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RAI – RADIO 2 * “I LUNATICI”: SCUDETTO NAPOLI: « MARADONA? HO CERCATO IN TUTTI I MODI DI STARGLI VICINO, CON LE BUONE E LE CATTIVE »

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02.43 - sabato 6 maggio 2023

Ottavio Bianchi è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte dalla mezzanotte alle quattro, live sul canale del 202 del digitale terrestre e anche su Rai 2 (tra l’1.15 e le 2.30 circa).

L’allenatore del primo scudetto del Napoli ha raccontato: “Il terzo tricolore per la squadra di Spalletti? Al di là dell’aspetto calcistico, sono stato a Napoli da calciatore, allenatore e dirigente, sono molto legato alla città e partecipo con grande entusiasmo anche da molto lontano alla gioia del popolo napoletano per questo successo che a Napoli non è solo sportivo ma anche sociale. Questo coinvolgimento che ha tutta la città rappresenta l’aspetto magnifico di Napoli. Mi riempie di gioia, sentimenti, quest’annata è stata molto importante, tutte le componenti della società hanno dato il meglio, non saprei distinguere i migliori, sono stati tutti bravi, dai dirigenti all’allenatore passando per i giocatori. Il pubblico non è mai cambiato, è così da sempre. Gioisco e partecipo alla festa del popolo napoletano”.

Ancora Bianchi: “La festa per il mio primo scudetto a Napoli? E’ durata tantissimo, ma era la prima volta, ora sono più abituati, il Napoli ora da tempo vive nelle zone alte della classifica, quando allenavo io si facevano alti e bassi, si stava a volte a mezza classifica. Quest’anno il Napoli con investimenti oculati, un cambio generazionale, l’acquisto di calciatori quasi sconosciuti come Kvara o Kim, è stato perfetto. Kvara e Kim si sono inseriti in maniera fantastica e non è mai scontato in Italia, dove alla prima stagione hanno faticato anche tanti fuoriclasse, tipo Platini”.

Similitudini tra il suo Napoli e quello di Spalletti: “Sono passati troppi anni. Faccio solo un esempio. Nello staff tecnico eravamo due o tre, massimo quattro. Ora sono non so quanti, in tutte le squadre. C’è un organigramma notevolissimo, i calciatori hanno procuratori, avvocati, investimenti stranieri che sono proprietari di tante squadre, è tutto un altro mondo, è cambiato tutto”.

Su Maradona: “Parlare di Diego è una cosa, parlare di Maradona un’altra, come dice il suo amico Fernando Signorini. Io condivido quello che dice, con Diego farebbe il giro del mondo, con Maradona neanche il giro dell’isolato. Sono cose diverse. Io mi voglio ricordare Diego, bastava dargli una palla e non la smetteva mai di giocare, faceva il portiere, le rovesciate, i colpi con la mano, i tiri da metà campo. Io a un certo punto ho cercato di andare via, perché la persona più vicina, che gli voleva bene e con la quale aveva grandi rapporti, mi diceva che Diego iniziava ad avere dei problemi, che anche lui iniziava a far fatica a gestirlo. Ho cercato in tutti i modi di stargli vicino, con le buone o le cattive, ma non ci sono riuscito. Con Diego sì, con Maradona no. Mi ha detto che lui era nato per vivere sempre con l’acceleratore spinto al massimo. Lì ho dovuto abbandonare la mia lotta, non ero in grado di entrare nella sua persona per cambiarla, non ero all’altezza di dare una mano a una persona a cui volevo bene”.

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