Tra il 1934 e il 1954, Gino Bartali è per tutti l’asso del ciclismo italiano, e per Bartali il ciclismo è quasi una vocazione monastica. Con questo credo durante gli anni terribili della Seconda Guerra Mondiale, Ginettaccio, come è anche chiamato, salva 800 ebrei dalle deportazioni. Una storia che il professor Stefano Pivato rilegge con Paolo Mieli a “Passato e Presente”, il programma di Rai Cultura in onda martedì 6 marzo alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia.
La Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei, è un’organizzazione di resistenza formata da attivisti cattolici. Tra loro c’è anche Bartali, che tra l’autunno del 1944 e l’estate del 1945 si mobilita per fornire aiuti concreti percorrendo la tappa più importante della sua vita: quella da Firenze ad Assisi.
Quasi quattrocento, tra andata e ritorno, sono i chilometri che percorre ogni volta per raggiungere la cittadina umbra, dove la tipografia clandestina della famiglia Brizzi stampa i documenti falsi destinati agli ebrei. Con queste nuove identità centinaia di famiglie riescono a salvarsi.
Gino Bartali diceva “il bene si fa, ma non si dice” e per quel bene fatto ma non detto, nel 2013, è diventato Giusto tra le nazioni. Nel settembre del 2013 infatti, lo Stato di Israele gli conferisce il massimo riconoscimento: un albero in suo onore nel Giardino dei Giusti dello Yad Vashem.
“Passato e presente” propone anche una visita al Museo della Memoria di Assisi, dove sono custodite le tracce di quell’impresa del grande ciclista.