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LANCIO D'AGENZIA

PROVINCIA AUTONOMA TRENTO * FESTIVAL ECONOMIA 2021: « SINTESI DEGLI INTERVENTI DELLA GIORNATA DEL 4 GIUGNO »

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20.28 - venerdì 4 giugno 2021

Lezioni in presenza, digitale, relazioni: la scuola riparte dalla pandemia
La scuola, le ferite che ha subito per la pandemia, accanto agli elementi positivi che possono favorirne la rinascita. Opportunità da cogliere per proseguire nella trasformazione in corso che non è solo tecnologica, ma investe gli aspetti innovativi, mantenendo centrale l’aspetto relazionale e il “buonumore” degli studenti che è il terreno fertile per l’apprendimento. Guarda al futuro il dibattito avviato da “La scuola interrotta”, la tavola rotonda del Festival dell’economia in Sala Depero dedicata all’impatto dell’emergenza Covid sul mondo dell’istruzione. Se una delle proposte per recuperare il gap prodotto dal lockdown e in parte attenuato dalla didattica a distanza è aprire gli istituti anche al pomeriggio – come propongono Andrea Gavosto, economista e direttore della Fonda­zione Giovanni Agnelli e la dirigente scolastica dell’ITT Buonarroti di Trento Laura Toller, Elia Bombardelli, docente.

 

“Per una giustizia più efficiente necessario depenalizzare alcuni reati”
Carenza di personale, ritardi nelle assunzioni, eccessivi carichi di lavoro per i magistrati, sistemi tecnologici non adeguati, scarse risorse finanziarie, assenze di filtri per i tre gradi di giudizio: il procuratore Giuseppe Pignatone e l’avvocato (ed ex ministro della giustizia) Paola Severino hanno analizzato i mali della giustizia italiana per arrivare a proporre alcune soluzioni, che passano anche attraverso la depenalizzazione di alcuni reati.

 

Servizi pubblici migliori se i cittadini partecipano
La teoria economica e considerazioni di equità sociale giustificano la presenza dello Stato nell’offerta di alcuni servizi. Ma per misurare la qualità di una buona amministrazione pubblica spesso la teoria non fornisce indicazioni precise. Oltre ai dati oggettivi infatti, è importante misurare e confrontare la performance, ascoltare la cittadinanza, renderla partecipe. Secondo Raffaella Giordano, direttrice della Direzione Relazioni Internazionali ed Economia della Banca d’Italia intervenuta oggi al Festival dell’Economia, l’evidenza mostra che esistono ampi divari di qualità ed efficienza tra paesi europei e anche tra regioni in Italia. E quindi ampi margini di miglioramento.

 

Dal riabitare la montagna ai progetti dei giovani sulle professioni della green economy: queste la proposte di Re-play³
Con 11 incontri, un laboratorio, 3 mostre e un’installazione, le iniziative in piazza Santa Maria Maggiore di “Re-play³” rappresentano un’occasione per fare tesoro di quanto successo in quest’anno e mezzo complicato, ma soprattutto sono un’opportunità per fare rete e discutere di come sfruttare al meglio tutte le esperienze innovative realizzate e realizzabili che potranno fare la differenza nel nostro futuro.
“Abbiamo organizzato delle iniziative – spiega Federico Samaden, presidente della Fondazione Franco Demarchi – il cui filo conduttore sono i territori che diventano laboratori di sperimentazione, di progetti innovativi e di educazione trasversale, coinvolgendo l’ente pubblico e il terzo settore che s’impegnano quotidianamente nella realizzazione concreta di una comunità accogliente, che punta a diventare comunità educante.”

 

Formazione continua e valorizzazione di donne e giovani
Un nuovo contratto sociale per il XXI secolo. A indicarne i contorni sono state la direttrice della London school of economics Minouche Shafik e la direttrice centrale dell’Istat Linda Laura Sabbadini, nell’ambito di un incontro coordinato dalla giornalista di Repubblica Tonia Mastrobuoni oggi al Festival dell’Economia. Al centro del confronto, i cambiamenti in atto in Occidente – a partire dal 2016 – con la crescita dei movimenti populisti, del nazionalismo e dei conflitti attorno ai temi ambientali e ai ruoli sociali.

 

Smarzynska Javorcik: “Dopo il Covid l’intervento dello Stato nei Paesi più deboli continuerà ad aumentare”
È una visione davvero globale quella che ha offerto Beata Smarzynska Javorcik, già docente ad Oxford e prima donna a ricoprire il ruolo di capo economista della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS), in collegamento da Londra con il pubblico del Muse e sollecitata dalle domande del giornalista de “Il Fatto quotidiano” Nicola Borzi. La studiosa, infatti, si occupa dell’analisi degli investimenti in 27 Paesi di questa istituzione, tra i cui soci vi è la più nota Banca Europea degli Investimenti.
Javorcik, nella sua relazione per il Festival dell’Economia, ha presentato una fotografia della presenza dello Stato nella situazione economica attuale e in quella che a breve delineerà la fase post Covid in molte nazioni emergenti e nei Paesi meno avanzati. Negli ultimi vent’anni la presenza del pubblico nel settore creditizio è aumentata e anche le persone, in tante parti del mondo dove si concentrano le ricerche della BERS, vedono con maggior favore l’avanzamento del pubblico rispetto al privato. Le banche di Stato, infatti, ha sottolineato Javorcik, sono diverse, possono assumere rischi maggiori, tanto che al tempo dell’ultima crisi finanziaria hanno ampliato i crediti, aiutando Paesi e aziende ad ammortizzarne lo shock, svolgendo un ruolo positivo. Chi non ha un solido storico creditizio e garanzie collaterali da prestare, ha accesso meno facile alle banche, ma quelle di Stato hanno una maggiore inclinazione al rischio, sono più disponibili a concedere crediti, quindi f La studiosa ha aperto il suo intervento con un’analisi della percentuale degli impiegati nel pubblico in vari Paesi, soprattutto in quelli post-comunisti, nei quali mediamente un quarto dei lavoratori è dipendente dello Stato, perché gli impieghi sono più stabili, anche se le retribuzioni più basse. Scardinando un luogo comune Javorcik ha sottolineato, invece, che in Italia come in Germania, le aziende di Stato assorbono una quota minima dei lavoratori, con una cifra bassa rispetto ad altri Paesi dove le economie sono sempre meno produttive, poco efficienti e meno innovative, anche per la minore presenza di brevetti.

 

Verso un’Agenda per la salute
I sistemi sanitari europei sono stati messi fortemente sotto pressione dalla pandemia. Ripensarli è necessario se la Ue vorrà dirsi ancora l’area “più sana del mondo”. In Italia, la sfida è la costruzione di un nuovo modello integrato, tra prossimità e telemedicina, Stato e Regioni, pubblico e privato. Serve, in altre parole, un’Agenda per la salute. Ne hanno parlato, per i Forum del Festival, Ilaria Capua, che dirige il Centro di Eccellenza One Health all’Università della Florida, Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, Walter Ricciardi, docente alla Cattolica di Roma e consigliere del Ministro della Salute, Marco Vecchietti, amministratore delegato e direttore generale di Intesa Sanpaolo RBM Salute, Gilberto Turati, docente di Scienza delle Finanze alla Cattolica di Roma, e Paola Pica, giornalista del Corriere della Sera.

Orecchie pronte ad ascoltare nuove idee
“Declino. Una storia italiana” è il saggio di Andrea Capussela che offre una interpretazione originale di quelli che sono i principali problemi del nostro Paese, a partire dalla crisi economica per giungere ai difetti di tutto il sistema politico. Un libro edito da Einaudi, che spiega come mai ci troviamo in una situazione di “ristagno della produttività”, soprattutto quella “che riflette l’innovazione tecnologica e organizzativa”. Ne ha parlato l’autore, insieme a Magda Bianco, che guida il Dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria in Banca d’Italia nell’incontro coordinato dalla giornalista Tonia Mastrobuoni.

 

Mazzuccato: “Gli Stati adesso debbono impegnarsi a risolvere problemi strutturali, oltre il breve periodo”
Mariana Mazzucato è un’economista italiana con cittadinanza statunitense. Al Festival dell’economia ha affrontato con il saggista e conduttore radiofonico Pietro del Soldà il tema “Missione economia. Un rapporto nuovo tra pubblico e privato”. “Gli Stati debbono ridefinire del tutto i mercati. Debbono avere delle skill nuove. Serve una cultura organizzativa che sappia rispondere alle sfide di oggi. La Nasa, per esempio, si è posta e si pone delle domande su temi difficili: andare sulla Luna per noi è come lavorare per modificare il cambiamento climatico. L’idea di mettere cerotti dando contributi a pioggia non serve a metterci nella giusta direzione. Il Covid ci ha fatto capire quanto fossimo impreparati a livello mondiale”, ha detto Mazzucato.

 

Capitali privati per una crescita comune
Intervento dello Stato e capitali privati: per una ripartenza dell’economia e per salvare le aziende sane in difficoltà per le conseguenze del Covid la ricetta è una partnership pubblico-privato. Ma serve semplificare il quadro normativo, sburocratizzare, creare piattaforme digitali per il private equity. E occorrono normative europee armonizzate. Tre esperti a confronto nella seconda giornata del Festival. Sostenibilità sociale e ambientale sono le parole chiave anche per gli investitori privati, così come per le strategie nazionali e le politiche comuni a livello europeo.

 

Pubblica amministrazione, la riforma parte fondamentale del PNRR
Si è detto ottimista sulla possibilità di riformare la pubblica amministrazione il ministro Renato Brunetta, intervenuto in collegamento questo pomeriggio all’incontro dal titolo “Come riparare la macchina dello Stato?” in cui si è affrontato il tema del reclutamento del personale, del rinnovamento della dirigenza e delle riforme per migliorare i servizi ai cittadini e alle imprese. Il ministro ne ha parlato con Claudio Lucifora, professore di Economia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con Alberto Orioli, vicedirettore de “Il Sole 24 Ore”. Il confronto si è tenuto nella giornata in cui è prevista la riunione del Consiglio dei ministri ed è atteso il varo del decreto sul reclutamento nella pubblica amministrazione, oggetto della discussione. Valorizzazione del capitale umano, digitalizzazione e semplificazioni sono stati quindi gli argomenti approfonditi. In sala Depero del palazzo dell

 

Gelmini: Pnrr ultima chiamata, Regioni e Province decisive per realizzarlo
L’Italia è il Paese della Ue che riceverà più soldi di ogni altro in Europa da spendere tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). L’accesso ai fondi è legato alla implementazione delle riforme necessarie affinché l’erogazione avvenga effettivamente. E per poterle centrare serve la collaborazione dei partiti e degli enti locali, dalle Regioni alle Province ai Comuni. Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) è quindi uno “stress test per la classe politica chiamata a fare le riforme che finora non sono state fatte e per tutti i livelli di governo. Si tratta dell’ultima chiamata e di un crollo degli alibi. L’Ue è stata per una volta generosa e lungimirante, ha messo sul piatto risorse, ma chiede maturità e responsabilità per realizzare dei cambiamenti”. Lo ha detto la ministra per gli Affari regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, collegata da remoto, nel corso dell’incontro del Festival dell’Economia dal titolo “Il Pnrr tra investimenti e riforme” cui ha partecipato l’economista Francesco Giavazzi e moderato dal giornalista Alessandro Barbera.

 

Terzo settore protagonista dell’innovazione sociale
Come valorizzare al massimo il potenziale innovativo che il Terzo settore, fin dalle origini e – di nuovo – durante la pandemia, ha dimostrato di possedere? Erika Stefani, ministra per le Disabilità, Carlo Borgomeo, presidente di Fondazione Con il Sud, Ivana Pais, sociologa dell’Università Cattolica di Milano e Carlo Borzaga, presidente Euricse, in dialogo con Diego Andreatta, direttore di Vita Trentina, questo pomeriggio hanno riflettuto su una delle sfide fondamentali per la ripartenza: il riconoscimento del nonprofit come attore cruciale del cambiamento, sfruttando gli strumenti offerti dalla riforma del Terzo settore.

 

“Non trasformeremo l’Italia senza il coinvolgimento dei cittadini”
Progetti realizzabili in tempi certi, procedure più rapide per la loro approvazione, coinvolgimento dei cittadini e una nuova attenzione alla qualità degli interventi nell’utilizzo dei materiali e nel rispetto dell’ambiente: una svolta “green”, dovuta anche alle implicazioni della pandemia, quella annunciata da ministro delle infrastrutture e della mobilità Enrico Giovannini nel Piano nazionale di ripresa e di resilienza che ridisegnerà il Paese per i prossimi dieci anni.

 

La nuova architettura fiscale per l’Unione Europea? Deve dotarsi di uno standard
L’alto livello del debito pubblico accumulato durante la pandemia rende impossibile ripristinare le vecchie regole che imponeva il Patto di stabilità e crescita, attualmente sospeso. Quali soluzioni dovrebbe adottare, allora, l’Unione Europea nei prossimi anni? Olivier Blanchard, grande esperto di macroeconomia, ha svelato la sua soluzione nell’incontro svolto all’interno del palazzo della Regione e presentato dalla giornalista Rai Eva Giovannini. “Bisogna adottare uno standard fiscale, misurabile attraverso un’analisi sulla sostenibilità del debito di ogni paese membro, che stabilisca che lo Stato non può andare in default”.

 

Privatizzazioni: a rischio la legittimità dello Stato democratico
Nel volume “The Privatized State” scritto per Princeton University Press la filosofa politica Chiara Cordelli, docente di Scienze politiche all’Università di Chicago riflette sull’esternalizzazione di funzioni pubbliche che continua a caratterizzare i paesi occidentali: dalle autostrade alla gestione delle prestazioni sociali, dalla gestione delle carceri, fino ai combattimenti armati. Il privato svolge, il pubblico controlla. Funzioni che non sono solo meramente tecnico ausiliari, ma anche essenziali e richiedono ampia discrezionalità, come ad esempio l’uso della forza o il livello di assistenza. Ma la scelta di amministrare il pubblico tramite il privato finisce con compromettere la legittimità dello Stato democratico.

 

Più regole per i mercati, in nome della sostenibilità ambientale
“Per raggiungere l’ambizioso scopo di ridurre le emissioni allo zero netto, missione primaria del nostro futuro – affermano gli economisti Mark Carney e William Janeway nel corso del loro intervento al Festival dell’Economia – non possiamo pensare che basti fissare dei piani pubblici a sostegno, ma dobbiamo considerare anche il coinvolgimento diretto dei mercati (criptovalute comprese)”. In tal senso dunque, l’economia dovrebbe ripensare i propri valori, andando oltre l’efficienza, per ampliare l’interesse a resilienza, solidarietà, sostenibilità e connettività, mentre le borse, sotto regolamentazione statale, dovrebbero trovare nel bene collettivo il proprio scopo.

 

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