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PRIMA COMUNICAZIONE * “ITALIA, IL FUTURO DIGITALE” « GLI INTERVENTI AGCOM DI: LASORELLA, ARIA, CAPITANIO, GIACOMELLI, GIOMI, CHEL, D’ANGELO »

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10.55 - martedì 3 gennaio 2023

Prima Comunicazione ha chiuso il 2022 con un numero molto speciale, da martedì in edicola a Milano e mercoledì a Roma e anche in versione digitale. NEXT AGCOM – IL FUTURO DELL’ITALIA DIGITALE, è il titolo della copertina di un lungo racconto che si sviluppa attraverso testimonianze e interviste utilizzando come filo conduttore cosa è successo nei primi 25 anni della storia dell’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, istituita nel 1997 con la legge 249, affrontando soprattutto cosa ci attende nella società segnata dalle tecnologie digitali.

Agcom è un’importante centrale di potere, costituita per regolare proprio i mondi di cui si occupa Prima comunicazione, televisione, editoria, radio, piattaforme Internet, pubblicità, Tlc, e ultimamente sport, e per questo motivo è stato molto interessante ricostruire le tappe del suo passato complesso e contrastato, segnato dalla presenza di Silvio Berlusconi, proprietario di Mediaset, politico e presidente del Consiglio, per arrivare all’attualità della rivoluzione digitale oggi tema centrale per l’Autorità, in stretto rapporto con la commissione europea. Ruolo importantissimo tanto più adesso che Bruxelles ha deciso di giocare duro con le big tech, Google, Facebook, Amazon, e tutti gli altri, con due provvedimenti, il Digital Services Act, che regola i servizi che le grandi piattaforme offrono ai cittadini, e il Digital Markets Act, che disciplina la parità di accesso delle imprese al mercato digitale, a cui si affianca l’European Media Freedom, su come promuovere e difendere la buona informazione.

“Quella che affrontammo allora fu proprio un’avventura, un entrare in una caverna sconosciuta”, dice Enzo Cheli, primo presidente dell’Agcom, nell’intervista che apre il numero, il primo di molti interventi di testimoni oculari, protagonisti delle vicende che hanno segnato 25 anni di storia italiana politica, economica, dei media, e tecnologica. “Ripensando oggi a quella data di 25 anni fa, in un quarto di secolo si è consumato un cambio di epoca per tutte le trasformazioni che la comunicazione ha avuto sul piano tecnologico, economico, culturale”, sottolinea il noto giurista.

Di come tutto è iniziato nel 1997 pubblichiamo anche la preziosa testimonianza di Nicola D’Angelo, oggi magistrato al Consiglio di Stato e professore universitario, all’epoca tra i giovani giuristi che collaboravano con il ministro delle Poste e Telecomunicazioni Antonio Maccanico alla messa a punto del progetto dell’Agcom, seguendo con il ministro lo svilupparsi della prima consigliatura di Cheli, e diventando lui stesso commissario nel periodo 2005-2012, con la presidenza di Calabrò, anni bollenti per le guerre sul duopolio Rai – Mediaset e le intemerate di Berlusconi incontrollabile capo del governo.

Tutto complicato dal Far West nel campo delle frequenze che per vent’anni ha contraddistinto il mondo della televisione italiana, come racconta Antonio Sassano, presidente della Fondazione Bordoni, uno dei maggiori esperti dei contesti tecnologici legati alle frequenze trasmissive, in una lunga intervista dove spiega gli sforzi per mettere ordine e adeguare l’Italia ai sistemi internazionali, ad esempio separando i gestori delle frequenze da quelli delle televisioni.
Frequenze un tema strutturalmente ed economicamente importantissimo con l’evoluzione della tecnologia del 5G (6 miliardi di euro raccolti dallo Stato con l’asta delle frequenze) affrontato anche da Franco Siddi, presidente di Confindustria Radio Tv, che spiega il perché il recentissimo passaggio, lo scorso 20 dicembre, alla nuova codifica Mperg4: “Che vuol dire una migliore qualità televisiva e recuperare spazio nella banda”.

Il presidente di Agcom Giacomo Lasorella è deciso nel dichiarare “La sfida del mio settennato è la regolazione del digitale e dei grandi operatori di Internet”, parlando in una lunga intervista di “un’Autorità che ha competenze sulle reti e sui contenuti, quindi in grado di intervenire al meglio nella nuova economia digitale”. Appena nominato presidente di Erga, che organizza tutte le autorità europee sui media, Lasorella elenca i programmi in corso: “Stiamo attuando il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, la direttiva Servizi Media Audiovisivi e la direttiva Copyright. Si tratta di provvedimenti non banali, perché con le Comunicazioni elettroniche si rafforzano i nostri poteri sulla tutela dei consumatori e sullo sviluppo della rete in fibra, che diventa per la prima volta un obiettivo della regolazione”.

Sul Copyright c’è un’attenzione spasmodica degli editori che aspettano di vedersi riconoscere contributi dalle piattaforme che utilizzano le loro news.
E l’Agcom si è impegnata per esprimere un regolamento entro la metà di gennaio. Sul fronte sportivo l’Agcom ha fatto un figurone costringendo l’anarchico Dazn a rispettare regole e i propri utenti. “Adesso il nostro obiettivo è di estendere questi criteri anche agli altri operatori dello streaming”, annuncia Lasorella a Prima (Netflix, Prime, Disney, eccetera).

“Abbiamo già approvato una bozza di provvedimento, che è adesso in consultazione pubblica, per estendere gli stessi obblighi di qualità chiesti a Dazn agli operatori dello streaming che debbono trasmettere in chiaro eventi di particolare rilevanza. Eventi come il Festival di San Remo o la prima della Scala o alcune particolari gare calcistiche o le Olimpiadi. Accettando le regole, Dazn ha rotto il fronte: ora stiamo aspettando di capire come risponderanno gli altri operatori on line ma sono fiducioso che almeno per quegli eventi lo standard di qualità dovrà essere lo stesso”.

Lo Speciale ricostruisce anche l’evoluzione e i cambiamenti nei settori toccati dalle decisioni dell’Agcom: il rapporto con i territori tramite i Corecom, le telecomunicazioni, a partire dalla pessima privatizzazione di Telecom; la riorganizzazione delle Poste, l’informazione monitorata come valore democratico, la lotta alle fake news, l’editoria sempre più contaminata dal digitale e l’attenzione agli effetti dei social network; le posizioni dominanti in televisione; la par condicio; il controllo sulla pubblicità, la regolamentazione delle ricerche degli ascolti e il ruolo dell’Auditel, e infine come affrontare la grande sfida, anche attraverso il diritto d’autore, con i big tech, Google, Meta, Amazon, per citare i più noti.

Storie basate su documentazioni e interviste con esperti di diverse epoche e diversi settori, raccontate da testimoni storici e da protagonisti dell’attualità, capaci di intercettare il futuro e le trasformazioni legate alle tecnologie e al digitale.

Ecco i nomi di chi ha partecipato scrivendo o essendo intervistato al numero speciale di Prima:
i commissari dell’Agcom, Giacomo Lasorella, Laura Aria, Massimiliano Capitanio, Antonello Giacomelli, Elisa Giomi, e gli ex Enzo Cheli e Nicola D’Angelo; i rappresentanti dei Corecom Antonio Mazzeo e Marianna Sala; i super esperti di digitale e Tlc Roberto Viola e Antonio Sassano; i manager, Lorenzo Sassoli de Bianchi, Corrado Passera, Marinella Soldi, Massimo Beduschi, Federico Silvestri, Stefano Spadini, Roberto Sergio, Carlo Mandelli, Marco Girelli; i giornalisti: Filippo Ceccarelli, Giuseppe Giulietti e Franco Siddi; i politici Vincenzo Vita, Michele Anzaldi, Roberto Fico, Maurizio Gasparri, Federico Mollicone, Walter Verini.

E gli opinionisti di Prima: Mario Abis, Smile, Luca Josi, Andrea Barchiesi, Francesco Delzio, e Vittorio Veltroni.

 

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