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PAT- ISPAT * “GENDER PAY GAP”: « NEL 2020 RETRIBUZIONE MEDIA PER ORA LAVORATA DALLE DONNE INFERIORE DEL 13,0% RISPETTO AGLI UOMINI, IN ITALIA DIFFERENZIALE AL 4,2% »

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13.35 - giovedì 1 settembre 2022

L’Istituto di Statistica della provincia di Trento (ISPAT) aggiorna al 2020 l’indicatore che riassume le differenze retributive di genere in Trentino1. L’indicatore Gender Pay Gap2 (di seguito GPG), cioè il differenziale salariale donna-uomo, è utilizzato dalla Commissione europea per mettere a confronto i salari percepiti da uomini e donne nei paesi dell’Unione europea. Nel 2020 tali statistiche fotografano una retribuzione media per ora lavorata dalle donne inferiore del 13,0% rispetto agli uomini. In Italia il differenziale è pari al 4,2%.

Rispetto ai report degli anni scorsi non si diffonde più l’indicatore GPG per il totale dei lavoratori, inteso come somma delle posizioni lavorative a tempo pieno e a tempo parziale, perché risulta marcatamente condizionato dal diverso peso che assume il tempo lavorato tra maschi e femmine. Le differenze nelle retribuzioni tra uomini e donne sono infatti il risultato di un confronto tra due popolazioni di lavoratori che presentano caratteristiche diverse3.

Il valore del GPG cambia notevolmente se si considera, ad esempio, il differenziale tra lavoratori a tempo pieno e lavoratori a tempo parziale. Nel primo caso l’indicatore per il Trentino per il 2020 risulta pari al 15,2%, mentre nel secondo caso l’indice scende all’8,3% per effetto dell’elevata incidenza di donne impiegate a tempo parziale (il 54,1% contro il 15,2% degli uomini)4.

L’analisi condotta per settore economico, considerando in questo caso i soli lavoratori e le sole lavoratrici a tempo pieno, conferma un differenziale retributivo quasi costantemente a favore della componente maschile; poche le eccezioni, concentrate in quei settori dove peraltro la presenza delle donne è molto contenuta.

Nei settori in cui la retribuzione giornaliera media è relativamente minore si osserva parallelamente un valore del GPG più contenuto. Un esempio è rappresentato dal comparto dei servizi di alloggio e ristorazione dove il GPG è pari al 15,9%. In tale ambito la retribuzione, sia maschile che femminile, risulta essere fra le più basse tra i settori economici analizzati. Viceversa, nei settori dove la retribuzione è elevata, anche il GPG risulta maggiore. Un esempio è rappresentato in questo caso dai comparti immobiliare e finanziario-assicurativo che presentano un GPG superiore al 34%.

Il differenziale retributivo di genere aumenta tendenzialmente con l’età ma questo vale soprattutto per la componente maschile. Mentre infatti le retribuzioni giornaliere medie delle lavoratrici non crescono in modo significativo al crescere dell’età, quelle dei lavoratori presentano chiari incrementi passando dai 105,0 euro nella classe 35-39 anni ai 137,8 euro nella classe 60-64 anni.
Secondo la qualifica professionale, escludendo gli “apprendisti” e quelli per cui la qualifica non è definita, non si osservano particolari differenze nei livelli del GPG: la progressione osservata è del 22,1% per gli operai, del 24,5% per gli impiegati e del 21,5% per i dirigenti. Fanno eccezione i quadri che presentano un differenziale salariale relativamente più contenuto (GPG al 17,0%).

Secondo la tipologia contrattuale, le differenze retributive si confermano evidenti: se per i lavoratori a tempo indeterminato il livello medio del GPG è pari al 15,8%, il valore si contrae in modo significativo per i lavoratori a tempo determinato (10,0%). Per i lavoratori stagionali l’indicatore è pari al 18,6%.

 

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