Qualità dell’aria a Trento, i dati ufficiali. Le precisazioni di Appa rispetto al rapporto di Legambiente.
I dati rilevati dalle stazioni provinciali di monitoraggio, utilizzando le metodologie scientifiche ufficiali applicate in tutta Italia dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, confermano per il capoluogo trentino una situazione con alcune criticità, ma non certo come quella emersa dall’ultimo rapporto di Legambiente.
Dopo la pubblicazione, il 30 settembre 2020, del rapporto “Mal’aria di città – Edizione speciale” da parte di Legambiente, nel quale la città di Trento figura tra le peggiori d’Italia in fatto di qualità dell’aria, si ritiene doveroso fare alcune puntualizzazioni.
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La rete di monitoraggio della qualità dell’aria in Trentino
La Provincia autonoma di Trento si è dotata da tempo di una rete di monitoraggio della qualità dell’aria, gestita dall’Agenzia provinciale per la protezione dell’ambiente (APPA) e attualmente composta da 7 stazioni fisse e 2 stazioni mobili. Delle 7 stazioni fisse, 2 sono collocate sul territorio del Comune di Trento, una in via Bolzano (stazione “di traffico”) e un’altra al Parco Santa Chiara (stazione “di fondo urbano”). Tali stazioni, ricorrendo alle metodologie scientifiche ufficiali applicate in tutta Italia dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente, misurano la concentrazione dei principali inquinanti atmosferici, tra cui quelli che destano maggiore preoccupazione, e considerati anche nel rapporto di Legambiente, ovvero polveri sottili (PM10 e PM2,5) e biossido di azoto (NO2).
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I dati ufficiali
Per quanto riguarda il PM10, i dati delle due stazioni di misura di Trento mostrano come il limite sulla media giornaliera (50 μg/m3, da non superare più di 35 volte all’anno) sia stato rispettato ogni anno a partire dal 2013 (nel 2019, nessun superamento registrato al Parco Santa Chiara e 3 in via Bolzano). Anche per quanto riguarda il PM2,5, i dati mostrano come la concentrazione media annuale al Parco Santa Chiara si collochi da sempre al di sotto del limite di legge pari a 25 μg/m3 (nel 2019, registrata una media di 13 μg/m3). Per quanto riguarda il biossido di azoto, i dati mostrano differenze rilevanti a seconda della tipologia di sito di rilevamento considerato: stazione di traffico (via Bolzano) o stazione di fondo urbano (Parco Santa Chiara): in quest’ultima si osserva da sempre il rispetto del limite di media annuale pari a 40 μg/m3, inferiore anche al limite fissato dall’OMS e preso a riferimento dal rapporto di Legambiente, mentre nella stazione di via Bolzano tale limite non viene rispettato ancorché i valori risultino in diminuzione e ormai di poco superiori (44 μg/m3 nel 2018 e 43 nel 2019).
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Un confronto tra Trento e un capoluogo lombardo
Poiché uno degli aspetti più rilevanti del rapporto di Legambiente è il confronto tra le diverse città italiane, si riporta qui di seguito e a titolo di esempio un confronto, fatto utilizzando i dati misurati con le sopracitate metodologie scientifiche ufficiali, tra Trento, che nella classifica di Legambiente ha totalizzato un punteggio complessivo di 1 su 10, e un capoluogo di provincia lombardo, situato in Pianura Padana, uno dei territori con la qualità dell’aria fra le peggiori d’Europa, ma che nella medesima classifica ha totalizzato un punteggio di 3 su 10 e quindi migliore rispetto al capoluogo trentino.
Nel capoluogo di provincia lombardo (fonte: ARPA Lombardia), nel 2019 i limiti sono stati superati sia per le polveri sottili che per il biossido di azoto. Più in dettaglio, le stazioni di misura hanno registrato: 37 superamenti del limite sulla media giornaliera di PM10 nella prima stazione e 53 nella seconda; 19 μg/m3 di concentrazione media annuale di PM2,5 nella prima stazione e 25 nella seconda; 32 μg/m3 di concentrazione media annuale di biossido di azoto nella prima stazione, 58 nella seconda e 29 nella terza.
Nel confronto con Trento, quindi, la qualità dell’aria nel capoluogo di provincia lombardo è stata sensibilmente peggiore, e di questo vi è peraltro corretto riscontro nel rapporto della stessa Legambiente “Mal’aria di città 2020” pubblicato a gennaio 2020, mentre in quest’ultimo rapporto del settembre 2020, realizzato utilizzando criteri differenti e non convenzionali, appare esattamente il contrario.
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Le azioni per migliorare
Al di là del fatto che non ci sia quindi corrispondenza tra quanto emerso dall’ultimo rapporto di Legambiente e i dati ufficiali, resta senz’altro apprezzabile la puntualizzazione sulla necessità di attuare azioni per il miglioramento della qualità dell’aria, in Trentino come altrove. Nel nostro territorio, il monitoraggio della qualità dell’aria evidenzia alcune criticità ancora aperte nelle concentrazioni, oltre che dei citati biossido di azoto e polveri sottili, anche di benzo(a)pirene, e ozono (per conoscere tutti i dati del monitoraggio, si veda la sezione del sito web di APPA dedicata: http://www.appa.provincia.tn.it/aria). Il nuovo Piano provinciale di tutela della qualità dell’aria, approvato con Deliberazione della Giunta Provinciale il 1° agosto 2018 dopo un ampio processo partecipativo, prevede numerose misure su 5 settori di intervento (civile-energetico, trasporti e mobilità sostenibile; produttivo-industriale; agro-zootecnico; comunicazione, educazione e partecipazione), alcune delle quali già avviate, altre da avviare, con le quali si prevede di migliorare la qualità dell’aria che i cittadini trentini respirano.