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PROVINCIA AUTONOMA TRENTO * FESTIVAL DELLA FAMIGLIA: MAULE, « IL COMUNE DEL CAPOLUOGO HA UN DISTRETTO FAMIGLIA SPECIFICO, AIUTA A CREARE RETE TRA I SOGGETTI CHE OPERANO NEL WELFARE »

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16.43 - martedì 30 novembre 2021

I Distretti famiglia sotto la lente di ingrandimento. Oggi in Sala Falconetto presso il Municipio di Trento, nell’ambito del Festival della famiglia.

Negli ultimi 18 mesi i ricercatori di Fondazione Ca’ Foscari di Venezia hanno testato un sistema di misurazione della performance delle reti locali del welfare riunite nei 19 Distretti Famiglia presenti sul territorio. Oggi si sono presentati i risultati di questa sperimentazione e il nuovo set di indicatori proposti per valutare l’attività dei Distretti Famiglia e un confronto con altre realtà nazionali. L’evento è a cura di Fondazione Ca’ Foscari, Fondazione Franco Demarchi e Agenzia per la coesione sociale, la famiglia, la natalità della Provincia autonoma di Trento.

Ha aperto il seminario Chiara Maule, Assessora alle politiche familiari del Comune di Trento: “Il nostro Comune crede fortemente alle politiche familiari. Abbiamo un Distretto famiglia specifico che aiuta a creare rete tra i soggetti che operano nel welfare. La famiglia è il fulcro attorno al quale tutto gira. La famiglia è stata perno centrale durante e dopo il Covid trovando soluzioni in tempi brevi e reagendo con coesione e resilienza.”

Luciano Malfer, Dirigente dell’Agenzia provinciale per la coesione sociale, la famiglia e la natalità ha preso la parola dicendo: “E’ strategico il lavoro compiuto da Fondazione Cà Foscari perché misurare la performance è indispensabile. La valutazione deve essere oggettiva. Il professor Mauro Palumbo dell’Università di Genova diceva che ‘le finalità delle misurazioni sono: far rispettare le regole, controllo dell’organizzazione, dare conto della gestione delle risorse pubbliche, apprendimento dalla misurazione per ulteriore evoluzione e accrescimento di saperi e, infine, orientare le scelte del Decisore pubblico’. Abbiamo un laboratorio d’eccezione in Trentino grazie alla presenza dei Distretti e dei Manager territoriali.”

Chiara Agostini di Secondo Welfare dell’Università degli Studi di Milano è intervenuta partendo da un interrogativo: “Come hanno sostenuto gli enti pubblici il welfare locale?”. Ha esordito dicendo: “Durante e dopo la pandemia le azioni sono state numerose in Italia per stimolare partnership pubblico/privato e far incontrare domanda e offerta – ha detto – ecco alcuni esempi: i “Patti educativi di comunità” prevedono che le scuole costituiscano accordi con enti pubblici/privati per trovare spazi per attività didattiche complementari; la Regione Piemonte ha investito risorse per 6 milioni di euro per promuovere partnership territoriali con l’obiettivo di disegnare progetti innovativi sociali; la Regione Lombardia ha promosso il welfare aziendale territoriale per creare servizi di welfare non solo per i dipendenti delle aziende, ma anche per tutto il territorio; Welfare innovation Lab, finanziato con risorse comunali per dare risposta a criticità nel welfare sociale (minori, povertà, anziani); Programma QuBì finanziato dalla Fondazione Cariplo per il contrasto alla povertà; il bando Equilibri con la Compagnia San Paolo per aiutare l’occupazione delle donne svantaggiate e, parallelamente garantire i servizi per prendere a carico i loro figli minorenni”.

Maurizio Busacca dell’Università Ca’ Foscari è entrato nel merito del tema del workshop e ha detto: “Grazie a questa ricerca ho capito che non bisogna mai fermarsi a ideare progetti senza farne successivamente la dovuta misurazione, valutazione e monitoraggio costante. Dopo la pandemia alcuni territori, che avevano costruito reti, hanno saputo affrontare al meglio l’urgenza pandemica e questo è un segnale di cui dobbiamo tenere conto. Le reti sono una strategia per affrontare problemi complessi e sono una sfida per la misurazione. Ibridazione (tra pubblico e privato), diversità e specificità sono le caratteristiche comuni alle reti territoriali. Ecco i 5 indicatori che ci hanno aiutato a progettare il sistema di valutazione dei Distretti: la forma della rete, le forme di intermediazione e interazione tra soggetti pubblici e privati, forme di integrazione con altre politiche (ad esempio i Distretti famiglia con i Piani giovani) e le forme di comunicazione.”

Alessandro Caputo dell’Università IUAV e Fondazione Ca’ Foscari ha esordito dicendo che al centro della ricerca c’è in particolare la valutazione dell’azione dei Manager territoriali: “Il disegno della ricerca si è articolati in 5 momenti: abbiamo mappato gli attori, costruito un set di indicatori e analizzato i processi, mantenendo il rapporto tra qualitativo e quantitativo. Siamo partiti da un questionario costruito con i funzionari della Provincia autonoma di Trento, con i referenti tecnici dei Distretti e con gli attivatori sociali cioè soggetti molto attivi sul territorio nella tessitura di reti e che intercettano delle ‘finestre di opportunità’ per la nascita di nuove imprenditorialità. Il disegno di ricerca partecipativo ha usato un metodo basato su 5 parole chiave: territorio, partecipazione (e coinvolgimento di altri enti territoriali), complessità (nella gestione di una pluralità di attori – commercianti, scuole, sport, alberghi, trasporti, infrastrutture, e così via), energia e motivazione, cambiamento/collaborazione/trasversalità.

Con 45 partecipanti abbiamo iniziato a selezionare una prima gamma di esempi virtuosi e strategie efficaci adottate dai Distretti famiglia; abbiamo poi proceduto alla somministrazione di un questionario i cui risultati hanno dato vita all’algoritmo. I dati sono stati analizzati secondo 4 indicatori: livello di intermediazione e di interazione, impiego di ICT e nuove tecnologie e livello di integrazione tra le politiche per la famiglia e le politiche per i giovani. Infine – ha concluso – il questionario sarà somministrato a fine dicembre a tutti i Distretti famiglia e sarà uno strumento utile per elaborare una fotografia iniziale del Distretto, per il controllo interno e monitoraggio delle attività del Distretto, e per consentire di migliorare le performance ex ante, in itinere ed ex post delle attività dei Distretti, permettendo di ‘modificare la rotta’ anche in corso di pianificazione dei progetti.”

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