Nella notte, il PM di turno, titolare delle indagini ha emesso un decreto di fermo con l’imputazione di omicidio volontario aggravato relativamente alla morte del piccolo di due anni avvenuta, ieri nel primo pomeriggio a Po’ Bandino, frazione del Comune di Città della Pieve.
La misura si è resa necessaria visti i numerosi e significativi elementi emersi nelle immediate investigazioni avviate a seguito dei fatti. La mole degli indizi raccolti propende, infatti, per una presunta responsabilità della madre, una 44enne di nazionalità ungherese, la quale sarebbe l’unica ad aver trascorso le ore antecedenti all’evento delittuoso con il piccolo. Il dato emerge sia dai filmati estrapolati dalle telecamere della zona, sia da altri elementi raccolti anche di natura dichiarativa raccolti.
Fra l’altro, durante le ricerche, avviate in maniera certosina dai Carabinieri coordinati dal Magistrato di turno, e nello specifico concentrate nell’area antistante il supermercato dove è stato portato il bambino, sono state rinvenuti numerosi oggetti appartenuti ad entrambi; in primo luogo, il passeggino, tra l’altro sporco di macchie al momento non meglio identificate che potrebbero essere di sangue, alcuni giocattoli, tra cui un peluche, un pannolino usato, e tracce di alimenti.
Molto significativi sono pure altri oggetti rinvenuti nelle pertinenze di un casolare abbandonato nelle vicinanze; lì sono stati raccolti altri giocattoli, sempre di probabile appartenenza del piccolo, oltre ad una maglietta sporca di sangue con dei tagli sulla parte anteriore ed una felpa della madre.
Un ulteriore, importante elemento emerso è stato l’invio di una foto ritraente il bambino insanguinato trasmessa molto presumibilmente dalla donna al padre del piccolo in Ungheria, tramite una piattaforma social che, alla vista della tragica immagina ha allertato tutte le Autorità competenti.
Tutti gli elementi indiziari sono stati contestati alla donna con un interrogatorio della donna, in presenza del difensore, svoltosi presso il Comando Compagnia Carabinieri di Città della Pieve, il Pubblico Ministero, nel corso del quale l’indagata ha fornito versioni confuse e contraddittorie che hanno corroborato il quadro indiziario e hanno ulteriormente fatto propendere per l’emissione del decreto di fermo.