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RAI – RADIO 2 * “I LUNATICI”: MARIO BIONDI, « A SEI ANNI FUI SCARTATO DALLO “ZECCHINO D’ORO”, HO INIZIATO A CANTARE CON VOCE BASSA SU UNA NAVE DA CROCIERA »

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03.02 - martedì 22 novembre 2022

Mario Biondi è intervenuto ai microfoni di Rai Radio2 nel corso del format “I Lunatici”, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dal lunedì al venerdì notte dalla mezzanotte alle quattro, live anche su Rai 2 tra l’una e quindici e le due e trenta circa.

Il cantautore ha raccontato: “Come è nata la mia passione per il canto? Da bambino ero molto timido e introverso, non amavo essere esposto. Mentre mio padre era un appassionato di musica e aveva visto in me dei talenti e ha voluto necessariamente espormi. Mi iscrisse a sei anni a ‘lo zecchino d’oro’, ma non venni preso. Poi iniziai a fare concerti e serate con lui. Ci credeva più lui che me. Poi mi sono sempre più innamorato e la musica è diventata la mia vita. A sedici anni mi dissi che questa sarebbe stata la mia vita e la mia professione. Cantavo con tonalità più alte. Una volta mi trovai in una nave da crociera con l’aria condizionata a pallettoni e mi portò via un’ottava di estensione in alto. Mi trovai a cantare tutto il repertorio in un’ottava bassa e lì capii che dovevo restare in questa comfort zone. Momenti bui? Tante volte, in diverse occasioni, una volta in particolar modo a Vicenza, in un locale, ebbi da discutere con un pr di questo posto, e la cosa mi diede molto fastidio. Mi ribellai alzando la voce, avevo la sensazione di dover smettere”.

Ancora Mario Biondi: “Ho sempre avuto attorno un sacco di persone che mi hanno spinto e indirizzato verso il successo, ma effettivamente non ho mai capito il perché. Ho sempre cantato, era la mia vita, ho iniziato da bambino. Non so se la mia mira fosse quella di diventare famoso. Mi dispiace l’arrivismo delle nuove generazioni. Mi sembra un atteggiamento americano, che ha poco a che vedere con noi italiani, ma soprattutto sembra quasi che la musica passi in secondo piano”.

Sull’incontro con Ray Charles: “Ero un ragazzino, avevo 17 anni. Uno dei miei nove figli si chiama Ray per questo. Per lui. All’epoca ero un po’ incosciente, lui fa parte della mia storia della carriera. Non è l’incontro più importante della mia vita. Di incontri importanti ne ho avuti tanti, da Renato Zero a Claudio Baglioni, passando per Pino Daniele. Sono fortunato, nella mia carriera ho avuto occasione di conoscere, incontrare e collaborare con artisti che sono stati dei miti della mia gioventù. Sono riuscito anche a prendere una mezza ubriacatura con George Benson”.

Su ‘This is what you are’: “E’ stato il mio cavallo di troia. Fu tutto una grande sorpresa. Le radio nazionali hanno iniziato a suonarci, la BBC ci ha messo nelle playlist. Sono innamorato di questo brano. Gli sono grato. Mi ha permesso di creare l’indipendenza che speravo nella mia vita. Per me il successo doveva essere avere uno spazio mio, personale, dal quale poter proporre le mie idee”.

Sul suo essere genitore: “Ho nove figli, come padre ho passato delle fasi diverse. Il mio primo figlio va per i ventisei anni, la mia ultima figlia ne ha due. In certe occasioni, da ragazzo, sono burbero, apprensivo, e impositivo. Oggi sono estremamente innamorato di questa piccolina, e la guardo probabilmente con occhi diversi rispetto a quelli che avevo ventisei anni. Per ogni figlio ho creato una ninna nanna ad hoc”.

Sul suo rapporto con i social: “E’ lavorativo, mi affaccio ogni tanto su instagram, rispondo a qualche messaggio, metto qualche cuoricino, ma il rapporto è minimo”.

Sulla sensualità delle sue canzoni: “Mi piace che la mia musica venga considerata da qualcuno erotica. Mi lusinga. Ogni tanto mi imbarazza. Una signora una volta mi ha detto che ascoltando le mie canzoni ha fatto il beep più bello della sua vita”.

 

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