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LANCIO D'AGENZIA

PAT * OGGI A TRENTO SI È APERTO IL CONVEGNO PROMOSSO DA IPRASE INSIEME A INDIRE E MIUR, FRA GLI OSPITI PIER CESARE RIVOLTELLA

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17.12 - venerdì 5 aprile 2019

Oggi a Trento si è aperto il convegno promosso da Iprase insieme a Indire e Miur, fra gli ospiti Pier Cesare Rivoltella
La scuola elementare ci insegna a leggere, a scrivere e a vivere

Al via oggi a Trento il primo giorno di lavori promosso da Iprase, in collaborazione con Indire e Miur per approfondire in chiave innovativa temi che spaziano dalla didattica all’insegnamento delle discipline tradizionali, dai nuovi ambienti di apprendimento alla robotica, dalle lingue straniere alle neuroscienze.
Ad aprire i lavori, presso il teatro Cuminetti, vi erano l’assessore provinciale all’Istruzione, università e cultura, Giovanni Biondi, presidente di Indire, e Mario Dutto, già presidente del Comitato tecnico-scientifico di Iprase. Quindi il contributo di Pier Cesare Rivoltella, professore alla Cattolica e direttore scientifico del Cremit, che ha dato il via al convegno vero e proprio con la relazione dedicata ad “Apprendimento e insegnamento oggi. Neuroscienze, didattica e innovazione”. Il convegno, rivolto a insegnanti della scuola primaria e dell’infanzia, ad assistenti ed educatori, ma anche a dirigenti scolastici, genitori e studenti universitari, proseguirà domani con seminari articolati nelle sale del Centro Santa Chiara e della Fondazione Bruno Kessler.

L’assessore provinciale all’Istruzione, università e cultura, nell’evidenziare come la scuola primaria rappresenti “un momento fondamentale nella crescita dei nostri bambini”, ha voluto salutare il professor Renato Troncon, neo presidente di Iprase: “Questo è un momento di passaggio per l’Istituto, sono qui anche per ringraziare tutto lo staff e la direzione che c’è stata fino ad oggi e ad augurare buon lavoro al nuovo comitato tecnico scientifico di Iprase”. Quindi il professor Troncon si è detto “felice di assumere questo incarico, per il quale non poteva esserci una circostanza migliore che il convegno di oggi; ci metterò tutta la sensibilità ed energia per raccogliere la vostra eredità e portarla avanti, sono sempre disponibile per qualunque contatto e collaborazione”, sono state le sue conclusioni.
“Le radici della scuola primaria sono uno dei punti di forza del nostro sistema scolastico – ha esordito Mario Tutto – e questo sistema sta reggendo bene, a differenza di altri segmenti, il confronto internazionale. In questi anni la scuola primaria ha saputo affrontare numerose sfide, pensiamo ai bisogni educativi speciali, all’apertura dimostrata alle lingue straniere. La primaria oggi – ha proseguito Dutto – ha le capacità e le risorse per puntare in alto. Oggi ci sono compiti nuovi, imparare a leggere e scrivere è diverso che nel passato, ci sono nuove sfide, va ridefinita l’agenda della scuola primaria. Per questo vorrei riportare qui la definizione di un alunno: ‘la scuola elementare ci insegna a leggere, a scrivere e a vivere”.
Quindi il presidente di Indire Biondi ha spiegato come nella scuola primaria vi sia “una grande unitarietà del sapere, una organizzazione che poi si frazione al momento di entrare nella secondaria, oltre ad avere una dinamicità maggiore”. Fra le sfide che dovrà affrontare, la principale sarà quella delle tecnologie: “Nelle nostre scuole ci sono i nativi digitali che hanno caratteristiche diverse dalla generazione precedente”.
Infine Pier Cesare Rivoltella, professore di didattica alla Cattolica di Milano e direttore del Cremit, il Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, l’Innovazione e la Tecnologia, ha voluto approfondire le modalità di apprendimento e di insegnamento odierne, fra neuroscienze, didattica e innovazione. “Oggi vi è una complessità crescente, anche per un overload di informazioni: noi e i nostri studenti siamo raggiunti da molte più informazioni di quelle che ci servono”. Per gli insegnanti questo si traduce, come ha spiegato Rivoltella “nella sensazione di non essere più i primi a far scoprire delle cose ai propri bambini, i bambini arrivano già, per così dire, imparati”. Vi è poi una “molteplicità di culture e di linguaggi, un disallineamento tra formale e informale, siamo in uno scenario di grande accelerazione, dove cambiare in peggio è facilissimo, basta restare immobili “. In questa società che corre, dove spesso gli insegnanti si sentono in ritardo su tutto, vi è un crollo verticale dell’attenzione e leggiamo tutti a grande velocità: “7 secondi in media per articolo di giornale”.
Rivoltella nel suo intervento ha poi richiamato le principali evidenze relative allo sviluppo del cervello in età evolutiva e alle basi neuroscientifiche dell’apprendimento, spiegando appunto come “l’ippocampo ha come sua caratteristica quella di non avere una grande tenuta, 15 minuti al massimo”. In questo scenario le tecnologie però, ci insegna Rivoltella, non devono essere sostitutive: “Credo poco ad una scuola digitale, penso invece si debba parlare di una scuola al tempo del digitale, dove non tutto deve essere digitalizzato”. Fra le soluzioni vi sono creare le condizioni perché l’apprendimento avvenga in modo più lento, ovvero riscoprire la lentezza, vi siano delle pause (apprendimento intervallato), si utilizzi il microlearning ovvero l’apprendimento suddiviso in piccoli step e la didattica esperienziale; è fondamentale infine per apprendere meglio lavorare in gruppo.

 

 

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