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LANCIO D'AGENZIA

PROVINCIA AUTONOMA TRENTO * GIORNATA AUTONOMIA: “ L’INTERVENTO INTEGRALE DEL PRESIDENTE MAURIZIO FUGATTI “

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16.08 - domenica 5 settembre 2021

Gentili signore e signori, autorità, cari Presidenti Gianmoena, Kaswalder e Kompatscher.
In apertura di questo mio intervento mi permetterete di rivolgermi con particolare gratitudine al dottor Sandro Lombardi, che ci onora della sua presenza e che sarà protagonista, a conclusione di questa nostra cerimonia, di un momento per noi molto importante e denso di significati. Oggi noi festeggiamo la nostra Autonomia, lo facciamo nella data in cui 75 anni fa a Parigi venne firmato l’accordo tra De Gasperi e Gruber, e contemporaneamente, in modo intenzionale, vogliamo salutare un eccellente “servitore dello Stato” che è andato in pensione da pochi giorni. Entreremo dopo nel merito delle motivazioni che ci hanno spinto a riconoscerne i meriti, ma in apertura di questo mio intervento vorrei proprio sottolineare come il principio di “leale collaborazione”, che è un po’ il cuore del rapporto tra le istituzioni e i vari livelli di governo, abbia bisogno di tradursi in azioni e in atteggiamenti che poggino su particolari sensibilità e qualità professionali. Noi le abbiamo trovate in questa figura e nella sua umanità.

La nostra autonomia, la nostra autonomia speciale, si nutre di relazioni, collaborazioni e alleanze. Anche nel momento in cui è necessario alzare la voce, rivendicare con rigore e con forza le nostre ragioni e le nostre prerogative, dobbiamo ricordarci che l’esercizio dell’autonomia deve trovare sempre fondamento nel principio di responsabilità e nella ricerca di intese e accordi sostanziali.
Lo richiede in modo particolare il periodo di crisi che abbiamo vissuto e dalla quale, faticosamente, stiamo uscendo. La gestione della pandemia ha reso, specie nella fase più acuta, difficili i rapporti con lo Stato. È sembrato che la stessa autonomia, anche una speciale come la nostra, ne uscisse profondamente ridimensionata o addirittura minata nei suoi fondamenti. Abbiamo resistito e

abbiamo dimostrato sul campo il valore e l’efficacia delle nostre scelte. Lo abbiamo fatto, insieme alle altre autonomie, senza ricorrere a prove muscolari o alla strumentalizzazione propagandistica.
Diversamente non poteva essere di fronte ad un’Europa che ha mutato i propri paradigmi e che con il PNRR ha dimostrato una rinnovata, diversa sensibilità verso i territori europei. Serviva dunque, e serve, anche da parte dello Stato la giusta attenzione alle peculiarità dei territori.

Perché l’autonomia è responsabilità. E nella nostra azione ci siamo ispirati ad un’eredità importante che dobbiamo saper conservare e attualizzare. Lo è nel momento in cui, proprio per scelta del legislatore, la Provincia autonoma di Trento ha individuato la data del 5 settembre per celebrare la propria Giornata dell’autonomia. Quel 5 settembre di 75 anni fa che ha posto, con la firma dell’Accordo di Parigi, le basi per la soluzione della questione sudtirolese unitamente alla costruzione dei fondamenti su cui poggia il riconoscimento più importante della nostra autonomia, quello garantito a livello internazionale.

Non credo sia un esercizio retorico andare a quell’estate 1946. Su quella stagione, e la complessità di quel momento, sono state scritte pagine importanti di analisi storica. Non è mio compito riassumerle. Vorrei piuttosto cogliere l’occasione per complimentarmi con il collega Presidente Arno Kompatscher per l’importanza che ha voluto attribuire al 5 settembre grazie alla cerimonia che si svolgerà oggi pomeriggio a Bolzano. Non sempre è stato così: quell’Accordo ha originato letture e interpretazioni contrastanti. All’origine di queste vi era il portato tragico della prima metà del Novecento, le guerre, le opzioni volute da Hitler e da Mussolini. In anni più recenti è andata maturando una sensibilità nuova, forse il frutto di un portato generazionale. Sicuramente l’effetto positivo dell’esercizio dell’autonomia, specialmente nella sua fase più matura, quella avviata cinquant’anni fa.

Viene forse utile rileggere la lettera che Alcide De Gasperi scrisse a Karl Gruber il 4 febbraio 1948, mentre si stava arrivando alla fase conclusiva del percorso di approvazione del Primo Statuto d’autonomia dopo gli incontri con la delegazione sudtirolese. De Gasperi esprime il proprio “convincimento personale … nonché di quello del Governo italiano e dell’Assemblea costituente, che l’autonomia concessa all’Alto Adige non solo è conforme all’accordo di Parigi ma, sotto certi
 aspetti, più ampia di quella prevista. Ma quello che importa [questo il passaggio che vorrei sottolineare] è che siffatta concessione, appagando desideri di quelle popolazioni, assicuri, nell’interesse della regione e del paese, la leale e fattiva collaborazione dei vari gruppi linguistici colà residenti.” (p. 125, A. De Gasperi Una vita a tappe)
Noi sappiamo che vi è stata successivamente alle parole di De Gasperi la necessità di una fondamentale riforma di quello Statuto, che tale riforma fu il risultato di una difficile e complessa trattativa.

Fu il risultato, va ricordato e dobbiamo ripetercelo, della buona politica e dell’arte del compromesso. Grazie al programma di iniziative e di eventi promosso dal Comitato per il Cinquantenario avremo occasioni per confrontarci sul rilievo che ha avuto questo ultimo mezzo secolo di storia grazie al contributo della comunità scientifica e delle principali istituzioni culturali e di ricerca. È un percorso che abbiamo appena iniziato, caratterizzato da alcuni momenti di confronto con le altre autonomie e con il Governo, tramite il coinvolgimento del Ministro per gli affari regionali e le autonomie on. Mariastella Gelmini. Seguiranno, come ho già avuto modo di ricordare, tre fondamentali tappe di riflessione e di dialogo istituzionale e culturale. Partiremo con Vienna e con la sottolineatura della questione trentina nella sua dimensione di specificità storica, a Roma dove il confronto sarà sul profilo istituzionale e giuridico della nostra autonomia e dei suoi possibili aggiornamenti. Infine a Bruxelles dove il focus sarà la dimensione internazionale e le possibilità di sviluppo dell’autonomia nell’ambito dell’integrazione europea.


Al di là del calendario di eventi che organizzeremo, andando quindi oltre l’attenzione che porremmo alla dimensione storica o al profilo istituzionale e giuridico della questione, rimane attualissimo il problema di come promuovere e sviluppare adeguatamente la cultura dell’autonomia e, con essa, far crescere il livello di consapevolezza su quali siano le precondizioni del “sentirsi autonomi”. Ovviamente lo faremo in modo specifico, con grande attenzione ed impegno, grazie alle iniziative e ai progetti rivolti al mondo della scuola e della formazione in materia di educazione alla cittadinanza e all’autonomia. A tal proposito mi piace ricordare l’importante iniziativa culturale ed educativa promossa in occasione dei 200 anni di ITAS mutua che avrò il piacere di inaugurare sabato prossimo alle Gallerie di Piedicastello. Nel percorso che si sta allestendo figurano infatti alcune parole chiave: autonomia, mutualità, responsabilità, partecipazione e connettersi. Proprio connettersi, la capacità di collegarci, di informarci, di creare e rinnovare legami. Utilizzando nuovi alfabeti, nuovi linguaggi, nuove strumentazioni, cogliendo così il grande potenziale che può venire, proprio attorno all’autonomia, dall’apporto fresco ed originale proveniente dal mondo giovanile.

Torno alle parole di De Gasperi e allo spirito di quel 5 settembre 1946. La più importante legittimazione della nostra autonomia, la sua ragione fondamentale, è la collaborazione e la ricerca delle migliori soluzioni per garantire la convivenza tra gruppi etnico-linguistici, aggiungerei tra sensibilità e appartenenze che caratterizzano il nostro essere terra e regione di confine.

Convivenza, rispetto e valorizzazione delle minoranze, dei diritti, delle libertà. L’esatto contrario di quello che fece il fascismo nei confronti della popolazione sudtirolese, ma anche nei confronti delle aspettative di autogoverno manifestate dalla popolazione trentina nell’immediato primo dopoguerra. È del resto evidente che nella millenaria storia di autogoverno del Trentino gli anni del fascismo hanno rappresentato il periodo più estremo ed esasperato di centralismo e di nazionalismo.

L’altro grande tema, che è anche un’esigenza intrinseca dell’autonoma stessa, è la buona amministrazione come condizione necessaria all’esercizio responsabile del governo locale. Anche su questo aspetto si concentra un pezzo importante della riflessione degasperiana e avremo modo tra poco di sentire le riflessioni del professor Fulvio Cortese, che ringraziamo fin d’ora.

Di più: convivenza, rapporto e collaborazione tra Trentino e Alto Adige/Sudtirol, qualità del governo locale e buona amministrazione erano anche i temi e le problematiche che più interessavano e mobilitavano i trentini all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale.

Vorrei proprio ricordare l’esperienza dell’ASAR, che a dispetto di una denominazione da “centro studi”: Associazione, Studi Autonomistici Regionali, fu un grande movimento di popolo nel quale convivevano culture, sensibilità, posizioni politiche tra loro diverse. Un movimento protagonista di una mobilitazione decisiva proprio nei mesi in cui si definivano i contenuti del nostro Statuto e si ponevano le basi per aprire, nell’ambito dell’esperienza costituzionale e istituzionale della Repubblica italiana, la nostra vicenda autonomistica.

Siamo lontani temporalmente da quel periodo, dalle forme di quella mobilitazione, dai contenuti e dalle idee di quelle battaglie perché il contesto è profondamente cambiato. Ma abbiamo il dovere di esserne all’altezza, di coltivare quell’eredità e quella straordinaria e vitale tensione verso la partecipazione e l’interesse per il bene comune.
Mi permetto di porre la questione a conclusione di questo mio intervento, in una Giornata in cui, insieme, ragioniamo di autonomia. Dobbiamo creare le condizioni per l’allargamento di un’alleanza per l’autonomia e il suo rafforzamento. Un’alleanza che coinvolga la società, i mondi economici, le forze culturali, le diverse generazioni. Questo sarà il banco di prova dove misureremo l’efficacia delle nostre iniziative sul Cinquantenario: mettere un po’ di energia rinnovabile nel motore della nostra esperienza autonomistica. Dovremo saper attingere alla disponibilità, in più occasioni manifestata ed espressa, proveniente dai mondi organizzati della società, dell’economia, delle varie articolazioni del nostro territorio e delle nostre comunità.

L’auspicio è che questo percorso sia sintonizzato e convergente, per molti tratti di strada, con quello intrapreso dalla Provincia autonoma di Bolzano. Istituzionalmente le sedi e i livelli non mancano: abbiamo la nostra Regione che vorremmo sempre più caratterizzare come “spazio” di azione comune e di sviluppo strategico tra le due Provincie, abbiamo la Presidenza “comune” (Trento e Bolzano) dell’EUSALP, che ci permette di dialogare e agire in un ambito più ampio di strategia alpina. E abbiamo da festeggiare, proprio quest’anno, i dieci anni di lavoro comune del GECT-EUREGIO, con una nuova stagione che si apre e vedrà l’attuazione della sua riforma finalizzata al suo potenziamento.

È un’agenda importante e impegnativa. È anche un buon modo per festeggiare, a 75 anni di distanza, quella firma che a Parigi pose le basi solide e fondamentali del nostro lavoro.

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