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PROVINCIA AUTONOMA TRENTO * FIRENZE – SALONE ARCHEOLOGIA: « DUE INTERVENTI DEDICATI ALLE RICERCHE CONDOTTE SUL TERRITORIO TRENTINO, DAL 17 AL 19 DICEMBRE »

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14.14 - martedì 14 dicembre 2021

L’archeologia del Trentino al Salone dell’Archeologia e del Turismo culturale a Firenze. La Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento partecipa a tourismA, il Salone dell’Archeologia e del Turismo culturale che si terrà a Firenze dal 17 al 19 dicembre, con due interventi dedicati alle esperienze e alle ricerche condotte sul territorio trentino dall’Ufficio beni archeologici.

Venerdì 17 dicembre, nell’ambito del workshop “Itinerari archeologici fra le risorse naturali”, a cura dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, il soprintendente per i beni culturali Franco Marzatico e Luisa Moser, referente dei Servizi Educativi dell’Ufficio beni archeologici, presenteranno “La ricchezza del metallo nella Protostoria del Trentino: i forni in batteria per la produzione del rame nell’area archeologica dell’Acqua Fredda al Passo del Redebus”. È invece affidato a Franco Nicolis, direttore dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza trentina, l’intervento “Scavare la memoria. Archeologia della Prima guerra mondiale” in programma sabato 18 dicembre nell’ambito della sessione “Scavare il presente. Come l’archeologia può indagare l’età moderna e contemporanea” a cura di Giuliano Volpe e Giuliano De Felice.

Situata a 1440 m. di altitudine, al Passo del Redebus tra la Val dei Mòcheni e l’Altopiano di Piné, l’area archeologica Acqua Fredda è una delle più importanti fonderie preistoriche della tarda età del Bronzo (XIII-XI sec. a.C.) dell’intero arco alpino. I forni fusori riportati alla luce dagli archeologi testimoniano l’intensa attività di estrazione e lavorazione dei minerali di rame fin dai tempi più remoti. Il sito, immerso nel contesto naturale della catena del Lagorai e circondato da una riserva naturale, si inserisce a pieno titolo tra gli itinerari di valorizzazione del territorio dove aspetti archeologici e naturalistici interagiscono e rendono unica l’esperienza di visita. Nel corso dell’estate, in collaborazione con enti e realtà locali, il sito ospita laboratori, spettacoli teatrali, archeopasseggiate, incontri con archeometallurghi e accompagnatori di territorio per conoscere il nostro passato fra archeologia e natura.

L’archeologia della Grande Guerra e il tema del corretto recupero delle testimonianze emerse a causa dell’aumento delle temperature e dello scioglimento dei ghiacciai sono aspetti con cui gli archeologi trentini si confrontano sin dal 2007. Risale infatti all’estate di quell’anno il primo intervento per il recupero di resti della Prima guerra mondiale sul Piz Giumella, in Val di Sole, nel Trentino occidentale. La delicatezza del tema non riguarda soltanto la metodologia e l’approccio con metodo scientifico e archeologico al fine di salvaguardare il contesto e assicurare una precisa e meticolosa documentazione, ma comporta una doverosa riflessione sul trattamento dei corpi dei soldati, comprese le valenze etiche che ne derivano. Dal 2007 gli interventi in alta montagna, su quello che era il fronte più alto della guerra, si sono susseguiti con cadenza regolare.

Tra il 2009 e il 2014, in collaborazione con il Museo “Pejo 1014-1918 La Guerra sulla porta”, è stato recuperato dal ghiaccio, musealizzato e aperto al pubblico il sito di Punta Linke, nel gruppo Ortles–Cevedale, a 3629 metri di altitudine. Il sito è uno straordinario luogo della memoria che conserva la stazione della teleferica costruita dagli austro-ungarici per collegare Cogolo di Pejo con Punta Linke e gli apprestamenti del “Coston delle barache brusade” e assicurare così i rifornimenti alle postazioni più alte e più importanti dell’intero fronte.

È invece del 2018, a cento anni dalla conclusione della guerra mondiale, la mostra “storie senza Storia. Tracce di uomini in guerra (1914-1918)” nella quale sono stati esposti al pubblico i materiali messi in luce tra il 2012 e il 2017 negli interventi di recupero di resti di soldati della Grande Guerra sul ghiacciaio del Presena e alle pendici occidentali del Corno di Cavento nel Gruppo dell’Adamello, riaffiorati, a oltre 3000 metri di altitudine. A riportarli alla luce e a restituirli alla memoria collettiva è stato il delicato lavoro di équipe multidisciplinari composte da archeologi, geologi, guide alpine, restauratori. Grazie alle tecniche di conservazione e di restauro messe in atto dalla Soprintendenza, è stato possibile risalire al nome di uno dei due italiani, il soldato Rodolfo Beretta, nato a Besana in Brianza nel 1886 e deceduto per caduta di valanga nel novembre 1916. I resti del caduto Beretta sono stati così restituiti alla famiglia e tumulati nella città natia nello novembre 2018.

Giunta alla settima edizione, tourismA è un momento di esposizione, divulgazione e confronto di tutte le iniziative legate alla comunicazione del mondo antico e alla valorizzazione delle sue testimonianze. Particolarmente nutrito il programma con decine di convegni e centinaia di relatori, incontri con i protagonisti della ricerca e della divulgazione, laboratori di archeologia sperimentale, spazi espositivi e proposte per leggere, visitare e viaggiare.

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