengono ignorati e la loro voce resta inascoltata.

Nell’ambito della campagna, inoltre, a partire dal 14 maggio è prevista una settimana di mobilitazione, con centinaia di eventi e iniziative in tutto il Paese, anche in Trentino-Alto Adige, in cui saranno coinvolte tantissime realtà locali, associazioni, scuole, enti e istituzioni culturali che anche quest’anno hanno scelto di essere al fianco di Save the Children per sensibilizzare e informare sul tema del contrasto alla povertà educativa che colpisce bambini e ragazzi e sull’importanza di attivare comunità educanti. L’elenco di tutte le iniziative sul sito www.illuminiamoilfuturo.it

La povertà educativa a Trento e Bolzano

Esaminando in dettaglio i singoli parametri che compongono l’Indice di povertà educativa, si osserva che nel nostro Paese quasi il 14% dei ragazzi abbandona gli studi precocemente, una delle percentuali più alte in Europa e che raggiunge livelli ancor più elevati in Sicilia (23,5%), Sardegna e Campania (18,1%). A Trento, di contro, tale percentuale è ben più bassa e non supera il 7,9%, mentre a Bolzano supera di poco l’11%. L’Umbria si rivela invece la regione più virtuosa in tal senso con un 6,7% [3].

A Trento e Bolzano, tuttavia, circa 8 bambini su 10 (rispettivamente 75% e 86,6%) non vanno all’asilo nido o non frequentano servizi per la prima infanzia, in linea con la media nazionale (87%). Il miglior risultato si registra in Emilia-Romagna, dove la copertura di servizi per la prima infanzia non supera il 25,6% [4].

A Trento circa un terzo delle classi della scuola primaria e della scuola secondaria (28% e 33%), inoltre, non offrono l’opportunità del tempo pieno agli studenti, percentuali ben al di sotto di quelle nazionali rispettivamente del 66% e dell’86%. Da sottolineare come nel caso delle scuole secondarie, sia una regione virtuosa come l’Emilia-Romagna a seguire il Molise nella classifica negativa, con quasi il 96% delle classi senza tempo pieno [5].

Per quanto riguarda la partecipazione dei minori alle attività culturali e ricreative, l’IPE ci dice che a Trento quasi 1 minore su 3 (32,6%) non legge libri (tuttavia la percentuale più bassa in Italia, a fronte del 53% a livello nazionale) mentre a Bolzano il dato sale al 42%; circa 1 su 4 a Trento e Bolzano non utilizza internet (al di sotto del valore nazionale del 29%) e circa 4 su 10 non fanno sport (dato nazionale: 43%).

Inoltre, nelle due province quasi la metà dei minori non va a teatro (57% a Trento e 50% a Bolzano; 69% in Italia), mentre Trento ottiene percentuali migliori di Bolzano per quanto riguarda i ragazzi che visitano mostre o musei (75% contro il 59%; il 55% a livello nazionale) e che visitano siti archeologici (51% contro 33%; media nazionale del 69%). Infine, a Trento il 75% dei minori non assiste a concerti, percentuale che si abbassa al 57% a Bolzano, a fronte di una media nazionale del 77% [6].

Nuotare contro corrente: bambini e ragazzi resilienti

Oggi, in Italia, il 23% degli alunni di 15 anni non raggiunge i livelli minimi di competenze in matematica, ovvero non è in grado di utilizzare dati e formule per comprendere la realtà esterna, mentre il 21% non riesce a interpretare correttamente il significato di un testo appena letto, non raggiungendo pertanto le competenze minime in lettura [7].

Nella maggior parte dei casi, come emerge dal rapporto “Nuotare contro corrente”, si tratta di ragazzi che vivono in contesti svantaggiati. I minori che vivono in famiglie con un più basso livello socio-economico e culturale (pari a 34.000 ragazzi che rappresentano il 25% del totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) hanno infatti quasi 5 volte in più la probabilità di non raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura rispetto ai coetanei che provengono dalle famiglie più agiate (24% contro 5%) [8].

“La nostra ricerca ci dimostra tuttavia che nonostante le condizioni di svantaggio iniziale, tanti bambini e ragazzi possono rivelarsi particolarmente resilienti e grazie al loro impegno e alle loro motivazioni, alimentate e rafforzate dalle opportunità che la scuola e i territori in cui vivono sono in grado di offrire loro, possono superare le barriere e le difficoltà che si trovano di fronte e migliorare così anche le proprie performances scolastiche”, ha affermato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

Tra gli alunni quindicenni più svantaggiati, infatti, più di 1 su 4 (26%) riesce a raggiungere le competenze minime sia in matematica che in lettura, percentuale che si alza notevolmente prendendo in considerazione la singola materia (37% in matematica; 36% in lettura). Di essi, il 3,79% raggiunge i livelli di competenze più alti in matematica, mentre lo 0,75% (circa 1.000 alunni) sono considerati “top performer”, ovvero ottengono il massimo livello di competenza [9].

Nel corso del tempo, il numero di minori resilienti in Italia ha fatto registrare un significativo aumento soprattutto tra il 2006 e il 2012, passando dal 17,2% al 28,1%, per poi contrarsi sino all’attuale 26% [10]; mentre per quanto riguarda le differenze regionali emerge che le percentuali più alte si registrano soprattutto al nord, calando notevolmente nelle regioni meridionali dove bambini e ragazzi hanno meno opportunità di emanciparsi dalle condizioni familiari di partenza.

Ad eccezione della Liguria, infatti, nelle regioni del nord più di 1 minore su 3 è resiliente, con punte del 45% in Veneto e 46% in Lombardia, mentre in Trentino-Alto Adige la percentuale è del 38%. Al centro del Paese, il valore si attesta tra il 20% e il 30% mentre al sud e nelle isole cala sotto la soglia del 20%, con Calabria e Sicilia in fondo alla classifica (rispettivamente al 12% e 14%) [11]. Se ai livelli minimi in matematica e lettura si aggiungono anche quelli in scienze, la percentuale di quindicenni resilienti in Italia si abbassa al 20%, percentuale tra le più basse in Europa, migliore solo rispetto a Lituania (19%), Malta (18%), Lussemburgo (17%), Slovacchia (16%), Grecia (15%), Ungheria (14%), Bulgaria (9%) e al fanalino di coda Romania (6%) [12].

Fattori protettivi della resilienza educativa

Dall’analisi di Save the Children, svolta con il contributo dell’Università di Roma Tor Vergata [13], emergono una serie di fattori chiave in grado di favorire – o, al contrario, di ostacolare – lo sviluppo della resilienza tra i minori che provengono dai contesti più svantaggiati.

In Italia, i minori di 15 anni che appartengono al 25% delle famiglie più disagiate (sul totale degli alunni 15enni iscritti a scuola nel 2015) ma che hanno frequentato il nido o un servizio per l’infanzia, hanno infatti il 39% di probabilità in più, rispetto ai loro coetanei che non lo hanno frequentato, di essere resilienti, cioè di raggiungere livelli di competenze in matematica e lettura tali da favorire l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.

Allo stesso modo, le probabilità di essere resilienti aumentano di ben il 100% se si frequentano scuole dove non vi sono particolari problemi disciplinari e dove le relazioni insegnante-alunni sono positive, così come alunni svantaggiati che frequentano scuole dotate di infrastrutture adeguate hanno quasi il doppio delle probabilità di superare i livelli minimi di competenze in lettura e matematica rispetto ai propri coetanei che vanno in scuole inadeguate.

Rimanendo in ambito scolastico, l’analisi mette in evidenza che frequentare scuole che propongono nella loro offerta formativa una serie di attività extracurriculari, come gruppi musicali o sportivi, volontariato, arte e biblioteche, aumenta del 127% le probabilità di resilienza dei minori. Anche il tasso di dispersione scolastica, del resto, può influenzare la resilienza: i ragazzi meno abbienti che vivono in contesti dove la dispersione è più bassa rispetto alla media nazionale hanno infatti più del 50% di probabilità di rafforzare le competenze in matematica e in lettura.

Infine, anche la motivazione, la fiducia in se stessi, la perseveranza, sono fattori fondamentali per avviare percorsi di resilienza tra i minori. La probabilità di essere resilienti aumenta infatti del 36% per i minori meno abbienti che indicano di “non mollare facilmente” di fronte alle difficoltà sia nello studio che nella vita, o che sono convinti che la scuola faccia “molto per preparami alla vita” (78% di probabilità in più), che l’“andare bene (a scuola, nella vita) dipenda principalmente da me” (+133%), e “lo studio è importante per le prospettive di lavoro future” (+145%).

Al di fuori dalla scuola, l’analisi di Save the Children mette inoltre in risalto che i minori che vivono in famiglie meno abbienti ma che vivono in aree geografiche dove l’offerta culturale e ricreativa è maggiore della media nazionale hanno il triplo di probabilità di essere resilienti rispetto ai coetanei che vivono invece in luoghi dove minore è l’offerta di attività sportive, di lettura di libri, di navigazione su internet, di partecipazione ad attività culturali come mostre, musei, monumenti, teatri e concerti.

Di contro, i minori svantaggiati che vivono in luoghi caratterizzati da tassi di criminalità minorile e da incidenza della povertà più alti della media nazionale (rispettivamente 1,4% e 12,6%) hanno tra il 30% e il 70% di probabilità in meno di attivare percorsi di resilienza educativa. Così come gli alunni che risiedono in zone dove la disoccupazione giovanile è maggiore della media nazionale (35%) hanno una probabilità di quasi due volte inferiore di essere resilienti educativi, rispetto ai loro coetanei che vivono in aree con maggiori opportunità lavorative [14].

“Negli ultimi anni sono stati compiuti alcuni significativi passi avanti per contrastare la povertà educativa, tra cui l’adozione del Reddito di inclusione e l’istituzione di un Fondo specifico con Legge di stabilità. Tuttavia, i dati che emergono dal nostro rapporto ci consegnano un quadro allarmante dell’impatto della povertà educativa oggi in Italia.

Questi dati aspettano non solo di essere analizzati, ma anche – e soprattutto – aspettano di essere tradotti in una agenda di lavoro e in impegni concreti. Si rende necessaria una accelerazione, un impegno straordinario, come l’adozione di un’Agenda italiana per il contrasto della povertà educativa, per spezzare questo circolo vizioso tra povertà economica ed educativa che oggi ipoteca il futuro dei bambini e, con loro, quello di tutto il Paese”, ha proseguito Raffaela Milano.

“L’influenza della comunità territoriale sulla resilienza dei minori ci indica inoltre la necessità di allargare lo sguardo delle politiche di contrasto alla povertà educativa, oltre l’individuo, la famiglia e la scuola, verso il territorio e gli spazi dove il bambino cresce.

Per questo riteniamo fondamentale mettere in campo, con il concorso delle istituzioni ad ogni livello, di soggetti privati e non profit, un piano di azione volto al recupero dei tanti spazi pubblici inutilizzati e abbandonati che potrebbero essere invece ben sfruttati per assicurare un’attività extrascolastica gratuita e di qualità a tanti bambini e ragazzi lungo tutto il Paese” ha concluso Raffaela Milano.

Gli interventi di Save the Children per contrastare la povertà educativa

Dall’avvio della campagna Illuminiamo il futuro, nel maggio 2014, Save the Children ha attivato su tutto il territorio nazionale 23 Punti Luce, spazi ad alta densità educativa, che sorgono nei quartieri e nelle periferie maggiormente svantaggiate delle città, per offrire opportunità formative ed educative gratuite a bambini e ragazzi tra i 6 e i 17 anni.

Attualmente la rete dei Punti Luce di Save the Children copre 18 comuni e 13 regioni. Dal 2014, più di 15.550 bambini e ragazzi hanno usufruito delle diverse attività nei Punti Luce, tra cui sostegno allo studio, laboratori artistici e musicali, promozione della lettura, accesso alle nuove tecnologie, gioco e attività motorie, realizzate grazie al coinvolgimento di 480 operatori di cui più di 330 volontari provenienti prevalentemente dalla rete delle organizzazioni locali coinvolte nel progetto.

Negli spazi si offrono inoltre consulenze legali, psicologiche, pediatriche e di supporto alla genitorialità ai genitori o alle figure adulte di riferimento dei bambini. Nel 2017 sono stati oltre 4.160 gli adulti coinvolti. Dall’inizio della campagna sono state infine assegnate 1.200 doti educative, ovvero piani formativi personalizzati per bambini e adolescenti che vivono in condizioni certificate di disagio economico, che prevedono, tra gli altri, un contributo economico per l’acquisto di libri e kit scolastici, l’iscrizione a un corso sportivo o musicale, la partecipazione a un campo estivo e altre attività educative alle quali i minori si mostrano particolarmente inclini.

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