Negli ultimi anni in molti paesi occidentali si è assistito all’affermazione di culture politiche che contrappongono il popolo all’elite e che invocano il protezionismo e il ripristino della sovranità nazionale.
L’ideologia è relativamente semplice: c’è un popolo inteso come un blocco omogeneo cui si contrappone un’elite altrettanto omogenea nell’essere corrotta e lontana dai problemi dei cittadini.
In mezzo a queste due entità non c’è spazio per corpi intermedi, come associazioni della società civile, organismi tecnici, autorità indipendenti, sindacati istituzioni proprie del sistema di checks and balances delle democrazie occidentali consolidate.
La rappresentanza del popolo risponde a principi di democrazia diretta, in nome della quale si sottopongono molte decisioni a referendum. Prevale a tutti i livelli il principio maggioritario a detrimento delle minoranze.
Sul piano internazionale si propugna l’abbandono del multilateralismo in nome del bilateralismo, ritenendo inutili o dannose le istituzioni sovranazionali istituite dopo la Seconda Guerra mondiale.
Cosa spiega questi sviluppi che modificano radicalmente le tradizionali divisioni fra destra e sinistra, gli assi del conflitto politico e che hanno già messo in crisi le socialdemocrazie europee?
Questo interrogativo, che ha stimolato molta ricerca economica negli ultimi anni, sarà al centro della prossima edizione del Festival di economia di Trento, dal 30 maggio al 2 giugno 2019.