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RCC * DI PIETRO: «SIA IL PRIMO GOVERNO, SIA QUESTO GOVERNO È FRUTTO DI UN ACCORDO A TAVOLINO IN UNA STANZA CHIUSA E NON DELLA VOLONTÀ POPOLARE »

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09.14 - lunedì 16 settembre 2019

Di Pietro: “Dal governo gialloverde a quello giallorosso? Invertendo l’ordine dei colori l’arcobaleno non cambia. Sia il primo governo, sia questo governo è frutto di un accordo a tavolino in una stanza chiusa e non della volontà popolare. Autostrade? Invece di dire alla società Autostrade: allontanati dal Ponte Morandi perché l’hai fatto cadere, avrei detto: adesso lo rifai a spese tue sul modello che ti dico io e io ti controllo mentre lo fai. Accuse Di Matteo su Csm? Non facciamo di tutta l’erba un fascio, in tutte le categorie degli esseri umani possono esserci delle mele marce, ma buttare via tutto il cesto mi pare una semplificazione troppo azzardata. Conte? Bel discorso, ma promettere sempre la luna nel pozzo siamo tutti capaci. Conte ha promesso di tutto, ma avesse detto una sola parola di autocritica. Dalle mie parti si dice: chi parla forbito e sputa addosso a quello con cui stava prima non mi è mai piaciuto.

Antonio Di Pietro è intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Dal governo gialloverde a quello giallorosso. “Invertendo l’ordine dei colori l’arcobaleno non cambia –ha affermato Di Pietro-. Sia il primo governo, sia questo governo è frutto di un accordo a tavolino in una stanza chiusa e non della volontà popolare. Quando un governo non rappresenta la maggioranza degli italiani meglio andare al voto che accordarsi tra partiti che fino al giorno prima hanno detto peste e corna dell’altro. Se un partito dice che è un’alternativa a un altro partito e poi li vedo al letto insieme non lo condivido. E’ legittimo, ma questo modello non lo condivido come cittadino”.

Su Autostrade. “La strada giusta è avere le strade giuste. Invece di dire alla società Autostrade: allontanati dal Ponte Morandi perché l’hai fatto cadere, avrei detto: adesso lo rifai a spese tue sul modello che ti dico io e io ti controllo mentre lo fai. Io sono dell’idea che chi rompe paga. Oggettivamente è una situazione molto difficile, ancora più complicato se metti insieme una struttura per fare i ponti che i ponti non li faceva”.

Di Matteo sul Csm: le correnti si formano come le mafie. “Non facciamo di tutta l’erba un fascio. In tutte le categorie degli esseri umani possono esserci delle mele marce, ma buttare via tutto il cesto mi pare una semplificazione troppo azzardata. Non vorrei che per combattere questo tipo di lobby si faccia un’altra lobby uguale e contraria. Vanno modificate le modalità di composizione del Csm, io sono per il sorteggio”.

Sui rapporti con Berlusconi. “Grazie a Dio ho avuto a che fare con Berlusconi solo in due casi. Una volta quando ha avuto l’incarico e mi aveva proposto di fare il ministro, io ho rifiutato. La seconda volta quando in aula ho preso la parola e l’ho chiamato ‘Signor presidente del Consiglio che non c’è’, perché appena ho iniziato a parlare è scappato”.

Sul M5S. “Giudico i risultati. Conte ha fatto una sommatoria di belle frasi fatte dette in un italiano perfetto, ma sono discorsi triti e ritriti che sono belli da sentire. Io vorrei vedere più cose fatte. A promettere sempre la luna nel pozzo siamo tutti capaci. Conte ha promesso di tutto, ma avesse detto una sola parola di autocritica. Dalle mie parti si dice: chi parla forbito e sputa addosso a quello con cui stava prima non mi è mai piaciuto”.

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